Genio e “Restanza”: «Con la mia invenzione resisto nel Sud che amo»

Al nord e nella Silicon Valley il garage è il luogo culto dell’invenzione. A sud invece si chiama “rimesa” con una sola “s”. Un posto meno iconico del garage ma forse ancora più grunge. Puzza di nafta e aceto delle conserve, la polvere è quella della buccia delle mandorle, seccata e conservata per accendere il fuoco. “Rimesa” è con una sola “s” perché in un certo sud si rimette tutto, anche le lettere, anche e soprattutto le parole. E quando rimetti il linguaggio, ti togli un modo di nominare il mondo e di determinarlo. Ma a sud la rimessa (con due “s”) non è soltanto quella dove si mette l’auto, è anche il denaro che l’emigrante fa arrivare alla famiglia. Partire o restare? Questi sono i due poli del mondo esistenziale e reale in cui si consuma la scelta di ogni generazione. Nicola Suma, 20 anni, è un ragazzo di poche parole ma ha le idee chiare: «Io voglio restare qua. Voglio fare qualcosa per il pianeta restando qua». Nicola ha una “rimesa” in una terra di mezzo, un posto che non è la California italiana del Salento né ha la metafisica ancestrale della Valle d’Itria. San Michele Salentino, un paese di seimila anime, si trova tra i confini, nelle pieghe dell’immaginario turistico della Puglia. La generazione di Nicola può scegliere se andare via o spaccarsi la schiena con i lavori che riesce a trovare. Ma Nicola, studente di ingegneria meccanica all’Università del Salento, ha fatto una scelta diversa. Disuguali per nascita: i giovani più qualificati costretti a emigrare dalle aree interne (soprattutto del Sud) È in un contesto di privazione, non soltanto della “s”, che Nicola passa giorno e notte a elaborare modelli, provare dispositivi, progettare macchinari. Ed è nella sua piccola “rimesa” che ha inventato un impianto capace di trasformare l’anidride carbonica in energia elettrica. «Ora ho fatto domanda per il deposito del brevetto. Se non troviamo soluzioni per l’inquinamento, non ci sarà futuro per il nostro pianeta». Figlio di un carpentiere e di una casalinga, nel piccolo paese della provincia di Brindisi dove ha scelto di rimanere, Nicola ha creato e costruito il modellino durante le vacanze di Natale. Lavorando giorno e notte, ha disegnato schemi, collegato fili, provato funzionamenti. «Sono partito dall’unica stanza libera che avevo in casa ed era la cucina che si affacciava su un orto. Poi con mio padre nella “rimesa” dove mettiamo l’auto abbiamo costruito un piccolo laboratorio in legno dove ora conservo il mio prototipo in fase di brevetto». «No all’abbandono dei borghi», lo stop al governo sulle aree interne Praticare la “restanza” Per Nicola la “rimesa” con i disegni dei progetti appesi al muro è il luogo dell’immaginazione. A Nicola interessano i meccanismi, i marchingegni, quel groviglio di connessioni che si fa motore di cambiamento. «Il mio obiettivo nella vita è diminuire l’impatto ambientale sul pianeta e voglio farlo restando in Puglia». Il paese dove Nicola è cresciuto e dove ha scelto di rimanere dista 48 chilometri dall’Ilva di Taranto e 37 chilometri dal Petrolchimico di Brindisi. E in Puglia c’è sempre molto vento. L’idea base di Nicola Suma è far diventare l’anidride carbonica una risorsa. «Il mio impianto cattura la CO₂ prodotta dai processi industriali e la utilizza per generare energia elettrica e formare carbonio durante un processo elettrochimico. La CO₂ non viene dispersa nell’atmosfera ma trattenuta e convertita attraverso processi fisico-chimici controllati». L’impianto verrebbe alimentato interamente da fonti rinnovabili come il sole e il vento. «È un sistema a impatto ambientale neutro senza emissioni di CO₂». Ulivi, sogni e passione. Storie di chi emigra ma sceglie il Sud Il prototipo piccolo è due metri e mezzo per due metri. Occorrono circa due anni per avere l’esito del brevetto: «Su scala industriale, si andrà a creare un modello di economia circolare del carbonio dove le emissioni non vengono solo ridotte ma vengono anche riutilizzate come materie prime». Per studiare e avere il tempo per le invenzioni, però, servono soldi. Da quando ha 16 anni, tutte le estati, Nicola lavora assieme a suo zio come idraulico e nella manutenzione delle piscine. In estate, mentre i suoi amici sono al mare, Nicola si sveglia alle 3 di notte. Col buio comincia a pulire silenziosamente le piscine dei turisti e alle prime luci dell’alba sistema impianti, caldaie, condizionatori. »Ho messo da parte un po’ di soldi e con quella somma, anche grazie all’aiuto economico dei miei genitori, ho fondato SAIR srl, una start up nel settore aerospaziale. Sto progettando velivoli con carburante innovativo ma servono investimenti importanti per andare avanti sul serio». Contro la logica dello spopolamento. Il coraggio di resistere e restare Per questo Nicola sta partecipando a bandi pubblici e fiere per presentare le sue idee. Ma anche se il finanziamento dovesse provenire dall’estero, la condizione per Nicola è che la sua idea si realizzi in Puglia, lì dove si incrociano i venti che portano la CO₂ e l’ossigeno delle idee. Nicola con la sua “rimesa” rimette una “s” e la pianta in terra come un seme per generare un nuovo senso di sé e del suo piccolo mondo, salvando entrambi. Nicola ha inventato un prototipo ingegneristico con cui ha fatto funzionare un sentimento, quello della “restanza”, parola coniata da Vito Teti e che al diritto a migrare fa corrispondere il diritto a restare per edificare un altro senso dei luoghi e di se stessi. «Restanza – spiega l’antropologo – significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente». Insomma: l’invenzione di Suma è un prototipo di cittadinanza.