La lottizzazione leghista del Gargano rischia di causare all’Italia una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea. Secondo le denunce di Federazione pro natura e Wwf Foggia, alcuni terreni dell’oasi lago Salso, un’area naturale protetta vicino a Manfredonia, sarebbero stati coltivati dagli allevatori della zona nonostante la loro destinazione ad habitat naturale.

Il tutto sarebbe accaduto sotto gli occhi di Pasquale Pazienza, presidente del parco nazionale del Gargano (l’ente che gestisce l’oasi), considerato da tempo vicino alla Lega e al suo segretario Matteo Salvini. Secondo quanto riporta il quotidiano locale L’attacco, nei giorni scorsi i carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, si sono presentati nella sede del parco nazionale del Gargano per ascoltare Pazienza e il funzionario Angelo Perna.

Il precedente

La vicenda che si è aperta in questi mesi rischia di essere la replica di quanto già accaduto a inizio anni Duemila. Con un’aggravante: la recidività. A causa della fauna e della flora presenti sul territorio, l’oasi lago Salso è da tempo classificata come sito d’importanza comunitaria e come zona di protezione speciale. Un luogo ricco di biodiversità che ospita fino a 242 specie diverse di uccelli e piante rarissime.

Fin dall’inizio, però, le amministrazioni pubbliche e le industrie agricole presenti nella zona non sono riuscite a preservare un luogo così prezioso dal punto di vista biologico. Già nel 2001 la Lega italiana protezione uccelli (Lipu) aveva denunciato come la zona fosse lasciata in balìa di processi industriali e agricoli che rischiavano di distruggere per sempre la sua biodiversità.

La denuncia era stata raccolta dalla Commissione europea, che aveva aperto una procedura di infrazione conclusasi con la condanna dell’Italia nel 2007. A quel punto il comune di Manfredonia e la regione Puglia avevano stipulato una serie di piani e convenzioni per rimediare alla situazione e restituire il lago Salso al suo legittimo proprietario: la natura.

L’intervento aveva richiesto diversi anni per raggiungere lo scopo, ma, alla fine, nel 2012 di fronte agli interventi per ripristinare l’habitat naturale, la Commissione europea aveva archiviato la procedura di infrazione. Ancora nel 2018 un rapporto firmato da rappresentanti della regione, del comune e dagli ambientalisti riscontrava il sostanziale successo dell’operazione.

Verso una nuova procedura?

Ma ecco che nel maggio 2021 lo spettro della procedura d’infrazione riappare improvvisamente. In un comunicato congiunto Federazione pro natura e Wwf Foggia denunciano «la messa a coltura di una notevole parte dei terreni vincolati alla creazione di habitat naturali». In sostanza su terreni destinati all’esclusivo pascolo degli animali selvatici sarebbero presenti coltivazioni utilizzate per nutrire il bestiame degli allevatori locali.

Per gli ambientalisti si tratta di un «danno incommensurabile» inferto in aperta «violazione degli accordi con la Commissione europea». La richiesta al parco nazionale del Gargano presieduto da Pazienza è chiara: ripristinare la situazione originaria. La reazione del parco non è però accomodante. In un comunicato l’ente diretto da Pazienza nega tutto dicendo che un sopralluogo congiunto con i carabinieri forestali ha appurato «l’assoluta inesistenza delle variazioni denunciate».2

Anche Pazienza stesso, sentito da Domani, parla di un «caso nato dalle strumentalizzazioni dei soliti noti». Ma quello che sta accadendo al lago Salso non è una semplice bega locale. E per vederci chiaro è già intervenuto con diverse lettere il Ministero della transizione ecologica. Sùbito dopo la denuncia degli ambientalisti, il dicastero diretto da Roberto Cingolani aveva chiesto al parco e alla regione di verificare la reale situazione. Non totalmente soddisfatto dalle risposte dei due enti, il ministero era tornato sull’argomento con due nuove lettere in cui poneva l’accento «sulla massima rilevanza» della questione a causa della possibilità della riapertura di una procedura di infrazione.

A preoccupare a Roma sono state anche alcune interpretazioni date dal parco a proposito degli accordi presi con la Commissione europea. In particolare, il ministero ha fatto sapere di non ritenere «condivisibile» la decisione del parco di considerare come semplici pascoli i terreni del lago. Il ministero ha invece ricordato come l’obiettivo della gestione dell’oasi debba essere la preservazione dell’habitat. Anche qui Pazienza si è comunque detto fiducioso: «Ho parlato con un funzionario del ministero, vedrà che andrà tutto bene».

Chi è meno ottimista sulla questione è Mario Nobile, segretario provinciale di Foggia per Sinistra italiana: «Da tempo critichiamo la gestione del parco nazionale del Gargano da parte della Lega e di Pazienza. L’oasi lago Salso è il caso più eclatante e sappiamo che, anche grazie al lavoro dell’assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, il ministero della Transizione ecologica ha già chiesto al parco nazionale di impostare un piano per le aree devastate dagli allevatori».

La preoccupazione per un’eventuale nuova procedura d’infrazione non è solo per la credibilità di un paese che rischia di farsi condannare due volte per la stessa questione, ma anche per i costi che un’eventuale nuova bonifica. «La prima operazione di rinaturalizzazione dell’oasi è durata sette anni ed è costata almeno 500mila euro oltre al lavoro dei volontari – spiega Vincenzo Rizzi, vicepresidente della Federazione pro natura – ma ora la situazione rischia di essere ancora peggiore visto l’uso dei diserbanti e l’assenza di volontari. Per questo abbiamo chiesto di segnalare alla Corte dei conti il comportamento del parco».

Un’oasi nella bufera

La possibilità della riapertura di una procedura d’infrazione è solo la punta dell’iceberg di un sistema che ha maltrattato l’oasi lago Salso fin dalla sua nascita. «Da tempo denunciamo l’incuria con cui è gestita l’oasi e come gli allevatori della zona prelevino illegalmente l’acqua dai terreni protetti mettendo in difficoltà questo delicato biosistema», racconta Rizzi. Ma le denunce ogni volta cadono nell’indifferenza quando non nel fastidio di chi dovrebbe controllare.

«In un territorio ad alta presenza mafiosa, i nemici numero uno sembriamo noi ambientalisti che siamo stati a più riprese definiti “ambientaloidi” e “gretini” da Pazienza stesso. Non che con i sindaci del Pd vada meglio: il nostro attivismo è malvisto anche da loro», aggiunge l’ambientalista. Quando ha denunciato pubblicamente la situazione del lago Salso al presidente della Puglia, Michele Emiliano (centrosinistra), si è sentito dire: «Non possiamo rispondere a tutti». Secondo Nobile «a portare avanti le battaglie sul lago Salso a livello locale siamo rimasti solo noi e i Cinque stelle».

A complicare ancora di più la situazione, il presidente Pazienza ha deciso a gennaio 2020 di mettere in liquidazione la società che gestisce l’oasi dicendo di volere avviare «una fase di profondo cambiamento». La decisione non è stata apprezzata dai commissari prefettizi di Manfredonia (il comune è stato sciolto per mafia) che hanno deciso di chiedere la revoca delle concessioni dei terreni alla società gestita da Pazienza e il ritorno quindi dell’oasi sotto la gestione comunale. Il caso è ora all’attenzione del Tar.

Anche gli ambientalisti hanno criticato la scelta della liquidazione, convinti che sia solo un mezzo per mettere definitivamente alla porta le associazione ambientaliste finora socie di minoranza della oasi lago Salso spa con il quattro per cento, a fronte del restante 96 detenuto dal parco nazionale del Gargano.

La gestione da parte di Pazienza era finita al centro di polemiche anche nel 2020 quando il professore universitario aveva nominato come direttore Vincenzo Totaro che, secondo una relazione della Corte d’appello di Bari del 2016, sarebbe stato incandidabile a ricoprire un ruolo pubblico perché «ritenuto persona legata da rapporti d’amicizia» con il clan dei “Macchiaioli”.

C’è del verde in Gargano

Chi sicuramente sorride di fronte alla liquidazione della oasi lago Salso spa è il centrodestra locale. Il commissario liquidatore è infatti Gianfranco Ursitti, cugino di Raimondo, attuale vicesegretario regionale della Lega. Mentre il ruolo di revisore legale è stato affidato a Giuseppe Mainiero, ex consigliere comunale a Foggia per Fratelli d’Italia. Pazienza è da sempre considerato uomo vicino alla Lega. In passato è stato assessore provinciale a Foggia per il centrodestra e la sua nomina è stata indicata dall’ex sottosegretaria leghista all’Ambiente Vannia Gava nell’agosto 2019.

L’europarlamentare Cinque stelle Mario Furore ha inoltre raccontato a Fanpage di un pranzo «definito istituzionale, ma a dir poco amichevole» tra Pazienza e Salvini. Ricostruzioni minimizzate da Pazienza che dice: «Non ho la tessera di alcun partito e parlo con tutti coloro che sono disposti al dialogo».

Un altro esponente leghista che da tempo si interessa di Gargano è Massimo Casanova, proprietario del Papeete ed europarlamentare per il Carroccio. Quello di Casanova non è solo un interesse di natura politica.

L’eurodeputato possiede infatti una grande tenuta a Lesina finita sotto un’indagine della guardia di finanza e i cui terreni sono immersi proprio nel parco nazionale del Gargano pur non facendone legalmente parte. Nel frattempo il vento leghista nel foggiano sembra continuare a soffiare. Alle recenti amministrative il nuovo sindaco eletto a Lesina è stato il leghista Primiano De Mauro.

Ma una battuta d’arresto importante c’è già stata: a maggio il sindaco foggiano Franco Landella (verde Lega, e non verde ambientalista) è stato accusato di corruzione e il comune è stato sciolto per mafia.

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