L’uomo a cui Flavio Briatore fa amministrare il suo Billionare è accusato di epidemia e lesioni colpose. La procura di Tempio Pausania ha notificato l’avviso di conclusione indagini a Roberto Antonio Pretto, amministratore unico della società che gestisce la nota discoteca in Costa Smeralda: secondo l’accusa «mediante condotte commissive ed omissive, nonostante la prevedibilità dell’evento, cagionava per colpa un’epidemia di Covid-19 mediante diffusione di germi patogeni» e perché queste azioni hanno fatto ammalare di Covid-19, «per un tempo superiore ai 40 giorni», 21 lavoratori del locale. Oltre a loro si ammalò anche Flavio Briatore, costretto dal virus a un ricovero al San Raffaele di Milano.

I fatti contestati risalgono all’estate scorsa, tra fine luglio e i primi giorni di agosto, quando la prima ondata dell’epidemia di coronavirus in Sardegna era considerata un ricordo e avevan riaperto – tra mille polemiche - le discoteche sull’isola. Al Billionaire sarebbero mancate mascherine e dispositivi di protezione individuali, il rispetto di qualsiasi norma di tutela personale contro la diffusione del contagio da Covid-19, persino il sapone per lavare le tazzine di caffè.

Lavoratori lasciati a sé stessi

I quattordici punti evidenziati dalla procura nell’accusa sembrano l’elenco di tutto ciò che non deve essere fatto da un datore di lavoro durante una pandemia. L’uomo di Briatore avrebbe messo a disposizione dei lavoratori «alloggi con stanze da letto e servizi igienici promiscui» che avrebbe favorito il contagio di Covid-19 tra alcuni dipendenti mentre i loro compagni di stanza «continuavano a recarsi a lavoro». Pretto poi «ometteva e ritardava, fino a chiusura definitiva del locale, di segnalare all’Autorità Sanitaria» le positività dei lavoratori. 

I dipendenti poi ricevevano la direttiva di «rimanere in servizio e/o rientrarvi senza previa effettuazione del tampone», nonostante la presenza di sintomi compatibili con il Covid-19, «sminuendo la portata del problema». Dopo i primi casi di positività, l’amministratore del Billionaire non avrebbe poi chiuso il locale per «procedere all’immediata pulizia e sanificazione di tutti gli ambienti e alla ventilazione del locale», come previsto dalle norme.

No Mask

Pretto avrebbe anche omesso di fornire, o fornito in ritardo, «mascherine in numero insufficienti rispetto al reale fabbisogno» dei lavoratori, costretti al ripetuto utilizzo degli stessi dispositivi di protezione. Inoltre, «impartiva alle lavoratrici impiegate come “ragazze immagine” la direttiva di non indossare alcuna mascherina».

Nel locale, scrivono i giudici, nessuno controllava il rispetto delle norme di comportamento sul corretto uso di mascherine, del rispetto del distanziamento interpersonale e dei tavoli, sul divieto di ballo, da parte dei clienti del locale.

Sapone e caffè

Tra le varie contestazioni, che fanno dire ai magistrati che Pretto generalmente «ometteva precauzioni necessarie per evitare la diffusione dell’agente patogeno», c’è anche quella sulle tazzine del caffè: Pretto infatti «ometteva di adottare le misure organizzative, igieniche e di cautela minime in relazione alla pulizia delle stoviglie impiegate» al bar e al ristorante. Le tazzine da caffè infatti, essendo in numero «palesemente insufficienti in proporzione al reale fabbisogno», sarebbero state sciacquate con sola acqua per essere immediatamente riutilizzate, «senza utilizzo di sapone perché non disponibile».

I discotecari

La scorsa estate Flavio Briatore, insieme alla sua amica Daniela Santanchè (proprietaria del Twiga di Forte dei Marmi, oltre che deputata di Fratelli d’Italia) e ad alcuni altri parlamentari di centrodestra, era stato uno dei più accesi sostenitori della necessità di riaprire discoteche e locali notturni. «Al governo ci sono degli incapaci, il virus non va in giro solo di notte» è stata forse la frase che più ha utilizzato ogni volta che è stato intervistato da televisioni e giornali.

Oltre che prendersela con l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il proprietario del Billionaire se la prese anche con il sindaco di Arzachena, che impose una serie di restrizioni “smorza-movida” dopo l’aumento dei casi di coronavirus in Costa Smeralda.

Ma forse sarebbe bastato seguire le indicazioni del governo, rispettando e facendo rispettare poche e precise regole, per evitare lo scoppio del contagio in discoteca.

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