Il percorso che porterà alla maturità si misura prima ancora che un ragazzo varchi le soglie delle scuole superiori. E non per mancanza di merito, ma per eredità sociale. Lo confermano i dati di Openpolis, che fotografano un’enorme disparità a livello geografico
Alle scuole medie si sa già come ti andrà l’esame di maturità. È infatti verso i 14 anni che si traccia il solco. E il percorso che porterà – o meno – alla maturità si misura prima ancora che un ragazzo varchi le soglie delle scuole superiori. E non per mancanza di merito, ma per eredità sociale.
Lo confermano i dati di Openpolis: il 57 per cento degli studenti della provincia di Crotone ha concluso la terza media nel 2023 con competenze alfabetiche inadeguate. Una soglia allarmante che non fotografa un’eccezione, ma un paradigma. Nelle regioni del Mezzogiorno, secondo l’analisi, quasi uno studente su due lascia le scuole medie senza avere le competenze minime in italiano. A Lecco, per fare un confronto, la stessa insufficienza riguarda meno del 30 per cento degli studenti.
Le disuguaglianze osservate in quinta superiore sono in realtà la prosecuzione di squilibri già evidenti alle medie. Nel 2024 solo il 60,1 per cento degli studenti italiani di terza media ha raggiunto competenze adeguate in italiano. Un dato in calo rispetto al periodo pre-pandemia, quando i risultati soddisfacenti riguardavano circa due terzi degli studenti.
Disuguaglianze consolidate
L’origine dei divari non sta nella biologia del talento ma nella geografia dell’origine. Lo dimostrano le prove Invalsi: in quinta superiore, gli studenti provenienti da famiglie avvantaggiate hanno ottenuto nel 2023 un punteggio medio di 206 in italiano. Quelli svantaggiati si sono fermati a 176,3. Trenta punti di distanza che non dipendono dallo sforzo individuale, ma dal contesto sociale, economico e culturale di partenza.
La selezione del percorso scolastico dopo le medie dovrebbe essere fondata su inclinazioni e merito. I dati dicono altro. Secondo il consorzio Almadiploma (febbraio 2025), solo il 16,4 per cento dei diplomati dei licei proviene da famiglie di operai. Nei professionali, invece, oltre un terzo degli studenti ha alle spalle genitori con lavori esecutivi. All’opposto, il 34 per cento dei diplomati dei licei proviene da famiglie benestanti, contro appena il 14 per cento nei professionali.
La scuola secondaria superiore, dunque, non riequilibra le diseguaglianze: le consolida. Gli studenti svantaggiati vengono indirizzati verso percorsi percepiti come più brevi, meno teorici, meno “prestigiosi”. Chi proviene da famiglie dove almeno un genitore è laureato ha una probabilità sette volte maggiore di arrivare all’università rispetto ai coetanei con genitori fermi alla licenza media.
Un traguardo selettivo
Ogni anno, l’Italia si congratula con i suoi maturandi. Nel 2025 sono 524.415. Ma quel numero non rappresenta tutti. Come osserva Openpolis, i processi di dispersione scolastica rendono la maturità un traguardo selettivo. Una parte significativa dei ragazzi con maggiori difficoltà – quelli nati nei territori meno serviti, quelli che vivono in famiglie prive di capitale culturale – si è persa per strada prima di arrivare all’ultimo anno.
Secondo Istat, tra i giovani con genitori che hanno solo la licenza media, l’abbandono scolastico tocca il 22,7 per cento. Se i genitori sono laureati, la quota scende al 2,3 per cento. Nel Mezzogiorno, questi numeri si aggravano ulteriormente: per i figli di genitori con bassa istruzione, il tasso di abbandono supera il 25,5 per cento.
E poi c’è il freno geografico. L’istruzione in Italia non è solo un fatto personale: è un fatto territoriale. Le 25 province con la più alta percentuale di studenti con competenze alfabetiche inadeguate sono tutte nel sud, con tre eccezioni: Prato, Bolzano e Imperia. In Calabria, l’accesso agli asili nido pubblici è del 4,6 per cento. In Valle d’Aosta, del 45 per cento. Le condizioni per apprendere non sono le stesse, e lo stato che dovrebbe garantire pari opportunità non colma il divario: lo amplifica.
Il destino scolastico in Italia si scrive presto. Alle medie. Non perché manchi il talento, ma perché manca l’equità. Chi nasce nelle province sbagliate o nelle famiglie meno istruite entra nel percorso formativo con un fardello che difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso. La scuola, che dovrebbe emancipare, oggi spesso predice. E chi è predetto, quasi sempre, è escluso.
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