La fine di un’epoca. Dopo 18 anni sotto la proprietà di Enrico Preziosi il Genoa cricket and football club cambia padrone e passa a un fondo d’investimento Usa. Che risponde al nome di 777 Partners e ha sede a Miami, dove è stato fondato nel 2015.

Un altro pezzo di calcio italiano finisce in mani straniere, ma soprattutto un’altra proprietà americana che sbarca nel calcio nazionale dopo quelle di Fiorentina, Milan, Parma, Roma, Spal, Spezia e Venezia, cui vanno aggiunti il Bologna che è di proprietà canadese e il Pisa che è proprietà di un russo di nazionalità Usa. Si tratta dell’ennesima tessera di un mosaico che ormai si distribuisce per tutta l’Europa e sta trasformando il calcio del continente in una dependance nordamericana. Con fortune fin qui alterne. Perché non tutte le proprietà americane, con la loro logica di finanza & entertainment, si sono fin qui dimostrate affidabili.

Il passaggio delle quote societarie si è registrato nella mattina di mercoledì 22 settembre, come annunciato nei giorni precedenti. Rimane l’attesa per l’annuncio ufficiale, che però a questo punto è una formalità. Soprattutto c’è da capire come i tifosi del club più antico d’Italia accoglieranno il cambio al vertice. Il rapporto col proprietario uscente si è abbondantemente logorato, al punto che mister Giochi Preziosi è da anni inviso alla totalità o quasi della tifoseria genoana.

Un rapporto logoro

Ma bisogna anche capire se il sollievo per la fine dell’èra Preziosi sia motivo sufficiente per accogliere senza riserva alcuna la nuova proprietà di 777 Partners. Tanto più che l’uscita di scena dell’ormai ex proprietario non è esattamente prossima. Le indiscrezioni che hanno accompagnato la notizia del passaggio di proprietà parlano infatti di una sua permanenza nei ranghi dirigenziali che potrebbe durare tre anni. A Preziosi verrebbe affidato un ruolo istituzionale, con particolare riferimento ai rapporti con la Lega di Serie A. Dunque per i tifosi genoani il distacco dal patron degli ultimi 18 anni non sarebbe prospettiva immediata. E non si tratterebbe di un buon segnale, se si dovesse fare ancora i conti con una presenza tanto ingombrante oltreché con la sua eredità. Segnata da una gestione che ha fatto delle plusvalenze salva-bilancio un metodo sistematico.

Di fatto il Genoa va avanti da anni col metodo dell’esercizio di bilancio da 13 mesi. Al 31 dicembre i conti sono regolarmente in profondo rosso, ma prima che si celebri l’assemblea annuale dei soci in primavera arrivano le plusvalenze del calciomercato di gennaio a rimettere la situazione in linea di galleggiamento. Tutto lecito, ci mancherebbe altro. Ma a patto di capire fino a che punto sia possibile tirare questa corda.

Detestati a Siviglia

C’è inoltre da vedere quali siano le reali intenzioni del fondo statunitense, che dal canto suo non arriva a Genova con la miglior fama possibile. Nelle settimane che hanno preceduto il passaggio di proprietà è stato abbondantemente raccontato che 777 Partners detiene una quota del Siviglia, il 6 per cento.

Una parte piuttosto pigra della stampa genovese è arrivata a parlare di eventuale doppia proprietà Siviglia-Genoa, ma nei giorni più recenti ha dovuto correggere il tiro perché è bastato fare un minimo di ricerche sul web per scoprire quanto 777 Partners sia detestato dalla tifoseria andalusa. Ne parleremo più approfonditamente in un prossimo articolo, ma per il momento possiamo anticipare che del fondo con sede a Miami non sono piaciuti né la logica da investimento puramente speculativo nel club, né l’eccessiva vicinanza con l’ex presidente José Maria Del Nido Benavente, le cui disavventure giudiziarie (compresa una condanna a 7 anni di carcere per le allegre fatture emesse, da avvocato, nei confronti del comune di Marbella) non sono state un freno rispetto al tentativo di rimettere le mani sul club. Ormai fra 777 Partners e il “sevillismo” è guerra aperta.

E indipendentemente dalle ragioni e dai torti, questa situazione non è il miglior biglietto da visita da presentare alla tifoseria genoana.

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