«Io sono stata estromessa dalla regione perché ho rifiutato le pressioni della politica, degli uomini forti del Pd». Le parole sono di una ex dirigente dell'azienda sanitaria di Frosinone, proprio quella al centro dello scandalo dopo il caso Ruberti, l'ex capo di gabinetto del sindaco di Roma, dimessosi dopo la pubblicazione di un video nel quale minacciava i suoi commensali.

Isabella Mastrobuono è stata direttrice dell'azienda sanitaria locale di Frosinone tra il 2014 e il 2015, ma è stata pagata fino al 2017 dopo le cause intentate e vinte contro la regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. Ora decide di raccontare la sua verità a Domani. Ma prima di arrivare al suo attacco di accusa contro i potentati locali del Pd occorre fare un passo indietro e ricosturire il caso polizze.

L'Asl al centro di potere

La scena da Suburra che è costata le dimissioni di Albino Ruberti da braccio destro del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nasconde interessi attorno ai quali si consuma una faida con colpi bassi, amicizie che si rompono e nomi che si bruciano. «Ti ammazzo», «ti devi inginocchiare», «mi ha detto me te compro», sono le frasi pronunciate dall'ex capo di gabinetto del comune di Roma. Ma perché Ruberti si è mostrato nella sua versione peggiore?

Nei giorni successivi alla diffusione del video è emerso il contesto: i rapporti tra l'azienda sanitaria di Frosinone e le società di uno dei commensali, destinatario delle invettive di Ruberti: Vladimiro De Angelis, broker assicurativo. È il fratello di Francesco De Angelis, esponente del Pd che ha rinunciato alla candidatura alla camera dei Deputati, ma che si tiene stretto il ruolo di presidente del consorzio unico industriale. Una poltrona che ora traballa pesantemente.

Sotto traccia si combatte la guerra tra le correnti del Pd per chi sarà il candidato alla presidenza della regione nel dopo Zingaretti. Poche ore dopo la diffusione del filmato incriminato, sul quale indaga la procura, Domani ha pubblicato la notizia che De Angelis, con le sue agenzie assicurative, lavorava con l'Asl di Frosinone.

Dall'ufficio stampa dell'azienda sanitaria confermano, ma precisano che i rapporti economici sono legati a un bando vinto dalle agenzie del broker. Ma il caso non si sgonfia, anzi. «Il Pd ha provato a evitare il bagno di sangue imponendo da subito le dimissioni di Albino Ruberti, ma il ventilatore è rimasto acceso, qualcuno preferisce non spegnerlo in vista della guerra per le regionali», dice un influente esponente della maggioranza regionale.

Senza gara

Passano 24 ore e l'azienda sanitaria locale dirama una nota nella quale annuncia «una verifica su richiesta dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato». Finita? Neanche per idea.

Passano tre giorni e l'Asl fa sapere che dal 2014 al 2019 l'agenzia di Vladimiro De Angelis ha incassato un milione e mezzo di euro per la stipula di polizze e più della metà sono stati assegnati senza gara dal precedessore Luigi Macchitella, commissario straordinario dell'Asl. Si tratta di proroghe, alcune dovute all'emergenza pandemica. Ma la notizia scatena chiaramente uno scontro politico.

Un'ultima nota arriva due giorni fa e chiarisce che nessuna anomalia è emersa e che le agenzie di Vladimiro De Angelis sono ancora affidatarie di servizi dopo l'aggiudicazione di alcuni lotti del bando, indetto nel 2021. Ma ora i controlli si spostano sulle altre aziende sanitarie locali.

La guerra per le regionali

L'assessore che dispone le verifiche è Alessio D'Amato, candidato alla presidenza della regione Lazio, regista dell'efficace campagna regionale di contrasto al covid. La sua candidatura non ha scaldato i cuori dei potentati romani e regionali dei democratici che puntano tutto, Goffredo Bettini e Claudio Mancini in testa, su Enrico Gasbarra. L'altro candidato si chiama Daniele Leodori, vicino al segretario regionale Bruno Astorre e in ottima sintonia anche con il fronte grillino della giunta Zingaretti.

La cena che ha scatenato la furia di Albino Ruberti racconta anche di future alleanze, del ruolo dei De Angelis e anche di Sara Battisti, compagna e futura moglie di Ruberti. Battisti, alle scorse elezioni regionali, è stata candidata in accoppiata con Mauro Buschini, ma adesso è tutto nuovamente in discussione. Buschini, molto vicino a Francesco De Angelis, è stato costretto alle dimissioni da presidente del consiglio regionale dopo la concorsopoli di Allumiere, comune laziale, nella quale non è mai stato indagato.

De Angelis è in buoni rapporti con Leodori, proprio quest'ultimo da assessore ne ha proposto la nomina a presidente del consorzio, ma si è avvicinato al fronte largo che sostiene Enrico Gasbarra, un nome che ricorre in ogni elezione. Nomi che si incrociano, accordi che saltano e poi si rinsaldano sullo sfondo della lite furiosa e dello scandalo polizze che si è trascinato per una settimana.

La direttrice cacciata

Isabella Mastrobuono conosce molto bene quell'azienda sanitaria locale. Viene incaricata come direttrice generale nel gennaio 2014 da Zingaretti, allora commissario alla sanità e presidente di regione. Nel 2015 non viene confermata perché non avrebbe raggiunto gli obiettivi, ma la regione Lazio sborsa mezzo milione di euro perché la dirigente vince i ricorsi e viene pagata fino alla scadenza naturale del contratto (inizio 2017). Lei viene estromessa e arriva Luigi Macchitella, il commissario delle proroghe alle agenzie di De Angelis (tutte scelte legittime, dicono le verifiche).

«Sotto la mia gestione è stato fatto il bando per le polizze, ma poi sono stata estromessa. Una delle ragioni per la quale sono stata cacciata è che non accettavo pressioni», dice a Domani. Pressioni da chi? La dirigente fa il nome di Mauro Buschini. E come si concretizzavano le pressioni di Buschini? «In richieste insistenti (usa un’espressione più colorita, ndr), era sempre in Asl». Ci precisa le richieste? «Non mi faccia dire di più».

«Le mie discussioni con Mastrobuono non sono mai state un segreto per nessuno ed hanno sempre e soltanto riguardato l’approccio che la dottoressa aveva verso il nostro territorio. In particolare, nel periodo in cui le scelte aziendali si orientavano verso la chiusura dell’ospedale San Benedetto di Alatri, ero spesso in Asl, una chiusura per me inaccettabile», replica Mauro Buschini, consigliere regionale.

Buschini parla di battaglia a difesa del territorio e alla luce del sole, ricorda il piano aziendale bocciato dalla quasi totalità dei sindaci, nega ogni pressione indebita e che darà mandato ai legali ad agire nelle sedi opportune. 

Di certo c’è che le parole di Mastrobuono saranno altro materiale per l’indagine in corso da parte della procura di Frosinone.

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