Il settembre nero dell’Idi, saltano i fondi della regione

L’Istituto dermopatico dell’Immacolata, più noto con la sigla Idi, ha da tempo avviato il piano di rilancio, annunciato dall’attuale governance già due anni fa, ma ancora oggi non tutto splende in via dei Monti di Creta, a Roma, storica sede della struttura sanitaria cattolica. L’Idi, che fa capo alla fondazione Luigi Maria Monti, a sua volta legata al Vaticano, ha infatti messo alle spalle anni molto complicati. Basti pensare alla mobilitazione, di ormai 12 anni fa, dei dipendenti contro il rischio licenziamento. «L’Idi sta andando molto bene», è la posizione che filtra in maniera informale. Fatto sta che di recente è arrivata una doppia bocciatura in una determina della Regione Lazio sulla mancata attivazione di quattro posti di terapia intensiva e sul mancato rispetto delle spese «in merito all’applicazione dell’osmosi tra il budget dell’area medica e quello dell’area chirurgica». Il rispetto del parametro impone l’esecuzione dell’80 per cento di alcuni interventi sanitari. Sanità, lo scandalo del Lazio: Rocca fa felice Angelucci e il suo capo di gabinetto La questione riguarda i posti di terapia intensiva, che rappresentano uno dei nodi principali dell’istituto. Facevano parte del piano di rilancio, erano una sorta di fiore all’occhiello, con investimenti avviati già negli scorsi anni proprio per segnare il cambio di passo rispetto alla precedente gestione. Per l’apertura delle nuove terapie intensive occorre dotarsi delle apparecchiature adeguate, del personale sanitario specializzato, oltre che degli specifici percorsi per l’assistenza dei pazienti. Ma l’obiettivo è stato mancato, come viene riportato nella determina della Regione Lazio firmata lo scorso agosto e pubblicata nel bollettino del 2 settembre. Nel documento viene certificata la mancata attivazione dei posti previsti per le rianimazioni. Così l’ente guidato da Francesco Rocca non ha potuto erogare i fondi. L’assenza di posti in rianimazione ha un’inevitabile conseguenza: alcuni interventi chirurgici, che richiedono un iniziale supporto della terapia intensiva, difficilmente possono essere eseguiti nella struttura. Dalla stessa determina, comunque, è arrivata una buona notizia: è stato rispettato il vincolo del volume minimo di accettazioni al Pronto soccorso. Da quanto si apprende, comunque, il team di legali sta valutando i punti della determina. Più poltrone che salute, il Lazio paralizzato dalla crisi della destra La storia Ma per capire la storia occorre fare un passo indietro. Nel 2012 l’Idi è stato travolto da un’inchiesta sulla cattiva gestione, nata in seguito a un esposto. Il risultato è stato lo scoperchiamento di un passivo patrimoniale monstre, quantificato in 845 milioni di euro dalla Guardia di finanza, e 82 milioni di euro distratti. Da lì è iniziato l’iter giudiziario, con il rinvio a giudizio di 24 persone, tra cui l’allora presidente padre Decaminada. Si attendono ancora le sentenze e nel frattempo l’istituto ha avviato una fase di risanamento e di rinnovamento. Nel 2020 c’è stato l’impulso definitivo con l’arrivo di una nuova governance, che vede tuttora padre Giuseppe Pusceddu come presidente e Alessandro Zurzolo nel ruolo di consigliere delegato. E nel 2023 ecco che è arrivato l’annuncio definitivo: «Ha preso corpo un’articolata manovra finanziaria, che alla fine del processo sfiorerà gli 80 milioni di euro. La Fondazione chiude definitivamente la partita dei debiti finanziari ereditati dal passato e si assicura le risorse necessarie per avviare un significativo piano di investimenti». Lobby, sanità e Regione Lazio. Potere Arianna, l’altra Meloni A distanza di oltre due anni e mezzo, una serie di criticità ha portato alla frenata nell’erogazione dei finanziamenti regionali, già previsti dalla finanziaria varata dalla regione nel 2024. Domani ha contattato prima Antonio Macciotta, direttore programmazione e operation, poi i vertici del cda attraverso l’ufficio stampa dell’Idi. «Per policy aziendale non rilasciamo comunicazioni non istituzionali», è stata la replica. No comment, dunque.