In nessuno dei grandi paesi europei l’epidemia di coronavirus sta crescendo rapidamente come in Italia. Dall’inizio di ottobre, il numero di nuovi casi raddoppia ogni settimana, una velocità di diffusione superiore a quella che si registrava in Spagna, Francia e Regno Unito quando si trovavano nella fase della seconda ondata in cui si trova adesso l’Italia. La situazione all’apparenza relativamente migliore del nostro paese è dovuta soltanto al fatto che siamo in ritardo di circa due settimane rispetto agli altri paesi. Ma se la curva dei contagi non si abbassa, il rischio è quello di raggiungerli rapidamente.

I nuovi contagi in Italia

I dati comunicati martedì hanno confermato ancora una volta questa tendenza. Martedì sono stati registrati 21.994 nuovi positivi al Covid-19, in aumento rispetto ai poco più di 17mila di lunedì. Sommati, fanno 39mila casi nei primi due giorni della settimana. Sette giorni fa, nello stesso periodo, erano stati 20mila; due settimane fa erano 10mila, tre settimane fa erano poco meno di 5mila.

Ma il dato che preoccupa di più tra quelli comunicati è quello dei decessi. A causa del coronavirus sono morte 221 rispetto ai 141 registrati lunedì. Anche i posti occupati nelle terapie intensive stanno aumentando rapidamente. Martedì erano 1.441 posti, 127 in più di lunedì. Al momento ci sono circa 2.300 terapie intensive libere in tutta Italia, su un totale di circa 7mila (il 70 per cento delle quali sono occupate da pazienti non Covid-19). Continuando a questi tassi, settimana prossima sfioreremo i 4.000 pazienti in terapia intensiva.

L’epidemia cresce ormai così rapidamente che le autorità sanitarie hanno sostanzialmente abbandonato i tentativi di contenere i nuovi focolai. «Con 20mila casi al giorno è difficile sostenere il tracciamento», ha detto martedì Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità. «Scatta quindi una fase di mitigazione per ridurre la probabilità di trasmissione. Da qui le raccomandazioni di adottare provvedimenti per poter modellare la curva».

La situazione in Europa

È dalla fine dell’estate che in tutta Europa si è registrato un aumento dei contagi. La tempistica e la velocità sono state diverse fra paese e paese, anche a seconda delle politiche di contenimento o meno attuate dai vari governi. La seconda ondata è così cominciata prima in Francia, Regno Unito e Belgio, mentre solo più recentemente in Germania e Italia. Ci sono differenze però, non tutte le seconde ondate sono uguali.

Il grafico in questa pagina sintetizza come stanno evolvendo le seconde ondate in alcuni paesi europei. Il dato sui nuovi contagi, è espresso come media di sette giorni (il numero dei contagi attribuito al singolo giorno viene rivisto tenendo conto del valore registrato nei giorni precedenti) in questo modo lo si rende più omogeneo e meno dipendente dalle differenze tra un giorno e l’altro, come il calo dei contagi del lunedì. La curva di ogni singolo paese poi parte dal momento in cui il numero dei contagiati è cominciato a crescere a un ritmo significativo: più del 20 per cento ogni sette giorni. È un modo arbitrario ma efficace per stabilire l’inizio della seconda ondata.

Diverse velocità

Per Francia e Regno Unito la seconda ondata cosi calcolata è partita dall’ultima settimana di agosto. Per il Belgio a inizio settembre, mentre per l’Italia e la Germania a inizio ottobre. Come si nota dal grafico, in Italia (ma anche in Germania), il numero di nuove infezioni sta aumentando decisamente in modo più veloce rispetto a quanto osservato negli altri paesi.

Come è stato più volte sottolineato da esperti e medici, è sempre necessario considerare il numero di nuovi casi assieme sempre al numero di tamponi. In questo caso il messaggio è chiaro: l’Italia non fa certo più tamponi degli altri stati (un numero sproporzionato di test potrebbe giustificare l’elevata crescita riscontrata nelle ultime settimane), eppure la velocità con cui aumenta il contagio è assai più elevata che altrove. Il ragionamento e il grafico non cambiano se decidiamo di far partire le seconde ondate dal giorno in cui i nuovi casi settimanali hanno superato i 25 ogni 100.000 abitanti. Il concetto rimane sempre lo stesso: in Italia il virus sembra essere andato fuori controllo prima che da altre parti.

In numeri assoluti la situazione è più grave nel nostro paese. Ma il punto è che se anche noi non siamo ai livelli della Francia, ci arriveremo presto. E soprattutto ci arriveremo molto più velocemente di come hanno fatto gli altri paesi.

 

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