Due società europee del colosso internet Google sono finite in un'inchiesta della procura di Milano con l'accusa di aver favorito il riciclaggio – tra il 2017 e il 2019 – di parte dei proventi di una frode fiscale nata da transazioni monetarie tra il colosso italiano della difesa Leonardo e a una sua piccola fornitrice, la Trans Part.

Le due entità oggetto di questa accusa decisamente inusuale, almeno per l'Italia, sono Google Ireland e Google Payments, le quali «consentivano il trasferimento di somme di denaro (attraverso conti Google Pay, ndr) provento di frode fiscale ostacolando l'identificazione della provenienza delittuosa, interponendosi senza che fosse possibile risalire all'identificazione del soggetto che ha disposto i bonifici e alla formazione e provenienza della relativa provvista», come si legge nell'atto con il quale il Nucleo economico finanziario della Gdf di Milano ha avuto accesso alle sedi di Roma e Pomigliano d'Arco di Leonardo (ex Finmeccanica), alla ricerca di prove per sostenere le varie accuse.

Nessun dipendente delle sue società risulta indagato, perchè è stato impossibile risalire a chi materialmente abbia reso possibile questa sorta di riciclaggio “passivo”, ma questo non ha impedito di inserire le due società nell'elenco degli indagati per la sola responsabilità amministrativa degli enti ai sensi della legge 231 del 2001. La somma non è rilevante – si tratta di 404 mila euro transitati sui conti irlandesi Google Pay – ma quel che conta è far emergere un meccanismo che potrebbe essere stato utilizzato molte volte per far perdere le tracce al denaro dietro lo schermo della corposa privacy che questi colossi alzano sulle loro attività.

A monte di Google, invece, c'è la parte di indagine che ha scoperchiato sia la frode fiscale messa a segno dai vertici della Trans Part, sia la corruzione tra privati che tocca una decina di funzionari di Leonardo. Questi ultimi, dal 2015 al 2019, avrebbero sistematicamente aggiustato i bandi di gara per delle forniture interne in modo da poterle assegnare proprio alla società Trans Part, che li ripagava con mazzette o in denaro, dell'entità di 20-30 mila euro l'anno, o in beni come buoni benzina e altri piccoli regali. I proventi delle forniture erano poi sottratti alla tassazione italiana perchè venivano imputati a una consociata americana di Trans Part, dalla quale sarebbero usciti 6 milioni che finivano a tre società domiciliate rispettivamente a Panama, nel Regno Unito e in Irlanda. Parte di questi soldi sono poi rientrati su conti italiani utilizzando proprio il canale Google Pay, che, come si è detto, sarebbe rimasto silente rispetto alla provenienza del denaro.

Oltre alle due società Google risultano indagati in questo momento, per corruzione tra privati, 10 funzionari di Leonardo, che è formalmente parte lesa in questa vicenda e che sta, anzi, collaborando per far emergere i fatti, oltre a quattro persone del gruppo Trans Part, tra cui Fernanda e Gian Andrea Tavecchia. Questi ultimi quattro sono accusati a vario titolo sempre di corruzione e per frode fiscale e riciclaggio insieme alla Trans Part Holding.

«Nell'ambito di una più vasta indagine abbiamo ricevuto una informazione di garanzia per una ipotesi di illecito amministrativo, in relazione a movimentazioni finanziarie che sarebbero state effettuate utilizzando le nostre piattaforme. Naturalmente presteremo la massima collaborazione alle indagini» è la posizione espressa da un portavoce di Google.

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