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La discarica senza fine: l’altra bomba ambientale a Taranto

Una discarica, chiamata Vergine, ha raccolto scarti dell’industria italiana, farmaceutica, petrolifera, siderurgica, tessile e adesso è pronta a riaprire 

  • A Taranto non c’è solo il disastro ambientale causato dall’Ilva. Entrerà nel vivo, infatti, il 23 febbraio, presso il Tribunale della città ionica, il processo che vede imputati Paolo Ciervo, Pasquale Moretti e Mario Petrelli, accusati di aver provocato «un disastro ambientale».
  • «Questo compendio di rifiuti è una bomba ecologica», racconta a Domani la sindaca del comune di Lizzano, Antonietta D’Oria che si batte contro l’ipotesi della riapertura.
  • Antonio Albanese, con la sua Lutum, ha comprato il sito e garantisce che i lavori di bonifica sono stati eseguiti al 90 per cento. «Abbiamo fatto un investimento importante per comprare l’area e bonificare, ora chiederemo di riaprire». La discarica dovrebbe ricevere rifiuti speciali non pericolosi. 

A Taranto non c’è solo il disastro ambientale causato dall’Ilva. Entrerà nel vivo, infatti, il 23 febbraio, presso il tribunale della città ionica, il processo che vede imputati Paolo Ciervo, Pasquale Moretti e Mario Petrelli, accusati dalla procura di aver provocato «un disastro ambientale attraverso l’alterazione di un ecosistema, per effetto della contaminazione delle acque sotterranee determinata dal percolato della discarica». Un processo che dovrà fare luce sulle responsabilità penali, ma

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