Emerge un elemento nuovo, che interessa agli inquirenti, nell'indagine centrata sui commercialisti della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, accusati di peculato per l'affaire Lombardia Film Commission (Lfc). Lo si comprende leggendo le motivazioni del tribunale del Riesame che ha rigettato la richiesta di scarcerazione (è ai domiciliari) di Francesco Barachetti, l'imprenditore edile bergamasco ritenuto parte della «spartizione del bottino» da 800 mila euro, per usare le parole utilizzate dai giudici, che ruota intorno alla vicenda del capannone di Cormano (Mi) acquistato dalla Lfc. Quei soldi, ipotizzano i pm, non andarono mai all'Immobiliare Andromeda che aveva venduto il capannone, ma finirono nelle tasche dei protagonisti, inclusi i commercialisti della Lega, di questa vicenda dopo essersi dispersi per mille rivoli.

A delineare questo nuovo elemento d'indagine è il commercialista Michele Scillieri in un interrogatorio di fine novembre, anch'egli ai domiciliari all'interno di questa inchiesta coordinata dai pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi. Scillieri, che ha domiciliato presso il suo studio milanese la sede della Lega per Salvini premier, ha tratteggiato il ruolo della Cpz di Marzio Carrara, un importante stampatore della provincia di Bergamo i cui legami con la Lega, e con Alberto Di Rubba, sono emersi da alcune segnalazioni della Uif di Banca d'Italia che ha tracciato alcuni movimenti di denaro in uscita dal partito per presunte commesse.

Paga la Lega di Salvini

Il commercialista ha raccontato un episodio che lascia trasparire i legami tra Carrara e gli altri protagonisti di questa vicenda: nel 2018, riportano i giudici, si sarebbe svolta proprio nella sede della Cpz una riunione tra Scillieri, Di Rubba e Barachetti per definire la retrocessione di un terreno a quest'ultimo come saldo per i lavori fatti da lui nel sito di Cormano che andava ristrutturato prima di consegnarlo a Lfc. Una mossa che sarebbe servita a placare i malumori di Barachetti circa le sue «maggiori pretese» monetarie per quell'affare, che sarebbero state soddisfatte al contrario con un appezzamento di terra a Onore, in provincia di Bergamo. Di Rubba, nel racconto di Scillieri, avrebbe prospettato all'imprenditore che se avesse accettato quell'offerta avrebbe avuto ulteriori commesse sia dallo stesso Carrara sia dalla Lega.

Il partito che, con le sue commesse per oltre 2 milioni di euro, ha fatto letteralmente decollare il fatturato della Barachetti Service negli ultimi anni. In soldoni, Di Rubba, grazie ai suoi rapporti privilegiati con Carrara, può addirittura impegnarlo economicamente per far contento Barachetti. Perchè?

Indagini in corso

Gli inquirenti stanno approfondendo il tema e non si può escludere che anche Carrara fosse parte del meccanismo raccontato da Scillieri ai pubblici ministeri. Ovvero il circuito “incarichi-retrocessioni” secondo il quale chi entra in connessione con la Lega – che sia un'azienda che vince un appalto o un professionista che riceve un incarico o viene nominato in qualche ente – deve poi ritornare parte del denaro. Al partito? A chi lo ha inserito nel giro?

Un altro elemento emerso da un interrogatorio di Scillieri è la richiesta ricevuta da di Rubba e Manzoni di entrare in uno studio associato con loro e con Giulio Centemero, il tesoriere del partito padano già indagato per due fatti di illecito finanziamento al partito.

Un'offerta declinata dal commercialista che si era trasferito nel suo nuovo studio di via delle Stelline dove avrebbe poi acconsentito a domiciliare la nascente Lega per Salvini premier sembra come gesto per rinsaldare il rapporto dopo quell'offerta rifiutata. E' un elemento interessante per quest'inchiesta che da tempo corre parallela a quella genovese sui famosi 49 milioni di rimborsi elettorali spariti? Lo si capirà con il proseguo delle indagini.

La difesa

«In riferimento a quanto riportato nell’ articolo “I soldi della Lega per accontentare l’imprenditore arrestato” pubblicato su il sito del quotidiano “Domani” in cui si fa riferimento a un ruolo dell’imprenditore Marzio Carrara nella vicenda riguardante i commercialisti della Lega e Alberto Baracchetti si tiene a precisare che Marzio Carrara è totalmente estraneo ai fatti riportati nell’articolo, non ha partecipato e non è a conoscenza di incontri che si sarebbero svolti presso la società CPZ tra le persone coinvolte nelle indagini della Magistratura.

Dopo molteplici accertamenti da parte della Guardia di Finanza, svolti in maniera minuziosa e attenta, non è stato trovato nulla di irregolare. Marzio Carrara non ha ricevuto alcun avviso di garanzia e non è stato neppure chiamato a deporre come persona informata dei fatti, a riprova dell’assoluta estraneità personale e delle aziende che dirige.

I fatti contestati interessano persone con le quali sono stati intrattenuti rapporti lavorativi, prontamente interrotti non appena venute alla luce i fatti oggetto delle indagini in corso. Si precisa, infine che la CPZ ha effettivamente eseguito lavori di fornitura di materiale promozionale ( manifesti e gadget ecc) in favore della Lega. Le forniture sono state regolarmente fatturate, consegnate (con regolari ddt) e pagate attraverso regolari bonifici»

La nostra risposta

Prendiamo atto della precisazione di Carrara, ma confermiamo quanto scritto, ci siamo limitati a riportare le notizie contenute negli atti dell’inchiesta sui commercialisti della Lega.

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