Sono ricchi, potenti, e se da un lato disprezzano l’Europa come entità politica dall’altro amano investire denaro in giro per il continente. Sono gli oligarchi russi della cerchia del presidente Vladimir Putin, che sono stati sanzionati dall’Unione europea e dagli Stati Uniti dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Nei giorni seguenti l’aggressione erano seduti davanti a Putin, nella sala bianca dell’ordine di santa Caterina del Cremlino (un tempo la sala del trono degli zar), mentre fornivano il loro sostegno alla guerra. Sono uomini che in Italia godono di onorificenze e riconoscimenti della  Repubblica. La lista degli impresentabili che hanno ricevuto le medaglie italiane è lunga. Accanto a grandi nomi di scienziati e artisti, ci sono cittadini europei, arabi e italiani che suscitano qualche perplessità sui criteri seguiti per conferire tali onorificenze.

Tutti gli uomini di Putin

Non sono di certo le sanzioni l’unico elemento per valutare la caratura morale di un politico: pesano le decisioni prese tra i palazzi delle istituzioni. E tra gli oligarchi sanzionati ci sono nomi che hanno contribuito a far nascere la guerra in Ucraina. Tra questi rientra Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che nel 2017 ha ricevuto la stella di Commendatore ordine al merito della Repubblica italiana su iniziativa del presidente Sergio Mattarella. Peskov fino al 2000 è stato portavoce personale di Vladimir Putin e dal 2012 è a capo della comunicazione del Cremlino.

Sul nome di Peskov non pesano solo le sanzioni perché considerato tra gli individui che minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, ma anche accuse di corruzione formulate già nel 2015 da Alexei Navalny, l’oppositore politico di Putin avvelenato il 20 agosto del 2020 e attualmente in prigione a Mosca.

Tra i sanzionati del 28 febbraio scorso c’è anche Igor Sechin, l’uomo più potente di Russia, amico intimo di Putin e dal 2004 amministratore delegato di Rosneft, la compagnia petrolifera statale russa.

Soprannominato “Dart Fener” da parte dei media russi è tra i più stretti consiglieri di Vladimir Putin. Nel 2017 ottiene, sempre su iniziativa del presidente della Repubblica, la stessa onorificenza di Peskov, nonostante tre anni prima fosse stato sanzionato dagli Stati Uniti, come ieri dall’Unione europea, per il ruolo della sua società in Crimea e nel Donbass.

In un telegramma scritto nel 2008 da John R. Beyrle, allora ambasciatore americano in Russia, e pubblicato da Wikileaks, Sechin è descritto come il «cardinale grigio» del Cremlino, l’uomo «più influente» intorno al presidente russo, capace con le sue conoscenze maturate come ex agente del Kgb «di orientare l’agenda di Putin e la sua».

Lo scorso 2 dicembre sono stati insigniti come Commendatori dell’ordine della Stella d’Italia Evtukhov Viktor Leonidovich (viceministro del Commercio e dell’Industria) e Kostin Andrey Leonidovich, presidente della Vneshtorbank – una delle principali banche statali russe – nonché membro del Consiglio supremo del partito politico Russia Unita di Vladimir Putin. Un partito che negli anni è stato alleato con la Lega di Matteo Salvini.

Al tempo della consegna della medaglia, il nome di Kostin Leonidovich era già presente in un pacchetto di sanzioni economiche degli Stati uniti, come evidenziato da diversi organi di stampa. Il 23 febbraio scorso, però, Kostin è stato inserito anche nella lista delle nuove sanzioni pubblicate nella Gazzetta ufficiale europea. Kostin, così come gli altri 351 membri della Duma, è considerato «responsabile del sostegno ad azioni e politiche che compromettono l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina».

Alexei Miller, ceo del colosso energetico russo Gazprom, nel 2010 ha ricevuto nell’ambasciata italiana a Mosca la stella di Grande ufficiale ordine al merito della Repubblica italiana, su iniziativa dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel 2018 Miller è stato inserito nella lista nera dei sanzionati da parte degli Stati Uniti e aveva accolto la decisione con onore: «Essere incluso nella lista significa che stiamo lavorando bene». Gli unici stati ad aver consegnato delle onorificenze a Miller sono: Italia, Armenia, Kazakistan e Ossezia del sud (paese non riconosciuto dalla comunità internazionale).

Tra gli oligarchi che hanno ricevuto le onorificenze della Repubblica italiana c’è anche Agalarov Aras, miliardario dell’Azerbaigian trapiantato in Russia, al centro di uno scandalo durante la campagna presidenziale di Trump nel 2016. Aras e suo figlio Emin Agalarov avrebbero aiutato a mediare un incontro nel giugno 2016 tra Donald Trump Jr e un importante avvocato russo che prometteva di passare informazioni compromettenti contro Hilary Clinton, per screditare la sua campagna elettorale in vista delle presidenziali.

Le parole di Di Maio

Il 28 maggio del 2020 è arrivato, invece, il riconoscimento di Cavaliere di gran croce dell’ordine della stella d’Italia per Mikhail Mishustin (primo ministro della Federazione russa) e Denis Manturov (già grande ufficiale ordine al merito della repubblica italiana nonché ministro del Commercio e dell’Industria). 

Della loro onorificenza ne ha chiesto conto al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il deputato di +Europa Riccardo Magi durante un question time alla camera lo scorso 25 febbraio. Oggi dalla Farnesina hanno fatto sapere che è stata avviata una procedura per la revoca delle onorificenze concesse ai cittadini russi.

«Un’ottima notizia ma questa vicenda mostra quanto a fondo sia arrivata la fascinazione per Putin e il suo regime nel mondo politico e istituzionale italiano andando ben al di là della legittima tutela degli interessi nazionali», dice Magi a Domani.

I casi di Dmitry Peskov e Igor Sechin, però, non rientrano tra le onorificenze concesse su iniziativa della Farnesina, bensì dal presidente Mattarella. Dal Quirinale filtra imbarazzo e dicono che il presidente non ha problemi nel revocare l’onorificenza, l’ostacolo è la procedura che porta poi alla perdita del riconoscimento, in quanto è previsto il contraddittorio del diretto interessato.

Resta da chiedersi come mai i due uomini vicinissimi a Putin abbiano ottenuto due onorificenze prestigiose. Si tratta di una prassi diplomatica quando il presidente della Repubblica va in visita in altri stati consegna onorificenze. L’onorificenza a Peskov è stata consegnata durante la visita di stato a Mosca del 10 aprile 2017.

In ogni caso, «per le onorificenze il presidente della Repubblica non deve motivare i suoi atti, non ci sono motivazioni pubbliche», dicono dal Quirinale.

Oltre gli oligarchi

Non ci sono solo cittadini russi tra gli impresentabili che godono delle onorificenze italiane. Tabachnyk Dmytro, ministro dell’istruzione nel governo ucraino di Yanukovich è stato sanzionato nel 2014 dall’Unione europea un anno dopo essere stato insignito come grande Ufficiale dell’ordine della Stella d’Italia. Quelle sanzioni erano dirette a diversi membri del governo filorusso di Yanukovich, accusato di aver represso nel sangue la rivoluzione ucraina di Euromaidan iniziata nel novembre 2013.

Il 10 gennaio del 2018 l’ex premier laburista del governo maltese, Joseph Muscat, ha ricevuto insieme alla moglie Michelle Muscat, su proposta della presidenza del Consiglio dei ministri dell’allora premier Gentiloni, la più alta onorificenza di stato italiana diventando Cavaliere di gran croce. Il governo dell’ex premier laburista è finito al centro di diversi scandali di corruzione e più volte le istituzioni europee hanno criticato le scelte politiche adottate che hanno condizionato lo stato di diritto vigente nell’Isola.

Di Muscat si ricorda anche il sistema dei passaporti d’oro, con cui businessman arabi e russi, sono riusciti a diventare cittadini europei pagando cifre milionarie. Non solo, l’onorificenza è arrivata tre mesi dopo l’uccisione della giornalista d’inchiesta maltese Daphne Caruana Galizia che stava indagando sui Panama Papers, i documenti contabili del paradiso fiscale sudamericano dove alcuni membri del governo e imprenditori maltesi hanno nascosto i loro capitali. 

Nel luglio del 2021 un rapporto indipendente scritto da tre giudici maltesi ha evidenziato le colpe del premier e del suo governo nell’aver creato un clima di impunità che ha portato all’uccisione della giornalista.

Al di là dell’Europa e dei diritti umani

Oltre il continente europeo sono diversi i personaggi premiati dal Quirinale nonostante sulle loro spalle pendano accuse di violazioni dei diritti umani. Nel 2007, durante il governo Prodi, sono state conferite le onorificenze al re saudita dell’epoca Abdul Aziz al Saud S.M. Abdallah, e altri tredici membri della famiglia reale.

Oggi come allora l’Arabia Saudita è un paese non democratico, in cui i diritti civili sono calpestati quotidianamente. Discorso simile per Beji Caid Essebsi, ex presidente della Tunisia eletto nel 2014, che secondo il rapporto dell’Istanza verità e dignità, un organo istituito nel periodo post rivoluzionario per far luce sui crimini dei regimi tunisini, è stato complice di torture durante il governo di Habib Bourghiba.

Più recente il nome del generale degli Emirati Arabi Uniti, nonché presidente dell’Interpol, Ahmed Nasser al Raisi accusato di torture in diversi stati europei da due cittadini britannici e premiato con la Stella d’Italia il 27 dicembre del 2018.

Nonostante le criticità una soluzione c’è: il nostro ordinamento prevede la revoca delle onorificenze e c’è anche un precedente con il caso di Bashar al Assad. Bisogna per forza arrivare al punto di essere accusati di crimini di guerra affinché un alto riconoscimento statale venga revocato?

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