Alberto Di Rubba, ormai conosciuto come uno dei due «commercialisti della Lega», è stato catapultato alla presidenza della Fondazione Lombardia film commission (Lfc) nel 2014 per volere della leghista Cristina Cappellini, in quel momento assessore regionale alla Cultura.

Di Rubba aveva saltato la fila per arrivare a quel posto dal quale avrebbe gestito l'operazione di acquisizione del capannone di Cormano, provincia di Milano, che gli è costata un'incriminazione per concorso in peculato per cui sarà giudicato con il suo socio di studio Andrea Manzoni a partire dal prossimo 21 aprile dal giudice Guido Salvini del Tribunale di Milano. Nella cinquina dei pretendenti all'incarico di numero uno della Lfc il suo nome, infatti, non c'era, al contrario di quello di Giulio Centemero, attuale tesoriere del partito di Matteo Salvini che però non era stato giudicato idoneo.

Anche Di Rubba forse non lo sarebbe stato, in quanto consulente di società attive in ambito multimediale e audiovisivo e quindi con un potenziale conflitto di interesse, ma la circostanza nel suo caso non fu ostativa.

Nomina politica

La Cappellini, interrogata anni dopo dai pubblici ministeri Eugenio Fusco e Stefano Civardi nell'abito di questa inchiesta, avrebbe detto che Di Rubba, considerato molto vicino a Salvini, era stato indicato in realtà proprio da Centemero e sarebbe arrivato per rimettere a posto i conti della fondazione in quanto «tecnico» e non un «addetto ai lavori», come lui stesso aveva detto nel suo discorso di insediamento. Di Rubba insieme ad Andrea Manzoni sono stati scelti dal partito per amministrare insieme a Centemero i conti del partito, dei gruppi parlamentari e delle società collegate.

I dettagli della nomina di Di Rubba si rintracciano nella consulenza che la procura ha chiesto all'architetto Maurizio Bracchi e che è stata depositata in attesa dell'avvio del processo. Un lavoro di un centinaio di pagine falseche ripercorre nel dettaglio tutte le vicende dell'acquisizione del capannone di Cormano.

1 milione dalla regione

Ciò che traspare chiaramente è che Di Rubba è un vero deus ex machina di Lfc, che riesce a farsi assegnare nel 2015 dalla Regione Lombardia a trazione leghista un contributo straordinario da un milione di euro che riesce a bloccare nel bilancio della fondazione, invece di spenderlo per la promozione della cinematografia come chiesto dal consigliere espresso dal comune di Milano, per destinarlo poi all'acquisizione del capannone di Cormano, pagato 800 mila euro all'Immobiliare Andromeda dei sodali Fabio Barbarossa e Michele Scillieri (quest'ultimo amministratore di fatto, nonché sindaco supplente di Lfc), che hanno già patteggiato una pena nell'ambito di questo procedimento. Va ricordato che presso lo studio di Scillieri, commercialista in via delle Stelline a Milano, è stata domiciliata la Lega per Matteo Salvini presidente.

Quegli 800 mila euro, dicono i pm nelle loro accuse, sono in realtà stati distratti e sono finiti nelle sue tasche, in quelle dell'altro commercialista Andrea Manzoni e di tutti i protagonisti di questa storia di distrazione di denaro pubblico a fini privati e personali, compreso l'imprenditore edile Francesco Barachetti, l'amico di Di Rubba che aveva ottenuto l'incarico di ristrutturare l'edificio e il cui processo con rito immediato, per concorso in peculato e false fatture, è partito lo scorso 15 aprile.

Che l'operazione Cormano fosse solo un pretesto lo si intuisce chiaramente dalla ricostruzione del consulente. Le date sono fondamentali per comprendere cosa sia successo. E la loro scansione sembra fornire la prova della colpevolezza.

Come previsto

Durante una perquisizione presso la Barachetti Service dell'omonimo imprenditore, scrive il consulente, la Guardia di Finanza ha rintracciato un paio di foglietti che davano traccia di un sopralluogo eseguito «l’11 novembre 2016» presso il capannone di Cormano. Quattro giorni dopo in uno scambio di email con Alberto Di Rubba, Barachetti aveva inviato al presidente di Lfc le immagini di un rendering del capannone e questi gli aveva risposto come rendere più realistica e appetibile questa figura «inserendo anche un Tir» nelle foto.

In quei giorni non esisteva ancora nessun bando per la ricerca di un immobile da acquisire e dedicare a sede e cineporto, dopo essere stati sfrattati dalla sede storica di corso San Gottardo a Milano, di proprietà del Comune.

Al contrario, il bando sarebbe arrivato solo nel maggio del 2017 e l'unica proposta arrivata sul tavolo del presidente è stata quella della Immobiliare Andromeda, fatta accettare da Di Rubba al consiglio di amministrazione di Lfc, che pagò l'intera somma a titolo di caparra. Questo investimento in un immobile così oneroso serviva realmente? Anche la Corte dei Conti negli anni passati ha avanzato qualche dubbio in merito, vista la scarsa operatività della fondazione, che ha stentato a decollare.

Questi passaggi, e i molti altri che sono minuziosamente raccontati nel rapporto consegnato ai pm, raccontano bene le anomalie del percorso fatto per schivare i possibili intralci all'acquisizione, sia i cambiamenti di rotta. Come le dichiarazioni di Di Rubba che inizialmente voleva una sede milanese per Lfc, in modo che fosse comoda, salvo poi cambiare tutto ed esaltare la scelta di Cormano.

Servirà tutto ciò per convincere i giudici della colpevolezza dei due commercialisti della Lega? Lo si vedrà a conclusione del processo. I pm, nel frattempo, hanno citato il consulente Bracchi anche come testimone nel processo Barachetti. 

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