Gli agenti della guardia costiera libica hanno sparato contro i pescherecci italiani a largo della Tripolitiana. Quello che Domani può confermare è che i colpi sono stati sparati dalla barca Obari, imbarcazione donata dal primo governo Conte quando ministro dell’Interno era Matteo Salvini. Emerge dalle foto, diffuse dall’ufficio stampa della marina militare italiana, che indicano il numero dell’imbarcazione 660, proprio quella regalata dagli italiani. 

L’imbarcazione è stata regalata ai libici dalla nostra guardia costiera che si è occupata anche dell’assistenza nell’ambito del programma condiviso con il governo libico finalizzato al contrasto all’immigrazione. Il fatto che in questo incidente che ha provocato il ferimento del comandante del peschereccio italiano ci sia una barca militare italiana donata dal nostro governo rischia di creare forte imbarazzo all’esecutivo di Mario Draghi, che poche settimane fa aveva lodato la guardia costiera libica per i salvataggi in mare. 

Nel corso della sparatoria è rimasto ferito il comandante del peschereccio italiano Aliseo. Cosa farà adesso il governo italiano che regala imbarcazioni che i libici utilizzano per sparare contro nostri connazionali? I fatti sono stati ricostruiti dall’ufficio stampa della nostra marina militare. 

«La fregata Libeccio della marina militare, impegnata nell’operazione mare sicuro, è intervenuta in assistenza ad un gruppo di 3 pescherecci italiani (Artemide, Aliseo e Nuovo Cosimo) intenti in attività di pesca nelle acque della Tripolitania all’interno della zona definita dal comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture “ad alto rischio”», si legge nel comunicato.

La marina chiarisce cosa è accaduto: «L’intervento si è reso necessario per la presenza di una motovedetta della Guardia Costiera libica in rapido avvicinamento ai motopesca italiani. Per verificare la situazione, è stato inoltre immediatamente dirottato in zona un velivolo da ricognizione della Marina Militare P-72, il quale riporta d’aver assistito ad alcuni colpi d’arma da fuoco di avvertimento da parte della motovedetta libica», conclude la nota dell’ufficio stampa. Il medico presente sulla nave Libeccio si è recato a bordo del motopesca Aliseo per soccorrere il comandante ferito, probabilmente, da schegge di vetro generate da alcuni proiettili che hanno colpito la plancia del motopesca. 

Non è la prima volta che la guardia costiere libica, finanziata dall’Europa e dall’Italia, usa le armi nel mediterraneo. Un’inchiesta di Domani, in collaborazione con Guardian e Rai News, aveva documentato l’uso di fucili durante un’operazione di ricerca e soccorso dei migranti partiti dalla Libia. 

L’ufficiale della Guardia costiera libica Massoud Abdalsamad alle nostre domande aveva risposto: «Ci possono essere stati spari in aria perché le persone nelle barche a volte se si muovono possono cadere in acqua. Serve per farli tornare alla tranquillità». Questo è il metodo libico che l’Europa finanzia. 

La superficialità della marina libica, quindi, nell’uso delle armi in aree di soccorso era già nota alle autorità italiane e a quelle europee, che tuttavia continuano a spendere risorse per formare la polizia marittima di Tripoli e fornire mezzi per i respingimenti dei migranti usati come in questo caso per intimidire i pescatori siciliani che si avvicinano alle coste libiche. Fonti del governo italiano ricostruiscono diversamente i fatti provando a sminuire quando accaduto con l’obiettivo di evitare un incidente diplomatico tra due paesi che l’Italia sembra non potersi permettere. Questa versione conferma il ferimento del comandante, ma aggiunge che membri dell'equipaggio della motovedetta libica sarebbero saliti a bordo del peschereccio per accertarsi delle condizioni di salute del ferito. Il comandante del peschereccio si sarebbe infortunato spostandosi velocemente sul peschereccio, rimanendo lievemente ferito ad un braccio e sbattendo la testa. Una versione che esclude che il comandante sia stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco, ma anche da schegge come, invece, evidenziato dalla stessa marina militare italiana. Una ricostruzione che non cambia la sostanza, i libici hanno esploso colpi da un’imbarcazione donata dall’Italia. 

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