Torna l’ottimismo nel paese, ma il 50 per cento degli italiani non accetterebbe un No-vax a tavola, mentre l’88 per cento è a favore di un’alimentazione sostenibile per timore del mutamento climatico, al punto che è nata la tribù dei “climatariani”, chi decide cosa mangiare mettendo il surriscaldamento globale prima di tutto.

Questo quanto emerge dal“Rapporto Coop 2021 - Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”.  «La pandemia non ha cancellato l’attenzione alla sostenibilità, nonostante le difficoltà che stiamo affrontando» ha detto il presidente, Marco Pedroni.

L’Italia infatti segna una netta ripresa, ma il rapporto Coop fotografa anche le difficoltà del mercato del lavoro e, in parallelo, il rischio di un forte aumento dei prezzi per i consumatori: «Dal 5 all’8 per cento di listino per i supermercati». In questo modo, la ripresa sarà effimera: «Il governo deve sostenere la domanda interna delle fasce più deboli e sostenere i consumi green premiando i consumi ecosostenibili».

Il pensiero positivo 

Il report è stato redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di  Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi,  Npd,  Crif, Tetra Pak Italia.

L’edizione 2021 si è avvalsa di due sondaggi su un campione di 1.500 italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-75 anni) e un panel della community del sito di italiani.coop e ha coinvolto 1.000 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi imprenditori, amministratori delegati e direttori, liberi professionisti (executive).

«Dopo la peggiore crisi di tutti i tempi, vediamo la migliore ripresa di sempre» ha sottolineato Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop. E per gli italiani arriva il “think positive” (ottimisti il 69 per cento) e una rinnovata consapevolezza «delle cose importanti della vita» (45 per cento degli intervistati) che però non dipende da un concreto cambiamento delle condizioni.

L’86 per cento degli italiani si dichiara orgoglioso di esserlo. A livello politico c’è un miglioramento: per gli “executive” l’effetto autorevolezza generato dalla premiership di Mario Draghi, riporta il sondaggio Coop, è apprezzato nel 70 per cento dei casi. Gli italiani in generale invece credono principalmente nei prodotti italiani (38 per cento) e nella vittoria agli europei (31 per cento). L’ultimo dato fa il paio con il picco di ricerche on line associate alla parola Italia: a luglio 2021 più 211 per cento a livello globale.

«Uno degli aspetti più sorprendenti è che dopo essere stati chiusi nel momento della ripartenza siamo diventati più inclini all’inclusione. Siamo i più Lgbtq+ friendly in Europa, e più degli altri europei siamo disponibili ad accogliere i rifugiati». Mentre torna in parlamento la discussione sul ddl Zan contro l’omotransfobia, si dichiara gender fluid il doppio degl italiani di tre anni fa (oggi 18 per cento). Ma le fratture sociali non scompaiono: non solo verrebbero esclusi i no vax, ma pochi (18 per cento) pranzerebbero con un complottista.

L’ansia

La pandemia e l’inquietudine da long Covid ha generato ansia, insonnia, depressione e disturbi alimentari. Inoltre sono 27 milioni gli italiani che ancora nel 2021 sono stati costretti a fare delle rinunce vivendo situazioni di disagio quotidiano, 18 milioni coloro che ne prevedono il perdurare nel tempo e 5 milioni le persone che non escludono di dover fare sacrifici in campo alimentare.

Proseguirà l’era dell’hybrid work e dello smart working, ma, segnala l’amminsitratrice delegata Maura Latini, «cresce anche il numero dei lavoratori a tempo determinato, crescono i lavoratori over 50» e c’è una «precarizzazione del lavoro che ci preoccupa».

Secondo il campione il rischio è che a crescere saranno soprattutto la sottoccupazione (59 per cento), il lavoro in nero (50 per cento), i gap generazionali (51 per cento). I consumi «non cresceranno fino al 2023 e oltre, anche se cambieranno profondamente». Il cibo resta anche una forma di conforto: il 23 per cento degli italiani durante la pandemia ha preso peso, circa 6 Kg.

Il futuro verde

Su questo si innesta il futuro verde. Il segnale, ha detto Latini «non era mai stato così forte. C’è un’attenzione alla ricaduta dell’ambiente che non avevamo mai rilevato a livello così evidente». L’80 per cento degli intervistati teme l’innescarsi di nuove tensioni geopolitiche dovute alla diminuzione delle risorse naturali disponibili. Il 77 per cento del campione è scettico sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati in fatto di inquinamento e cambiamento climatico.

«Il carrello è specchio e metafora del paese» ha detto Russo. Ma la pandemia «ci dà un nuovo sistema valoriale». Per 1/3 degli italiani siamo sempre nell’area della dieta Mediterranea, ma il 50 per cento si dà ai fenomeni emergenti: «Il clima si siede a tavola. 1/6 si dichiara climatariano e pensa che debba adattare la propria alimentazione all’impatto sull’ambiente».

Il vegetarianesimo fa proseliti anche in chi non è propriamente veg, ma cerca solo una alternativa proteica alla carne. Per Coop la “food revolution” è già in corso. Gli investimenti in pietanze e bevande di prossima generazione ammontano a 6,2 miliardi e tra le new entry sulle tavole degli italiani da qui a 10 anni cibi a base vegetale con il sapore di carne, cibi a base di alghe, farina di insetti e anche la carne coltivata in vitro. «Per un italiano su 4 il clima genererà scarsità e cambierà le tavole, per 1/3 ci obbligherà a un regime alimentare diverso». Gli italiani si aspettano di mangiare anche carne allevata in laboratorio. Intanto sono già cresciuti il pesce e i prodotti vegani: «In futuro saremo tutti vegani part-time». E d’altronde, ha spiegato Russo, gusto e varietà sono migliorati.

Il 79 per cento degli italiani si dichiara preoccupato del riscaldamento globale e il 75 per cento degli executive affida lo sviluppo futuro all’innovazione tecnologica e digitale. Sono gli scienziati e i medici a tornare in cima ai modelli di riferimento degli italiani (rispettivamente con il 49 per cento e il 32 per cento del campione). 

La digitalizzazione è diventata una abitudine e mette a proprio agio il 65 per cento degli italiani a cominciare dall’e-commerce, che pur rallentando continua la sua crescita (+18 per cento nel 2021 rispetto al +45 per cento di un anno fa). Per i supermercati, ha aggiunto l’amministratrice delegata, «il discount è una vera minaccia, anche per le produzioni. Non può ospitare la realtà produttiva dell’Italia. La qualità è migliorata, anche l’attenzione all’ambiente, ma non alla sostenibilità. Serve fare uno sforzo: la sostenibilità è anche etica per il rispetto del lavoro. Il prezzo basso non basta per il cambiamento».

Soprattutto adesso che i costi delle materie prime e dei trasporti stanno crescendo: «Siccità e inondazioni sono oggettive, ma c’è anche speculazione e ci troviamo con richieste di aumento di listino importanti».

Pedroni ha aggiunto: «La riapertura dei consumi fuori casa rallenterà le  vendite. Prevediamo di chiudere l’anno con un fatturato retail in linea con quello del 2020». Il Piano nazionale di ripresa e resilienza «è la grande occasione che un buon indirizzo di queste risorse può generare, a partire dal sostegno della domanda dei redditi più bassi». Per questo «serve dirottare risorse e politiche più incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione di prodotti sostenibili e c’è bisogno di una legislazione di scopo per la riconversione dei centri commerciali». 

Albino ha spiegato: «La ripresa può avere un aspetto morale e culturale. È aumentata la povertà relativa, l’Italia ha i risparmi in banca ma c’è una parte del paese che ha difficoltà: 28 milioni, 5 dicono che dovranno fare sacrifici sul cibo».

Green pass al supermercato

Il dibattito su Green pass e obbligo vaccinale per lavorare intanto ha coinvolto i supermercati, uno dei settori più a contatto con il pubblico e tra i pochi a non essersi mai fermato dall’inizio della pandemia.

L’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, nel corso della trasmissione “Quarto Grado” lunedì sera si è detto pronto a introdurre l’aspettativa gratuita, cioè sospensione dal lavoro senza stipendio, nel caso in cui i dipendenti non siano vaccinati: «Non capisco per quale motivo, se io sono vaccinato, devo avere una serie di attenzioni ma poi correre il rischio di andare in un supermercato, o un ristorante, e trovarmi con un lavoratore non vaccinato. Per questo, se le persone non si vogliono vaccinare, credo che la soluzione più giusta sia un’aspettativa non retribuita in modo da poter sostituire queste persone, altrimenti non ne usciamo».

Il giorno dopo si è svolta la presentazione del rapporto Coop, e i vertici sono stati sollecitati sul punto. Pedroni ha risposto: «Noi siamo per l’utilizzo del Green pass e siamo disponibili alla vaccinazione obbligatoria. Se c’è per il personale sanitario, le scuole e l’università, la stessa intensità di rapporto ce l’hanno i nostri dipendenti». Sulla vaccinazione «penso si possa e si debba fare una grande opera di convincimento, e se fosse necessario, anche un’iniziativa legislativa per renderla obbligatoria. Questo può essere fatto anche in modo selettivo, per categorie, ma è una condizione fondamentale perché il paese riparta». Coop conta 55 mila dipendenti.

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