Caraibi e documenti, l’incontro segreto tra i boss e gli uomini di Rama

In fondo l’Albania è un’immensa isola felice. I miliardari ci fanno i resort, chi ha i soldi investe, i turisti ci trascorrono le vacanze, gli Stati portano i migranti, i narcos riciclano e festeggiano le nuove imprese. Ed è proprio su un’isola che voglio chiudere questo libro. Siamo nelle Antille Olandesi, dove nel gennaio del 2019, secondo la direzione investigativa antimafia, si sarebbe tenuto un incontro tra affaristi, narcos ed esponenti del governo di Rama. Proprio così. Per la prima volta svelo i dettagli e i protagonisti di un incontro clamoroso. Il vertice è stato documentato dagli inquirenti italiani, e si è svolto alla presenza di «esponenti imprecisati dell’attuale governo albanese in carica». Così scrivono gli inquirenti nei documenti giudiziari. Il setting: l’isola caraibica di Aruba. C’era un imperatore di affari e crimine, c’era un imprenditore di stanza a Prato al quale le cronache locali hanno dedicato qualche articolo, un narcotrafficante, e c’erano altri del loro gruppo, tutti albanesi. Ma soprattutto c’erano ignoti uomini di vertice della politica albanese. Una vicenda clamorosa, ben documentata nelle annotazioni degli inquirenti. Non solo Cpr, la nave regalata all’Albania ci costa 1,6 milioni Il summit e l’affare Una storia inedita e incredibile. Ma cosa facevano tutti lì su quell’isola? Una precisazione è d’obbligo: le informative e i documenti giudiziari non hanno portato ad alcun processo in Italia, il procedimento si è chiuso con l’archiviazione per la complessità delle indagini, il reticolo internazionale degli eventi e la scadenza dei termini per investigare. Code giudiziarie si sono aperte e sono in corso in altri Paesi d’Europa. Perché se siamo di fronte a un modello di crimine internazionale, è chiaro che le informazioni investigative siano in circolo e vengano utilizzate in diversi Paesi. Carte, testimonianze e complicità ci aiutano a tratteggiare il profilo dell’ultimo degli Invincibili di cui parleremo in queste pagine. Uno dei più importanti, un imperatore: Artur Shehu. Un boss che ci racconta l’Albania, la sua epopea, l’approdo nella stagione dei soldi, del business e del cash flow, la liquidità che corre e cambia il volto al Paese. A tutti i livelli. Persino i più alti. Anche lui, secondo gli inquirenti, ha partecipato all’incontro. «Abbiamo altresì documentato come dal 24 al 31 gennaio 2019 i massimi esponenti dell’organizzazione criminale si siano incontrati nella isola caraibica di Aruba (Antille Olandesi): presenti sul posto Artur Shehu (...) nonché esponenti imprecisati dell’attuale governo albanese in carica». Al telefono amici del gruppo intercettati parlano di questo incontro, riferiscono della presenza di esponenti autorevoli dell’esecutivo presieduto da Rama. Anche la polizia tedesca conferma il vertice sull’isola al quale avrebbe partecipato anche «Genci Hamzai (alias Alfredo Hamzai)», di mestiere trafficante di droga. Tanti nomi. Alcuni sconosciuti, altri eccellenti. E al cuore di tutto lui, Shehu, l’Imperatore. «Giova ricordare a questo proposito che Shehu Artur, notoriamente, viene descritto anche nelle fonti aperte come il capo indiscusso di una organizzazione criminale albanese con ramificazioni in Europa e Stati Uniti d’America, ragione per cui» – scrivono gli inquirenti – «i politici albanesi si sarebbero spinti a tenere questo incontro in una località segreta (come le Antille ex Olandesi) dove non è richiesto alcun tipo di visto per l’ingresso», si legge nelle carte dell’indagine. L’obiettivo? «Era di definire un accordo commerciale in cui i leader albanesi concedessero un permesso di costruzione per “un grattacielo a Tirana”, il terreno essendo di proprietà di due gruppi criminali». Insomma, sull’isola si parla di affari alla presenza di esponenti del governo Rama. Questo ricostruiscono gli investigatori con le intercettazioni. Millantano? E se invece è tutto vero, chi sono? Rama o suoi hanno mai incontrato Shehu? Lo abbiamo chiesto al primo ministro, ma non ha risposto. La riconferma di Edi Rama in una democrazia stagnante. Solo la diaspora scuote l’Albania L’isola di Artur Gli investigatori, dopo l’incontro, si mettono sulle tracce dell’Imperatore. Il ritratto che viene fuori dalle inchieste è a dir poco sfaccettato. Shehu è stato tutto. Tanto potente quanto incensurato. La sua storia racconta tutta la parabola. Era a Valona quando scorreva il sangue della guerra civile, il regime crollato, il capitalismo feroce, l’anarchia con le bande criminali che si facevano la guerra assaltando le armerie. È un sopravvissuto a quelle sparatorie. Faceva il re dei gommoni, quelli carichi di disperati che venivano in Italia. Shehu era lì in quegli anni prima di rifugiarsi negli Stati Uniti, a Miami, dove ancora vive. Ne ha fatta di strada. Dai gommoni agli affari societari con uno dei re della Sacra Corona Unita, Albino Prudentino. Il piccolo impero di Shehu è in un fazzoletto sul lungomare di Valona. Un impero che incrocia l’Italia e l’Albania: mutuo soccorso, affari in comune. Il business del futuro già due decenni fa, i giochi, le scommesse: il casinò. E quel casinò-ristorante è ancora qui, è in un enorme palazzone, ma al primo piano è tutto chiuso, la gelateria, invece, è aperta e ha un’altra proprietà. Il suo nome sbuca anche in alcune ricostruzioni giornalistiche per una vecchia donazione di terreni (in Italia lo racconta il Tg3, ndr). Siamo a Valona, trentamila ettari di una fantastica baia vengono donati a una fondazione presieduta dall’ex generale della Guardia di finanza Fabrizio Lisi, che era stato anche capo dell’Interpol italiana proprio in Albania. La donazione avviene nel 2015, ma Lisi ha più volte evidenziato di non sapere chi fosse Shehu e di non conoscere le sue attività illecite. Oggi Shehu, tramite una società e collaboratori, cementifica e costruisce a Valona, tra polemiche, contenziosi per l’esproprio dei terreni e cause. Ma i suoi affari continuano con il benestare del governo Rama. Petoku, il narco-ricercato, è di nuovo libero a Dubai. Governo in silenzio Lo stesso governo i cui esponenti avrebbe incontrato su un’isola deserta, nel 2019, proprio per parlare di investimenti e mattone. «Qui gli investimenti hanno autorizzazioni prima locali, poi nazionali, diciamo che è un proforma, il problema è che sembra che nessuno sappia chi sia davvero Artur Shehu» racconta una fonte albanese che chiede l’anonimato. Quando arrivo a Valona, chiedo riscontri e informazioni sul famoso incontro sull’isola. E una fonte bene informata mi racconta: «Anche in Albania ogni tanto si parla di un misterioso incontro ad Aruba con Shehu, senza data, senza i protagonisti. Da queste parti ci sono imprenditori che noleggiano charter. Qualche giornalista non filogovernativo scrive anche di un processo in Belgio e di insospettabili citati nelle carte. Questa storia è un mistero». Un mistero che parte da Aruba e arriva in Toscana, dove uomini di Shehu si occupano degli investimenti. Grazie a mutui e prestiti contratti in terra natia, il sistema consente di garantire a chi lo mette in atto la disponibilità di denaro subito impiegabile per qualsiasi investimento lecito, senza esporsi a pericolosi accertamenti degli organi di vigilanza finanziaria. Non solo, quando il mutuo viene estinto il soggetto riesce anche a ripulire il denaro. «Tale forma di riciclaggio, effettuata in Paesi compiacenti e senza alcuna forma di controllo, come nel caso di specie l’Albania (Paese dove viene erogato il mutuo), permette agli indagati di effettuare grossi investimenti immobiliari in Italia con denaro provento di attività delittuosa, senza incorrere in attività di controllo da parte degli organi competenti» segnalano gli investigatori. Senza incorrere in controlli. Per questo sono invincibili. ©Riproduzione riservata