Con almeno due milioni e mezzo di morti certificati, e molti altri sfuggiti alle statistiche ufficiali, il Covid-19 è diventato uno degli eventi più luttuosi della storia recente. Nei paesi sviluppati, dove ormai guerre, epidemie e carestie sono solo un ricordo, quello che è accaduto non ha precedenti a memoria d’uomo. Ma se dagli ultimi decenni allarghiamo lo sguardo agli ultimi secoli, se ci spostiamo dal nostro mondo ricco e sicuro e guardiamo al resto del pianeta, possiamo farci un’idea più corretta delle dimensioni storiche della pandemia. Prendiamo l’Italia, ad esempio: che cosa emerge se paragoniamo il bilancio di morte e sofferenza causato da un anno di Covid-19 con quello degli eventi più luttuosi della nostra storia?

La Grande guerra in Italia

C’è un motivo se la Prima guerra mondiale è ancora conosciuta come la Grande guerra. Nel resto d’Europa e in gran parte del mondo, la Seconda guerra mondiale è il conflitto più distruttivo che si ricordi. In Italia invece, nella Prima guerra mondiale ci furono più soldati sotto le armi e ci furono molti più morti causati direttamente dal conflitto: almeno mezzo milione secondo le stime più prudenti, contro i 200mila soldati e 150mila civili morti della Seconda guerra mondiale. Questa enorme strage si consumò su un territorio relativamente ridotto: l’arco di montagne, valli e altipiani che va dalla Val d’Adige a occidente all’attuale confine friulano a oriente.

Qui, lungo il fiume Isonzo, l’esercito italiano combattè una dozzina di battaglie, quasi identiche fra loro, tutte costose in termini di vite umane, ma deludenti in termini di risultati. Raggruppando tra loro le varie battaglie in tre principali offensive primaverili, possiamo dire che ciascuno di questi eventi bellici ha prodotto un numero di decessi comparabile a quelli causati dal Covid-19. Ricapitoliamo un po’ di numeri: quasi 100mila persone sono morte di Covid-19 in Italia nel corso dell’ultimo anno; circa 54mila furono uccise dagli austriaci, o dal fuoco amico, tra il maggio e il novembre del 1915 nel corso delle prime tre battaglie dell’Isonzo. I morti per Covid-19 sono addirittura superati se invece li paragoniamo all’ultima offensiva italiana sull’Isonzo dell’estate 1917 che culminò con la controffensiva austriaca e la famosa sconfitta italiana di Caporetto. In totale, nel corso di quattro mesi di combattimenti morirono circa 92mila soldati italiani. Non è così scorretto, quindi, dire che il Covid-19 in Italia ha causato lo stesso numero di morti di una grande battaglia della Grande guerra. La differenza è che mentre i decessi dovuti al Covid-19 sono spalmati sull’intero ultimo anno, le battaglie della guerra si sono alternate una dopo l’altro, con al massimo pochi mesi tra l’una e l’altra, per tre anni consecutivi.

Il giorno più sanguinoso

Un altro modo di comparare questi fenomeni, le guerre e la pandemia, è di guardare la velocità con cui hanno manifestato i loro effetti, cioè in quanto tempo sono avvenuti i decessi. Istintivamente verrebbe da pensare che la velocità della guerra batte sempre quella delle epidemie, e in particolare dovrebbe sempre battere la velocità dell’attuale pandemia. Ma in realtà non sempre è stato così. Prendiamo gli Stati Uniti, un paese che nella sua breve storia è stato coinvolto in numerosi conflitti. Il giorno più letale nella storia del paese è stato il 17 settembre 1862, giorno della battaglia di Antietam, combattuta tra l’esercito dell’Unione e quello degli stati confederati del sud. La battaglia fu un pareggio, che però determinò la ritirata dell’esercito secessionista. Più di cinquemila soldati furono uccisi, cioè circa un morto ogni 16 secondi. Il giorno peggiore della pandemia negli Stati Uniti, 4.409 persone sono morte in 24 ore. Un numero inferiore, certo, ma non di così tanto. La Guerra civile americana è stata un conflitto particolarmente sanguinoso per il paese, poiché ogni decesso era il decesso di un americano. Guardando ad altri conflitti, la situazione cambia rapidamente.

La più famosa battaglia della Seconda guerra mondiale, almeno sul fronte occidentale, è lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, il cosiddetto “D-Day”, quando le truppe americane, britanniche e canadesi invasero la Francia occupata dai nazisti. Una giornata in cui circa 2.500 americani furono uccisi dai difensori tedeschi delle spiagge (britannici e canadesi subirono circa 1.500 morti). Il bilancio giornaliero dello sbarco, quindi, è stato più pesante di quasi tutti i giorni della pandemia, ma è inferiore al numero di decessi che si sono verificati giornalmente nei mesi di gennaio e febbraio. In altre parole, nel corso degli ultimi cinquanta giorni, il Covid-19 ha causato quasi ogni giorno negli Stati Uniti più morti dello sbarco in Normandia. Se poi consideriamo i conflitti più recenti, la pandemia mostra appieno le sue dimensioni storiche e come, anche per gli Stati Uniti, rappresenti un fenomeno senza precedenti da almeno 70 anni. Prendiamo la seconda guerra del Golfo, durata 40 giorni tra il marzo e il maggio del 2003. Durante l’invasione 214 soldati americani sono morti, meno di un decimo delle morti giornaliere medie causate dal Covid-19 nell’ultima settimana. Ancora più impressionante è il confronto con i decessi nel conflitto in Afghanistan. In quasi 20 anni di combattimenti nel paese, le forze armate americane hanno avuto 2.420 vittime. Un numero inferiore ai decessi da Covid-19 registrati nella sola giornata di ieri.

400 anni di guerre

Proviamo ora a guardare la pandemia in un contesto ancora più ampio: la storia dei conflitti mondiali degli ultimi 400 anni, quelli per i quali abbiamo le informazioni e i dati più affidabili. Sappiamo che il Covid-19 ha causato un minimo di 2,5 milioni di morti al mondo nel corso dell’ultimo anno. Cosa significa questa cifra nell’ottica dei grandi cataclismi militari della storia? Partiamo dalla fine. Le due guerre mondiali, e la Seconda in particolare, sono eventi con pochi paragoni nella storia dell’uomo. Per trovare qualcosa di simile in termini di impatto sulla popolazione dobbiamo probabilmente tornare indietro alla peste nera del Trecento, che uccise tra un terzo e la metà degli abitanti dell’Europa di allora. La Seconda guerra mondiale ha causato la morte di circa 60-70 milioni di persone, quasi 2.000 morti ogni centomila abitanti del mondo di allora. In numeri assoluti, mai nella storia dell’uomo un periodo così breve ha causato così tanti decessi. La Prima guerra mondiale, combattuta in un teatro di guerra più ristretto e con un coinvolgimento inferiore della popolazione civile, causò circa 15 milioni di morti, e fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale segnò il record di conflitto più sanguinoso nella storia. Per trovare qualcosa di paragonabile a queste due guerre dobbiamo tornare indietro fino all’inizio del nostro periodo di riferimento, quattrocento anni nel passato. In particolare, dobbiamo risalire alla Guerra dei trent’anni, l’intricato conflitto politico e religioso combattuto soprattutto nell’Europa centrale e settentrionale tra il 1618 e il 1648. Come la Seconda guerra mondiale, e a differenza della Prima, la Guerra dei trent’anni fu un conflitto che vide un elevato coinvolgimento delle popolazioni civili, con massacri motivati da ragioni religiose, persecuzioni ed eserciti semi-privati guidati da signori della guerra che trascorrevano anni a saccheggiare campagne e villaggi.

Secondo numerose stime, se paragonato al totale della popolazione dell’Europa dell’epoca, il conflitto fu sanguinoso tanto quanto la guerra scatenata da Hitler e in alcune aree del continente, come Germania e Paesi Bassi, si ipotizza che il conflitto fu persino più letale, se le vittime vengono calcolate in percentuale alla popolazione dell’epoca. Terminata la guerra con la famosa pace di Vestfalia, iniziò un lungo secolo comparabilmente molto meno sanguinoso. Nella seconda metà del Seicento e poi per quasi tutto il Settecento i conflitti militari, almeno in Europa, tornarono a essere questioni che riguardavano soprattutto i soldati e molto meno la popolazione civile. L’attenuazione, se non proprio la scomparsa, delle tensioni religiose contribuì a rendere il continente se non più pacifico, almeno meno violento. Il più grande conflitto di questo periodo fu la Guerra dei sette anni, combattuta principalmente tra Francia e Gran Bretagna (ma con il coinvolgimento di tutte le principali potenze europee). Secondo alcuni storici, questo fu il primo vero conflitto mondiale della storia, poiché fu combattuto in Europa, India e Nord America. Ma per quanto spettacolare per la geografia coinvolta, la Guerra dei sette anni rimane un conflitto comparabilmente poco sanguinoso rispetto a quelli che abbiamo incontrato. Il Settecento finirà con una nota diversa: la Rivoluzione francese, che a partire dal 1793 darà il via a una lunga serie di guerre rivoluzionarie che, seppur non violente e distruttive come la Guerra dei trent'anni, coinvolsero un’intera generazione di europei in 25 anni di guerre ininterrotte. A partire dal 1800 circa (non tutti gli storici usano la stessa periodizzazione) le guerre rivoluzionarie si trasformarono in guerre napoleoniche, i 15 anni di conflitti scatenati contro Napoleone Bonaparte: la più sanguinosa serie di guerre che l’Europa avesse visto in 150 anni. Esiliato definitivamente Napoleone su una remota isola dell’Oceano Atlantico, l’Europa tornò in pace per gran parte del secolo e le potenze del vecchio continente esportarono nel resto del mondo la violenza che le aveva divise per secoli. Fu un’epoca punteggiata da continui conflitti, ma quasi sempre di ridotte dimensioni. Paragonato a questa lunga serie di atrocità, la pandemia di Covid-19 mostra quindi la sua eccezionalità. Certo, quasi scompare se messa a confronto con i grandi conflitti sanguinosi che hanno segnato la storia, come le guerre mondiali e la Guerra dei trent’anni, e ha avuto un impatto inferiore anche ad altri lunghi conflitti, come le guerre napoleoniche. Ma questi momenti storici non sono la normalità degli ultimi quattro secoli. Il Covid-19 invece spicca su tutti gli altri conflitti di medie dimensioni, che sono la stragrande maggioranza di quelli a cui abbiamo assistito. Se la pandemia fosse stata una guerra, quindi, avrebbe diritto a un suo posto d’onore tra le peggiori della nostra storia. © Riproduzione riservata

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