Francesco Pelle, detto 'ciccio pakistan', dal 2009, era un imprendibile. E' stato arrestato, dopo 12 anni da latitante, a Lisbona dove era ricoverato in una clinica della capitale portoghese perché era contagiato dal Covid-19. Pelle deve scontare una condanna all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidio, figurava tra i trenta latitanti più pericolosi.

Pelle è stato uno dei protagonisti della faida che ha portato la 'ndrangheta a insanguinare la Germania, nella strage di ferragosto, a Duisburg , nel 2007, quando 6 persone furono ammazzate. A raccontare la rete criminale e i livelli di copertura di Pelle c'è un particolare non trascurabile, il boss era dal 2006 ridotto su una sedie a rotelle perché ferito in un agguato ad Africo.

Per la strage di Duisburg è stato condannato Giovanni Strangio, la cui famiglia si era vendicata dell'agguato di Natale, quando Pelle aveva pianificato l'omicidio di Gianluca Nirta, ma invece a morire fu la moglie di quest'ultimo mentre quattro persone, tra queste un bambino, rimasero ferite.

La guerra Nirta-Strangio contro i Pelle-Vottari è arrivata fino al cuore dell'Europa, dove da anni la 'ndrangheta investe soldi e ricicla denaro sporco.

Il sogno da boss finito su una sedia a rotelle

«Pakistan» voleva diventare il capo di Africo, paese dagli equilibri mafiosi fragilissimi dopo la cattura di un boss del peso di Giuseppe Morabito, «Peppe Tiradritto», ammanettato in un fienile puzzolente una notte del 2004. Aveva tutto: la gioventù’ e il prestigio, perché lui era il rampollo di famiglie importanti, i Pelle ("Gambazza") e i Votta- ri ("Frunzu"), padroni di San Luca.

E poi si era rafforzato col matrimonio, come impongono le antiche regole della ’ndrangheta, sposando una Morabito, la figlia di Leo «Scassaporte». «Pakistan» si sentiva un intoccabile, ma era diventato un problema per le altre cosche della zona.

E per quel problema la 'ndrangheta trova una soluzione spezzando il sogno di dominio del giovane Pelle. In una sera di luglio, anno 2006, 'Pakistan' sente di aver tutto quello che bramava: il potere e un figlio maschio, appena nato, in braccio. Lo ha appena portato dall’ospedale, lo coccola, ne fissa i caratteri del viso per stabilire somiglianze. Dentro, in cucina, ci sono i suoi parenti, la famiglia.

Di fronte una brutta casa ancora in costruzione, in basso un giardino con alberi e una siepe troppo fitta. È un attimo, Francesco Pelle si volta verso la moglie porgendogli quel fagottino, si gira sul fianco sinistro, il tempo che la donna accoglie il bambino tra le sue braccia e dalla siepe parte un lampo seguito da un rumore forte come il tuono. Il primo pallettone gli squarcia la schiena, un secondo gli frantuma il bacino, altri due colpi gli straziano il corpo.

Ora Ciccio Pakistan è a terra, ancora vivo ma gravissimo. I sogni di gloria finiscono su una sedia a rotelle, ma lui non arretra, continua. La vendetta arriva quando nasce Gesù bambino. La sera del Natale 2006 verseranno lacrime di dolore i Nirta, i nemici dei Pelle, per Maria Strangio falciata da una raffica di mitra.

Passeranno mesi con i maschi rintanati come lupi sulle montagne o nei bunker scavati sotto le case di San Luca. Latitanti volontari, uomini che fuggono dalla vendetta. Poi una sera qualcuno entra in una porcilaia e scanna tutti i maiali maschi, solo la scrofa viene lasciata vivere. È un segnale: le donne non si toccano.

È il segnale che otto mesi dopo, il 15 agosto 2007, porta un killer poco più che ventenne ad appostarsi nella notte davanti a un ristorante di Duisburg. Sei morti giovani: il sangue scorre ancora. La disabilità non ha fermato Pakistan, ha continuato a ordinare e comandare. Nel 2008, dopo un anno di latitanza, viene arrestato in un ospedale a Pavia, era lì a curarsi. Scarcerato, viene sottoposto all'obbligo di dimora a Milano, ma nel 2009 quando la Cassazione respinge il ricorso contro la condanna all'ergastolo, Pelle torna irreperibile.

Negli anni di latitante, lunghi, interminabili, incredibile se si considera la sua condizione, dove è stato il boss? Di certo ha goduto di cure, di chi lo ha accudito, sorvegliato, protetto, e assistito visto che è inchiodato su una sedia a rotelle e defeca e orina nei sacchetti. Dopo 12 anni la rete è stata bucata dai carabinieri che in collaborazione con le autorità portoghesi hanno trovato il rifugio di Pakistan. In una clinica, nuovamente, come se fosse un destino, una condanna.

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