È un lavoro usurante dunque merita il giusto compenso. Sarà stato questo il ragionamento che ha indotto l’Hellas Verona Calcio spa a deliberare l’erogazione di un generoso bonus da quasi 3,1 milioni di euro (per l’esattezza, 3,061 milioni) al proprio amministratore unico. Così, nella nota integrativa all’esercizio finanziario chiuso il 30 giugno 2020, riferisce la voce «compensi agli organi sociali».

A beneficiarne è una società denominata Seven 23 srl, sede legale a Milano al numero 6 di via Pietro Paleocapa. Il controllo al 100 per cento di Seven 23 è esercitato da una fiduciaria, la Across, con sede legale sempre in via Paleocapa ma al civico 4. Quanto all’amministratore unico di Seven 23, si tratta del signor Maurizio Setti, presidente dell’Hellas Verona Calcio spa. E se avete già cominciato a perdere l’orientamento, fatevi forza: abbiamo soltanto iniziato.

Mister Seven

Seven come sette ma anche Setti. Una bella trovata per denominare la società cui tocca amministrare l’Hellas Verona Calcio spa. Che è anche la prima società della Serie A, fatta eccezione per le tre quotate in Borsa (Juventus, Lazio e Roma, cui tocca rispettare tempi più celeri) a depositare il bilancio annuale al 30 giugno 2020. Un esercizio che si chiude con un utile da 8.275.111 euro, anche grazie alle plusvalenze da calciomercato che superano i 15 milioni di euro.

Gli analisti dell’associazione “Verona col Cuore” sottolineano che si tratta di un risultato d’assoluto rilievo. Ma al tempo stesso non mancano di rilevare gli aspetti che suscitano perplessità. A partire dai costi parecchio sostenuti. I 3,1 milioni di compenso a Seven 23 determinano una crescita esponenziale dei costi amministrativi. Raddoppiati in un anno da 2,589 a 5,243 milioni di euro anche in conseguenza del premio corrisposto.

E poi c’è una differenziazione fra le voci «costi per competenze procuratori e consulenti sportivi» e «costi accessori campagna trasferimenti» piuttosto curiosa. La prima ammonta a 1,512 milioni di euro e la seconda a 4,028 milioni di euro. E pur senza aggiungere i 521mila euro per «attività di scouting» (che pure ci starebbero ma sono inseriti nei costi amministrativi), le due voci sommate fanno 5,54 milioni di euro.

Il punto è che, di norma, i “costi accessori” sono esattamente i compensi agli agenti. Che invece, come riportato nell’illustrazione delle voci di passivo, vengono ricondotti sotto la prima voce relativa alle “competenze”, come specificato nella formulazione: «Oneri sostenuti in fase di acquisizione dei calciatori e di rinnovi contrattuali».

Ma allora quei 4,028 milioni di euro in “costi accessori” a cosa corrispondono? Non siamo in grado di rispondere perché quella voce non è stata illustrata. Certamente una banalissima dimenticanza. Peccato perché sarebbe stato stimolante conoscere la differenza fra «competenze procuratori e consulenti sportivi» e «costi accessori campagna trasferimenti».

C’è poi la voce dei dividendi e dei rimborsi di capitale: 6.515.307 euro più 621.948 euro. Fanno 7.137.255 euro corrisposti al socio controllante. Che è un soggetto denominato Star Ball srl. E basta nominarlo per entrare all’interno di un labirinto.

Labirinti societari

Star Ball è una società con sede legale al numero 4 di Galleria Cavour, Bologna. Il 100 per cento di Star Ball è controllato da Maurizio Setti, e a sua volta la società controlla l’Hellas Verona, il Mantova 1911 srl e la società in liquidazione H23 spa. La Star Ball è l’ultima tappa di una lunghissima catena di combinazioni societarie cui Setti ha dato vita per la gestione dell’Hellas Verona.

Abbiamo provato a ricostruirla e chiediamo venia se dovessimo perderci qualche pezzo per strada. Si comincia nel 2012, quando Setti acquisisce la società gialloblu. Lo schema prevede che la Seven 23 srl, tramite fiduciarie, controlli Falco Investments, società lussemburghese che a sua volta controlla HV7, che controlla l’Hellas.

A gennaio 2013 viene costituita Hellas Verona Marketing e Communications Srl (HVMC), che unitamente all’Hellas Verona viene piazzata in fondo alla catena di controllo. Seguono operazioni di cessione del marchio e aumento di capitale, quindi a gennaio 2015 HV7 cede le quote a Falco Investments e si sfila dalla catena.

Tra gennaio e febbraio 2018 giungono ulteriori operazioni: Falco Investments viene trasferita in Italia, all’indirizzo bolognese menzionato sopra, e prende il nome di H23 Srl, mentre Seven 23 scinde il ramo d’azienda sportivo (cioè l’Hellas Verona) e lo denomina Star Ball. Seguono le operazioni con cui Star Ball acquisisce Hellas Verona, che a sua volta acquista il 100 per cento di HVMC, mentre H23 e HV7 vengono messe in liquidazione.

Mister Foxes

A dare seri grattacapi al signor Setti, però, non è questo incastro di società ma un suo ex amico, Gabriele Volpi, magnate della logistica petrolifera, italiano con passaporto nigeriano, che è anche proprietario dello Spezia. I due erano amicissimi ai tempi in cui Setti era vicepresidente del Bologna, talmente affiatati da formare una coppia inscindibile. L’apice dei rapporti si è raggiunto col passaggio da Verona dell’attaccante argentino naturalizzato paraguayano Juan Manuel Iturbe, da cui Volpi avrebbe tratto ottimi vantaggi.

Successivamente i rapporti fra i due si sono rotti in malo modo e adesso Volpi reclama indietro soldi da Setti. E intanto che aspetta, ottiene il fallimento delle ex holding in liquidazione con sentenze del tribunale di Bologna. A giugno 2020 è toccato a H23, il mese successivo a HV7.

Quel rischio inedito

Quello di Setti è proprio un lavoro usurante. Tra superfetazioni societarie e assalti da ex amici non si può certo vivere sereni. A dimostrazione di questo occorre tornare al bilancio 2020 e leggere la sezione legata ai rischi d’impresa, quella in cui viene elencata la lista delle circostanze che possano danneggiare il buon andamento della società.

Accanto a voci standard e agli ovvi rischi da Covid-19, troviamo un inedito «rischi connessi alla capacità di attrarre “capitale umano”». Una voce che merita di essere riportata integralmente: «Il conseguimento dei risultati sportivi ed economici dipende dalla capacità di attrarre e mantenere manager, giocatori e staff tecnico di qualità e, pertanto, comporta il pagamento di stipendi in linea con quelli dei principali concorrenti, alcuni dei quali possono contare su ricavi superiori con conseguente maggior capacità di spesa. L’eventuale impossibilità di trattenere risorse-chiave potrebbe avere un impatto negativo sulle prospettive di crescita della Società». Insomma, viene quasi il dubbio che tre milioni per Setti siano pochi.

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