Appassionato di sport e America Latina ha raccontato agli italiani personaggi come Fidel Castro, Gabriel Garcia Marquez, Mohammed Alì, Diego Armando Maradona, il sub comandante Marcos e tanti altri
«Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Professor Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità». Con poche parole pubblicate nei profili social ufficiali del giornalista, la famiglia annuncia la scomparsa di Gianni Minà all’età di 84 anni.
Una vita tra sport e Sudamerica
Nato a Torino il 17 maggio 1938, Gianni Minà diventa uno dei volti televisivi più noti del giornalismo a cavallo tra la prima e la seconda Repubblica. Appassionato di sport e America Latina ha raccontato agli italiani personaggi come Fidel Castro, Gabriel Garcia Marquez, Mohammed Alì, Diego Armando Maradona, il sub comandante Marcos e tanti altri. Memorabile è l’intervista di circa 16 ore al leader cubano Fidel Castro.
Minà è stato anche editore e direttore della rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 nonché direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido.
Come giornalista ha seguito tantissimi incontri di boxe e ben otto mondiali di calcio. Durante quello del 1978 venne espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste.
I riconoscimenti
Durante la sua carriera Minà ha ricevuto diversi premi, come il Premio Kamera della Berlinale, uno dei riconoscimenti al mondo più prestigiosi per i documentaristi. Nel 1981 l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini gli consegnò, invece, il premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Diversi i programmi televisivi condotti tra cui Blitz, prodotto da Gianni Minoli, al quale sono intervenuti diversi personaggi dello spettacolo.
«Raccontare e aiutare la gente a capire, credo che lì risiedano le ragioni per cui io adoro fare documentari», diceva in un’intervista pubblicata su Rai Play.
© Riproduzione riservata


