La procura federale della Figc, la federazione calcistica italiana, vuol vederci più chiaro sulla posizione della squadra del Monza di proprietà di Silvio Berlusconi e accertare eventuali violazioni di protocolli sanitari Covid sui tamponi rapidi fatti dai giocatori e dallo staff prima di ogni partita di campionato.

La Figc si è mossa dopo la notizia, di qualche giorno fa, sui controlli effettuati dagli uomini del Gico della Guardia di Finanza e dei Carabinieri dei Nas, coordinati dalla procura antimafia di Milano, sulla squadra brianzola del Cavaliere. In questa indagine al centro c’è il dottor Cristiano Fusi, primario di fisiatria alla clinica Zucchi di Monza del gruppo San Donato.

Ora i procuratori sportivi guidati da Giuseppe Chinè hanno aperto una formale indagine sull'effettivo rispetto dei protocolli sanitari per poi mandare ai magistrati dell’antimafia milanese una richiesta di invio di atti e informazioni. Richiesta che per il momento sarebbe rimasta inevasa, per preservare l'integrità delle indagini in corso.

L'inchiesta sportiva sul Monza è, però, solo la seconda in ordine di tempo dopo quella – analoga – sulla Lazio. Partita anch'essa da un fascicolo penale della procura di Avellino, che vuol far luce sul trattamento dei tamponi della squadra bianco celeste processati dal centro polispecialistico irpino Futura Diagnostica. Il laboratorio di analisi scelto dalla società di Claudio Lotito per i test Covid relativi a calciatori, familiari e staff della squadra romana.

Nel nome di Silvio

Tra Milano e Avellino, quindi, si gioca una partita giudiziaria che potrebbe condizionare pesantemente i campionati di serie A e B se dovessero emergere problemi nella verifica dello stato di salute dei calciatori. Un caso tamponi che potrebbe scoraggiare ancor di più l'ambiente già depresso per il crollo degli introiti legato agli stadi vuoti e i minori diritti per lo sfruttamento d'immagine che le televisioni e le piattaforme di streaming digitale vorrebbero riconosce alla Lega in questo momento di crisi economica.

Perché il Monza è sotto la lente della giustizia sportiva? Su Fusi, un fisiatra conosciuto in Lombardia che in passato è stato medico della squadra giovanile del Milan di Berlusconi e, ironia della sorte, anche della Nazionale italiana magistrati, pende l'accusa di concorso in esercizio abusivo della professione ed epidemia colposa: avrebbe consentito, è questa l'accusa, di effettuare i tamponi a persone prive di titoli a una struttura alle sue dipendenze che non sarebbe stata in possesso dei necessari requisiti. Questa struttura avrebbe anche lavorato per il Monza, di cui il primario era diventato fornitore esterno di servizi medici probabilmente in virtù del suo passato nello staff milanista.

La struttura sarebbe nata all'interno della All Service, la società che è al centro delle indagini milanesi che negli ultimi tempi ha esteso la sua attività di produttrice di gas naturali ed energia elettrica, con pure interessi nel campo dei rifiuti e nel settore del ferro, a mascherine filtranti, guanti, camici e gel igienizzanti e altri dispositivi anti-Covd. Attività molto lontane da quelle mediche e nelle quali, comunque, non figurano i tamponi.

La particolarità del Monza calcio è che fino allo scorso ottobre aveva avuto fino a sette giocatori risultati positivi al Covid, oltre a due in isolamento fiduciario, costretta a metà del mese a chiedere il rinvio della partita con il Vicenza. A novembre, invece, la problematica virus sembrava essere sparita dal team di Berlusconi e del fido Adriano Galliani. Dunque, la domanda che si fanno i magistrati è: erano affidabili quegli ultimi tamponi? E quello che cercheranno di comprendere gli inquirenti, convinti anche che vi siano legami opachi con ambienti criminali che potrebbero aver legato Fusi ad altre persone indagate di cui non si conoscono i nomi in questo momento cruciale dell’inchiesta.

Ma se i tamponi non erano affidabili, perchè eseguiti da personale non all'altezza, e il loro risultato non era effettivamente conforme alla realtà (dati per negativi e magari positivi), forse anche il tracciamento a valle secondo le norme stabilite dall'Azienda sanitaria territoriale potrebbe aver avuto qualche falla. E da qui anche l'accusa di epidemia colposa, la seconda e ben più grave che pende sulla testa del primario, che aveva uno studio anche presso la clinica milanese Madonnina, sempre del gruppo San Donato della famiglia Rotelli che è estranea rispetto a queste accuse, così come il Monza.

Laziogate

L'accusa di epidemia colposa che pende su Fusi è la stessa condivisa anche da Massimiliano Taccone, amministratore delegato della società irpina Futura Diagnostica, che è stato iscritto nel registro degli indagati anche con le ipotesi di reato di falso e frode in pubbliche forniture.

Un'inchiesta all'interno della quale è stato sentito, nei giorni scorsi, anche il presidente della Lazio Claudio Lotito, convocato come persona informata dei fatti, dai pm campani che stanno indagando. In questa indagine stanno tenendo banco le perizie sui tamponi dopo le conclusioni a cui sarebbe giunta quella del consulente d'ufficio della procura, che ha esaminato 95 tamponi processati dal centro poli specialistico avellinese, da cui sarebbero emerse grandi discordanze relative ad alcune positività riscontrate dal laboratorio di Avellino rispetto a quelle emerse nel ri-processamento dei tamponi presso il laboratorio dell'ospedale di Avellino: i 7 positivi accertati da Futura Diagnostica sono diventati 25 secondo i test di verifica da parte della consulente della Procura.

Insomma, il giallo degli esami anti Covid nel mondo della pallone è solo all’inizio, e già dalla prossima settimana potrebbero esserci svolte decisive e clamorose.

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