- «Ogni minuto che passa rimpiango il giorno in cui sono diventata una collaboratrice di giustizia». A dirlo è Maria (nome di fantasia), moglie di un reggente di ‘Ndrangheta dal 2012 nel Servizio centrale di protezione testimoni.
- La sua è una delle molte storie. Il programma è fermo da circa 20 anni e «necessita di un maggior investimento economico per garantire una qualità della vita dignitosa», ammette Gaetti (M5S) ex sottosegretario dell’Interno.
- Il ministero degli Interni e il sottosegretario leghista Nicola Molteni, alla guida della Commissione centrale di protezione, interpellati da Domani, non hanno fornito nessuna risposta
I collaboratori di giustizia che lo stato ha abbandonato
10 dicembre 2021 • 18:04Aggiornato, 20 dicembre 2021 • 11:52