«Mi hanno massacrato aggredendomi alle spalle e porto addosso le conseguenze. È gente fuori da ogni sentiero di umanità.». Massimiliano Idolo, di mestiere l'imprenditore, è una delle tante vittime della violenza di Alex Refice e Manuel Parrini, finiti ai domiciliari, nei giorni scorsi, in una operazione della Polizia di stato di Roma. Il primo ha un bar a Tormarancia con la famiglia, passa la giornata a fare il trapper e, ogni tanto, a pestare persone. Il secondo fa il pugile, si allena in una palestra romana, alla Montagnola, nonostante tutto, ha ancora il tesserino da professionista e il guanto d'oro, si bea a menare pugni. Il loro è un mondo di eccessi, droghe e violenza, sparato sui social come palcoscenico principale delle loro esperienze. Il trap è un genere musicale che nasce nel degrado dei sobborghi americani e ha un seguito spaventoso tra le nuove generazioni. Refice, in arte Sayanbull, ogni tanto ospita l'amico di sempre Parrini nei suoi video, con milioni di visualizzazioni. In uno di questi videoclip c'è uno che sfascia un vetro, una ragazzina che fuma crack, un altro che mima il gesto di un tagliagole, umanità all'ammasso. Il 14 dicembre entrano in un bar all'Eur e al rifiuto dei titolari di dargli da bere, il locale era in chiusura ed erano passate le due di notte, scatta la barbarie. Quella sera Massimiliano fa il barman, la sua vecchia passione. «'A nfami c'avemo i sordi' ci urlano. Erano lucidi, senzienti, famelici. Io gli passo un bicchiere d'acqua, ma purtroppo di vetro dicendogli che era l'unica cosa che potevo dargli. Vado verso la porta invitandoli ad uscire, improvvisamente sento una colpo impressionate. Ero caduto come un peso morto, le ossa sbattute a terra come birilli a bowling. Se cadevo su uno spigolo, questa storia non la raccontavo più». Viene colpito con il bicchiere, da dietro, con un gancio. I due all'esterno pestano anche Andrea, un collega di Massimiliano, lo aggrediscono alle spalle e poi con calci mentre era a terra. «Ho passato mesi a letto perché mi alzavo e avevo le vertigini, ho messo il naso fuori casa, lo scorso aprile. Ho ricominciato a lavorare, a inizio settembre, ma ho dovuto sospendere l’attività perché non riesco a stare in piedi. Questi sono usciti subito, si sentono impuniti», dice Andrea. Parrini e Refice, infatti, restano in carcere poche ore e poi vengono liberati. «Ci vorrebbe pene severe, ma soprattutto rieducazione. Ho avuto 30 giorni di prognosi, molti di più dei loro giorni in cella», dice Massimiliano. Parrini e Refice, ogni volta, escono, si difendono nei tribunali allestiti sui social «siamo stati provocati», e si dedicano ad altre vittime. Altri pestaggi che finiscono, perfino, immortalati su youtube, come un trofeo da esibire e riportati nell'ordinanza firmata da Chiara Gallo, giudice del Tribunale di Roma che convalida gli arresti. Ai trapper nemici viene riservato un trattamento raggelante. E' il 7 marzo 2020 quando in sei entrano in una sala registrazione e riempiono di calci e pugni tre ragazzi. Proprio per questo episodio e un altro, anche questo, di gratuita brutalità, commesso con l'aggravante razziale, sono finiti ai domiciliari oltre a Manuel Parrini e Alex Refice anche Ilunga Omar Nguale e Tiziano Barilotti. Le violenze vengono commesse nei confronti di tre 'rivali', tra questi Gabriele Magi, in arte Gallagher, una vita ai Parioli e un'altra a girare video in periferia ( di recente anche lui condannato per un’aggressione, ndr), Vittorio Polazzo e Andrea Mazzanti. I tre sono costretti ad interrompere le prove musicali, vengono picchiati e i carnefici gli riversano addosso liquidi e detergenti. Si accaniscono su Gallagher. Il titolare del locale racconta «ha fatto irruzione un gruppo di 6 persone, tutti molto grossi, muscolosi con fare molto aggressivo e minaccioso...hanno immediatamente chiuso la porta probabilmente per non far vedere da fuori cosa stesse succedendo (…) due o tre di loro hanno cominciato ad aggredire violentemente e principalmente Gallagher e poi se la sono presa anche con Wok (…) Non so dire quanto sia durata l'aggressione perché ero troppo spaventato». Solo Vittorio Polazzo si è salvato perché minorenne e ha raccontato: «Scorreva tantissimo del suo sangue ( di Magi, ndr) a terra». Nessuno denuncia, il giudice scrive di un «clima di omertà». Ma non è finita. Parrini e Refice si macchiano di un altro episodio. Picchiano un signore straniero, Refice si avvicina e lo colpisce con un violentissimo calcio, definito circolare, e, come per la prima aggressione, postano l'agguato sui social con il titolo «Questo è un uomo? Wasted (sprecato)», si sente Parrini che dice: «No, frà perché dici sta cosa». L'uomo cade. Non è stato ancora identificato. Il video pubblicato ha questo titolo:«Sayanbull dà un calcio in faccia ad un bangladino senza motivo». Il pubblico ministero scrive:«La pubblicità di tale gesto violento e discriminatorio, ed il grande numero di visualizzazioni ottenute, costituiscono un grave e palese tentativo di incitamento all'odio etnico e razziale che potrebbe innescare in alcuni degli utenti l'emulazione del gesto, specialmente negli ambienti più radicalizzati dove già cova la rabbia verso lo straniero».

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