Fatti

Il rogo perenne di Gela dove i conflitti si regolano con gli incendi

  • Un attentato ogni ventiquattro ore, negli ultimi due anni erano calati del venti per cento ma in queste ultime settimane sono risaliti. «La regolazione ordinaria dei conflitti fra le persone prevede il danneggiamento e in particolare il fuoco», racconta Emanuele Ricifari, questore di Caltanissetta,  
  • Se fino a qualche tempo i “piromani“ non venivano mai presi, oggi gran parte di loro vengono trascinati in tribunale. Ma i roghi non finiscono mai. Tribalità e follia collettiva.
  • Una preziosa zona archeologica e una casba edilizia, un bellissimo mare e una pianura che sembra una discarica. Una città con troppe identità che è sempre stata una polveriera al centro della Sicilia.

Ogni notte c'è una vampa, la fiamma che si alza e illumina il vicolo o una piazza. E poi un'ombra che fugge, a terra i resti di una bottiglia e intorno la carcassa di un'auto, la saracinesca annerita di un bar, il fumo che avvolge un portone. Ogni notte è un rogo, piccolo o grande, sempre cattivo, sempre carico di risentimenti, di vendetta. Perché Gela è la città che parla con il fuoco. Le ultime vittime si chiamano Catena, Michele, Nunzio, Francesco, Salvatore, Agata, Tonino, Vincenzo, Cro

Per continuare a leggere questo articolo