Continua con la sua nona puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.

La mafia non è invisibile ma si mimetizza negli angoli meno illuminati del mercato, trova alleati più o meno consapevoli nelle amministrazioni pubbliche e ha perfino la capacità di produrre consenso sociale e un immaginario autonomo, dal cinema alle serie tv, passando per internet, i social media fino ai negozi di moda. Ne sono prova le parole scioccanti di una senatrice della Lega a proposito di una presunta mafia di altri tempi capace di proteggere i nostri territori.

L’evoluzione della narrazione mafiosa attraverso la comunicazione nel terzo millennio è oggetto, ad esempio, di lavori importanti come “Lo spettacolo della mafia. La narrazione mafiosa 2.0 tra emoji, meme e serie tv” (edizioni Gruppo Abele, 2019) di Marcello Ravveduto. Se non c’è una inchiesta permanente a svelare le pratiche e i reticoli mafiosi, saranno le stesse cosche a dare un’immagine edulcorata di sé, a costruire senso comune mescolando consenso, paura e rassegnazione. Proprio per questo tantissimi amministratori e amministratrici locali di tutta Italia scommettono e lavorano da anni sul tema della cultura e della promozione della cittadinanza attiva e responsabile come strumenti chiave di prevenzione e contrasto alle mafie, realizzando rassegne culturali antimafia e promuovendo percorsi educativi con un forte coinvolgimento delle scuole, del mondo dei professionisti e della cittadinanza.

Tra le tante iniziative promosse dagli enti locali sul tema della cultura, Avviso Pubblico partner di un progetto più ampio, promosso insieme alle associazioni Crisi Come Opportunità, Biennale Democrazia, Fondazione Giancarlo Siani Onlus e Italia che Cambia, ha selezionato le migliori idee che sono state sviluppate in questi anni in diversi territori d’Italia che saranno presentate il prossimo 26 marzo a Firenze per il primo incontro di ‘Pensa 2040: cultura e cittadinanza attiva come strumento chiave di lotta alla criminalità organizzata’.

Si parte da Fiumicino dove Arcangela Galluzzo, delegata alla Legalità del comune laziale, è da sempre al lavoro con i più giovani. «Sono una persona che mette al centro i rapporti umani e che ha mantenuto la curiosità degli adolescenti e quindi vuole sempre scoprire e andare oltre», così si racconta descrivendo Fiumicino Legalità, un’iniziativa nata tra gli eventi della Notte bianca della legalità, poi divenuto un festival autonomo che coinvolge tutte le scuole del territorio oltre che la cittadinanza. «È essenziale parlare e coinvolgere i ragazzi – spiega Galluzzo – perché quando si parla di legalità è necessario fare prevenzione, spiegare perché è importante stare dalla parte giusta. Ed è fondamentale farlo con i ragazzi perché hanno l’entusiasmo, la sensibilità, la voglia di scoprire quindi è essenziale che le istituzioni si mettano a fianco dei ragazzi per fargli scoprire le cose in un modo giusto». Per questo il festival dà voce alle donne e agli uomini – giornalisti, scrittori, attrici, attori, artisti, musicisti, magistrati, docenti, insegnanti – che quotidianamente si battono per la promozione della legalità e per la prevenzione e il contrasto ai sistemi mafiosi e criminali. La manifestazione si tiene all’inizio dell’autunno e coinvolge gli studenti fin dalla scelta dei testi.

Cinquecento chilometri più a nord, a Gazoldo degli Ippoliti, in un piccolo paesino del mantovano da sei anni viene promossa una rassegna dal titolo “Raccontiamoci le mafie”. Alla testa del festival, partito in sordina nel 2014, c’è il sindaco Nicola Leoni, vicepresidente di Avviso Pubblico, che ribadisce l’importanza della prevenzione nel contrasto alle mafie e il rilancio dei valori di legalità e giustizia, «tema attuale anche nel mantovano dove molti settori della società civile e delle pubbliche amministrazioni spesso ignoravano o guardavano con indifferenza certi atteggiamenti capaci di condizionare la vita delle nostre comunità». Per Leoni non è una rassegna culturale come tutte le altre, ma «un viaggio che prende per mano il pubblico e lo accompagna a conoscere persone, storie, esperienze, con l’intento di accompagnarle in un percorso di crescita culturale e di formazione civile. Raccontiamoci le mafie ogni anno cresce sia come visibilità sia come presenze costruendo così una sorta di famiglia allargata, sempre più organizzata e consapevole, capace di difendersi e di contrastare certi fenomeni».

La variante bolognese di queste storie si chiama “Narrare le mafie” e nasce dall’esigenza di voler implementare quegli strumenti di conoscenza e approfondimento già predisposti dalle Pubbliche amministrazioni rispetto ai fenomeni della criminalità organizzata, della corruzione e dell’illegalità. Percorso rivolto non solo ai cittadini, ma soprattutto a quel mondo delle professioni pubbliche e private che molto spesso, in maniera consapevole o no, si trova imbrigliato nelle maglie delle mafie. «Il nemico che cerchiamo di combattere è invisibile da queste parti, le mafie si sono sempre mosse in maniera silenziosa per cui anche la percezione dei cittadini può essere variabile a seconda dei momenti. Il messaggio che vogliamo far passare è che nonostante non si vedano non è detto che non ci siano» spiega Giulia Di Girolamo, delegata alla Legalità del Comune di Bologna e coordinatrice per l'Area Metropolitana di Bologna di Avviso Pubblico. «In parallelo Palazzo D’Accursio promuove il percorso formativo Educalè nelle scuole della città su legalità, cittadinanza attiva e Costituzione in collaborazione con il reticolo associativo del territorio».

L’ultima innovativa Rassegna che sarà raccontata a ‘Pensa 2040’ sarà BiTalk, il “festival diffuso” promosso dal Comune di Bitonto e dal Teatro Pubblico Pugliese. «L’esigenza era quella di raccontare delle storie importanti con un metodo che potesse attrarre quante più persone possibile per uscire da quella cerchia ristretta, da quei salotti buoni in cui spesso ci troviamo in pochi a parlare di legalità con persone che sono già sensibili al problema. E per farlo presentiamo nomi legati al mondo dello spettacolo o della cultura, ma più pop, che possano quindi attirare le persone, trasferire dei contenuti importanti, sensibilizzare» racconta il Sindaco Michele Abbaticchio, vicepresidente di Avviso Pubblico. A BiTalk, infatti, in ogni edizione, la cultura si spoglia della sua veste elitaria per scendere tra la folla, nelle strade laddove ogni forma d’arte ha preso vita.  Bi –Talk ha chiara la sua mission: diffondere la bellezza dell’arte, che resta oggi l’unico veicolo per tenere unite le persone. E per farlo Abbaticchio ha pensato bene di distribuire il festival in più parti della città, perché se le persone non vanno da BiTalk è BiTalk a cercare loro.

Ma “Pensa 2040” non è solo enti locali. Accanto ai sindaci, infatti, ci saranno anche le associazioni virtuose che quotidianamente lavorano per creare cultura della legalità in mezzo alle persone. È il caso, ad esempio di daSud, associazione romana selezionata per l’eccellenza del suo lavoro a livello territoriale in merito alle attività di prevenzione, per la sostenibilità dei suoi progetti su lungo termine e per lo sviluppo di reti e collaborazioni con altre realtà. E poi anche Opportunity Onlus, una delle realtà più giovani di Napoli, con una proposta originale che lavora a fianco dei minori a rischio e delle persone più povere.  E di famiglie e minori si occupa anche l'associazione Don Milani di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), che dal 1995 sviluppa progetti cuciti attorno alle famiglie per sostenere un processo di crescita dei ragazzi. Questo primo vagito di Pensa 2040 si compone quindi di narrazioni ed esperienze, che messe a confronto hanno l'obiettivo di costruire l'inizio di un percorso comune, tra associazioni culturali e amministratori locali, per creare una rete di scambio di buone pratiche di prevenzione e contrasto alla diffusione del pensiero mafioso.

Perché come ha dichiarato il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho commentando l’iniziativa «Per poter definitivamente sconfiggere le mafie la cultura è lo strumento più efficace. L’istruzione, la scuola, le università, le associazioni, la società civile tutta costituiscono la piattaforma granitica su cui deve essere realizzato un mondo rispettoso dei diritti e della dignità umana e sociale, privo di disuguaglianze». 

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