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A un anno della conquista della libertà Giovanni Brusca è stato sottoposto alla sorveglianza speciale per le sue “frequentazioni criminali”.
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Di sé una volta Brusca ha detto: «Sono un animale, ho ucciso e anche ordinato l'uccisione di più di centocinquanta persone ma non ricordo i nomi di tutti».
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La relazione del penitenziario di Rebibbia prima della sua scarcerazione: «Il Brusca ha più volte rappresentato il suo distacco dalla sua vita precedente cercando di dare concretezza a questo distacco non solo attraverso la collaborazione con la Giustizia..ma ha anche manifestato la volontà di chiedere il perdono alle famiglie delle vittime dei suoi reati».
Ma se uno viene chiamato “scannacristiani” vorrà pure dire qualcosa, no? Soprattutto se quel soprannome, 'nciuria in siciliano, gliel’hanno dato i suoi amici, quelli che con lui andavano in giro per le vie di Palermo ad ammazzare giudici, bambini e nemici di cosca. Stiamo parlando di assassini, in particolare di uno che si chiama Giovanni Brusca, il mafioso pentito che il pomeriggio del 23 maggio 1992 era appostato sulla collina di Capaci con un telecomando fra le mani. Ora lo stato italiano,



