- Il “green pass” è stato esteso a ogni ambito lavorativo dall’ultimo decreto-legge. Arrivati a questo punto, occorre chiedersi a cosa serva davvero la certificazione verde nell’uso che il governo ne sta facendo. Molti sembrano fare confusione tra il mezzo e il fine.
- La confusione deriva dal fatto che l’obbligo di pass per poter lavorare finisce per identificarsi con l’obbligo vaccinale, data l’insostenibilità di un tampone ogni 48/72 ore. Ciò porta a confondere il fine (massima copertura vaccinale) con il mezzo (“green pass”). Ma non è il “green pass” a tutelare la salute, bensì la vaccinazione indotta dalla sua imposizione.
- L’obbligo di “green pass” nei luoghi di lavoro, nonostante comporti un obbligo vaccinale in via indiretta, ha consentito al governo di poter trascurare alcune condizioni previste dall’ordinamento per l’imposizione di un vero e proprio obbligo vaccinale.
Il “green pass” è stato esteso a ogni ambito lavorativo dall’ultimo decreto-legge. Arrivati a questo punto, occorre porsi una domanda: a cosa serve la certificazione verde nell’uso che il governo ne sta facendo per i luoghi di lavoro? Nella conferenza stampa di presentazione del decreto si è detto che esso serve a tutelare la salute nei luoghi di lavoro, ma pure a spingere le vaccinazioni. Sembra vi sia una certa confusione tra mezzo (“green pass”) e fine (massima copertura vaccinale). Il



