Un istituto che versa in condizioni disastrose e un commissario straordinario di governo, non vaccinato, che pensa bene di occuparsi di mascherine, ma soprattutto di vaccini che, a suo dire, «ammazzano le persone». È questo il destino dell’istituto statale per sordi di Roma, un ente pubblico sotto il controllo del ministero dell’istruzione e della ricerca che versa in condizioni disastrose. Per rilanciarlo il governo ha nominato un commissario con l’obiettivo di riformare l’ente e condurlo fuori dalla crisi nella quale versa.

Un commissario che è rimasto al suo posto per oltre un decennio senza risolvere niente e normalizzando lo stato di emergenza. Sono passati 14 anni dalla sua nomina, ma è fallito ogni tentativo di rilancio, fallimento che dipende dall’inadempienza dei governi che si sono succeduti.

«Non veniamo pagati da marzo, non ci sono neanche i soldi per pagare il riscaldamento», raccontano i dipendenti, ventuno, che sono in attesa del salario da oltre sei mesi e che attendono l’approvazione di un regolamento da parte del consiglio dei ministri per trasformare l’istituto in ente finalizzato al supporto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Il regolamento non è mai arrivato, i fondi neanche e l’istituto è sull’orlo del tracollo. L’istituto, fondato nel 1784, ha ospitato la prima scuola per sordi in Italia. Dal 1997 è stato qualificato in istituto a carattere atipico e attende di essere riformato, ma ogni processo in questa direzione è stato bloccato nonostante le proteste dei lavoratori. Non è più scuola, ma ha assunto la funzione di un centro di alta specializzazione sulla sordità che garantisce servizi gratuiti di informazione, documentazione e ricerca.

Il professore in delirio

A guidarlo, come commissario, nominato dall’allora ministro Giuseppe Fioroni, c’è un professore in pensione, si chiama Ivano Spano. Fioroni e Spano si conoscono qualche anno prima della nomina, firmano un libro insieme e nel paese dei commissari e delle emergenze permanenti, Spano, nominato nel 2007, è ancora lì. Il professore ci accoglie nell’istituto e racconta la fatica del commissario eterno.

«Io devo togliere i soldi ai miei dipendenti, sono tutti co.co.co, perché dobbiamo finanziare le attività, il governo si dia una mossa. Questi non prendono lo stipendio e si arrangiano, alcuni di loro fanno il doppio lavoro», dice. Sul sito dell’istituto non c’è una sezione trasparenza, non è pubblicato neanche il bilancio che, nel 2007 all’atto del commissariamento, era in attivo.

«Ma questo istituto dipende dal ministero, mica dobbiamo pubblicare il bilancio, ma comunque se vuole lo troviamo», continua il commissario che per risollevare le casse dell’ente, qualche anno fa, voleva costruire un parcheggio di cinque piani sotto l’edificio, in via Nomentana, a Roma. Solo la sollevazione di deputati e consiglieri comunali blocca quell’operazione edilizia devastante. Ma lo Spano costruttore, da ultimo, lascia spazio allo Spano virologo.

Alla disastrosa situazione dell’ente, infatti, si aggiunge il commissario che, in piena crisi pandemica, non si vaccina e si fa portavoce di tesi strampalate. «Io non sono vaccinato perché ho dei problemi personali e poi sono nocivi», dice dando la stura a una serie di teorie prive di supporto scientifico oltre che di buon senso. Si parte proprio dai vaccini. «Non risolvono nulla, fanno male e, infatti, muoiono a bizzeffe in Israele, in Inghilterra. Adesso anche in Italia i morti da vaccino sono numericamente importanti. Non vaccinatevi, è un fatto di rispetto umano. Noi italiani cadiamo in alcune trappole, siamo condizionati dagli Stati Uniti», dice il professore che poi mette insieme il 1914, l’ex ministra Beatrice Lorenzin e un fantomatico viaggio negli Stati Uniti.

Chiediamo spiegazioni sul 1914, ma non ne otteniamo. Ma lei è sociologo perché si occupa di queste cose? «Io ho insegnato nella facoltà di medicina», risponde ma non specifica cosa. Non vanno bene neanche le mascherine nel mondo di Spano. «Hanno fatto un report dove dicono che nelle mascherine ci sono metalli pesanti», dice il professore.

Ma chi? Il professore evoca un’università che ha realizzato questo studio per l’Europa, ma proprio non ricorda il nome dell’istituto. Nelle mascherine ci sarebbero cose da far vergognare le autorità e i bambini rischiano l’olfatto a indossarle. «Bisogna avere rispetto delle persone, siamo cavie. Le persone non vengono ammazzate dal covid, ma da altro».

In Italia il covid ha ucciso 130 mila persone e anche su questa verità il professore palesa i suoi dubbi. «Guardi cosa è successo in Veneto? Hanno cremato i morti, sono stati cremati così non si capiva l’origine del decesso», dice il professore. In pieno delirio, il commissario attacca i medici, i virologi e il governo che impone la certificazione verde per entrare in uffici pubblici e privati.

«Chi l’ha eletto questo governo, chi? Draghi quando era in Europa non ci ha mai considerati, ha maltrattato il nostro paese, chi l’ha voluto?». Mentre solleva i suoi interrogativi ne resta uno più semplice: come può il professore Ivano Spano con le sue tesi strampalate ricoprire l’incarico di commissario di governo?

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