Sabato 11 settembre David Okereke, appena entrato dalla panchina a metà secondo tempo, ha segnato un gran gol per il Venezia sul campo dell’Empoli mettendo al sicuro la vittoria (2-1). Lunedì 13 settembre il gup del tribunale di La Spezia, Marta Perazzo, su richiesta del pubblico ministero Antonio Patrono, ha rinviato a giudizio quattro persone: due ex dirigenti dell’A.c. Spezia (l’ex amministratore delegato Luigi Micheli, attualmente direttore generale del Brescia Calcio, e l’ex responsabile del settore giovanile, Claudio Vinazzani), l’ex responsabile dell’accademia calcistica nigeriana Abuja Football College (Renzo Gobbo) e infine Roberto Sannino, un ex tutore di calciatori che si trovavano in Italia con lo status di minori stranieri non accompagnati.

Due episodi avvenuti a distanza di 48 ore, apparentemente non connessi. E che invece segnano una simbolica coincidenza. Perché inserendo quelle due tessere nel mosaico più vasto del flusso di calciatori nigeriani sulla rotta che porta a La Spezia si scopre quanto le due circostanze siano legate.

Tanto da far ipotizzare che qualcuno abbia maledetto quel gol di Okereke sul campo dell’Empoli, giunto a soli due giorni dal pronunciamento del gup spezzino. Un rumore di sottofondo che sarebbe stato meglio evitare. E che invece ribadisce quanto complessa sia questa vicenda.

Da Abuja alla Liguria

Di questa vicenda Domani si è occupato a più riprese, dedicandole anche un longform. Riguarda un oggetto che gli investigatori della squadra mobile di La Spezia hanno definito “sistema Nigeria”.

Il sistema si snodava attraverso l’Abuja Football College e lo Spezia calcio, entrambi controllati dal magnate italo-nigeriano Gabriele Volpi. E la sua attività, secondo gli inquirenti, consisteva nel far approdare in Italia calciatori minorenni nigeriani, provenienti da Abuja. In tutto, negli anni fra il 2013 e il 2017, 13 giovani calciatori hanno seguito questa rotta.

I ragazzi passavano dai tornei giovanili internazionali di maggior prestigio fra quelli disputati in Italia (soprattutto il torneo di Viareggio) e poi rimanevano in Italia alla vigilia del compimento della maggiore età con lo status di minori stranieri non accompagnati.

Grazie a un minimo margine di manovra garantito dai rigidi regolamenti Fifa in materia di trasferimenti internazionali dei minori, ai giovani nigeriani veniva fatto il primo tesseramento presso società dilettantistiche liguri (prima la Lavagnese, poi il Valdivara 5 Terre), questo aveva l’effetto di “sdoganarli”. Quindi, una volta compiuta la maggiore età, venivano acquisiti dallo Spezia, che successivamente poteva cederli realizzando notevoli plusvalenze.

L’ultima di queste plusvalenze è stata realizzata nell’estate del 2019, con la cessione di un attaccante classe 1997 ai belgi del Club Brugge. Cifra di cessione: 8 milioni di euro, tutta plusvalenza. L’attaccante che ha fruttato allo Spezia un così grasso guadagno si chiama David Okereke. Che dopo aver trascorso due stagioni agonistiche non esaltanti in Belgio è tornato in Italia. Ceduto in prestito al Venezia a metà agosto scorso, Okereke è andato in gol per la prima volta in Serie A giusto 48 ore prima che il gup Marta Perazzo decidesse di mandare a processo Gobbo, Micheli, Sannino e Vinazzani. E con questo il cerchio si chiude.

Il versante croato

In realtà il cerchio era molto più largo. Comprendeva numerosi altri indagati, si estendeva oltre la rotta Spezia-Abuja e aveva diramazioni anche in Croazia. Sull’altra sponda dell’Adriatico toccava Fiume e lo HNK Rijeka, altra società calcistica che in quella fase storica faceva parte dell’impero sportivo di Volpi unitamente ai due club di pallanuoto della Pro Recco (di cui lo stesso Volpi è stato giocatore in gioventù) e del Primorje, il club di Fiume.

Tutti sotto il controllo di Orlean Invest, la holding nigeriana di Volpi, tramite il veicolo olandese Stichting Social Sport.

Anche il Rijeka è stato destinatario di una robusta circolazione di calciatori nigeriani. Al punto da richiamare l’attenzione degli ispettori Fifa, allarmati per questo flusso di minorenni diretto in Croazia dalla Nigeria. Quando l’inchiesta della federazione internazionale ha portato a blande sanzioni per la federcalcio croata e per il Rijeka (che fra l’altro sostiene di non averla mai ricevuta), Volpi ha già sganciato dall’impero personale il feudo croato. Si è liberato prima del club di pallanuoto e poi, nel 2018, del club calcistico.

Quest’ultimo è stato ceduto a Damir Mišković, croato di Fiume ma anche persona di massima fiducia per Volpi negli affari nigeriani, specie quelli calcistici. Al punto da essere stato uomo forte dello Spezia calcio fra il 2013 e il 2017. Giusto l’arco di tempo in cui sono transitati in Liguria i 13 ragazzi provenienti da Abuja. Per la cronaca, adesso Mišković è vicepresidente della federcalcio croata.

Chi esce dall’inchiesta

Ma il cerchio del sistema era più largo anche in Italia. E comprendeva figure di spicco dell’impero economico e sportivo di Volpi. A partire dal magnate stesso e da colui che negli anni più recenti è diventato il suo plenipotenziario: un signore che risponde al nome di Gianpiero Fiorani.

Nell’inchiesta della squadra mobile spezzina che nasce per caso (gli investigatori stavano seguendo un filone legato al doping) i loro nomi ricorrono a ripetizione. E i brani delle intercettazioni riportati nelle carte fanno intendere un loro ruolo tutt’altro che defilato nel funzionamento del “sistema Nigeria”. La loro posizione, però, è stata archiviata assieme a quella di altri 11 indagati. Sul banco degli imputati sono rimasti in quattro. Quelli che con un linguaggio da cronaca giudiziaria del secolo scorso verrebbero definiti “pesci piccoli”.

I signori Gobbo, Micheli, Sannino e Vinazzani andranno a processo (prima udienza il 9 dicembre) per rispondere di presunta violazione della legge italiana sull’immigrazione. Come se avessero fatto tutto da soli. Quanto al duo Volpi-Fiorani, si è già dedicato a una nuova avventura con l’Arzachena Academy.

La nuova proprietà

Oltre che sul versante della giustizia penale, la vicenda Spezia-Nigeria si è sviluppata sul versante della giustizia sportiva. Dove la controversia è stata accesa dalle proteste delle società dilettantistiche liguri avversarie di Lavagnese e Valdivara 5 Terre.

Quei calciatori nigeriani, oltre a essere troppo forti per la categoria e determinare condizioni di concorrenza sleale, sarebbero stati tesserati in modo discutibile.

L’indagine promossa dalla procura della Figc ha portato nel novembre del 2019 a un patteggiamento. Lo Spezia se l’è cavata pagando 60mila euro e tutto è finito lì. Chi invece non ha accettato questo esito sul piano della giustizia calcistica è la Fifa. Che è andata avanti con una propria inchiesta e nello scorso mese di luglio ha comminato una pesante sanzione allo Spezia calcio: quattro sessioni di calciomercato senza poter fare nuove acquisizioni.

Se confermata dopo il grado d’appello, questa sentenza costringerà lo Spezia a non tesserare nuovi calciatori per due intere stagioni calcistiche.

La stangata della Fifa, oltre a infliggere una figuraccia alla Figc, ha avuto l’effetto di colpire la nuova proprietà dello Spezia per atti commessi sotto la vecchia proprietà.

A febbraio 2021 il club ligure è stato ceduto ai Platek, una famiglia statunitense che soltanto cinque mesi dopo avere rilevato la società si è ritrovata a gestire una situazione così scomoda. Ne è scaturita una polemica fra nuova e vecchia proprietà, coi Platek che hanno lamentato di non essere a conoscenza dell’esatto stato delle cose al momento del passaggio di proprietà e Stichting Social Sport che ha controbattuto di avere usato la massima trasparenza.

Il magro avvio di campionato dello Spezia (3 sconfitte su 3 gare) ha aggiunto umore nero. E adesso il rinvio a giudizio deciso lunedì dal gup potrebbe avere influenze negative sull’appello in sede Fifa. Difficile che la vicenda si chiuda qui. E non parliamo dell’aspetto sportivo.

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