Spira dall’Europa continentale un vento di riforma sulla chiesa cattolica. Dal sinodo tedesco arriva al papa la richiesta di aprire al sacerdozio femminile e di cambiare la norma sul celibato obbligatorio. In Belgio, per la prima volta, i vescovi hanno messo a punto delle linee guida per una sorta di benedizione delle coppie omosessuali credenti. In Austria, dalla sintesi del dibattito sinodale, emerge la richiesta della maggioranza dei fedeli di veder crescere la leadership femminile nella chiesa e di cancellare il divieto per le donne  di accedere al diaconato e al sacerdozio.

La chiesa è in crisi?

Normalmente questo tipo di posizioni espresse dalle chiese del centro e del nord Europa, vengono trattate con una certa insofferenza dagli ambienti più tradizionalisti e declassate a posizioni elitarie, espressione di episcopati in crisi che inseguono le mode dei tempi.

Si tratta però di una rappresentazione superficiale. Intanto perché il cattolicesimo è in crisi ovunque nella vecchia Europa, inoltre la pressione per aprire a questi e altri cambiamenti, è latente in molte chiese del continente dove temi simili sono in discussione da diversi decenni.

Due fattori vanno presi in considerazione: lo svolgimento di percorsi sinodali che sono stati presi sul serio dalle comunità cattoliche continentali, in modo particolare dai laici che hanno fatto sentire la loro voce, ma anche da tanti vescovi, compresi diversi cardinali di peso come per esempio l’arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx.

In tal senso, la chiamata del papa a un sinodo mondiale per discutere di come il popolo di Dio possa partecipare alla vita della chiesa e all’annuncio del Vangelo, ha avuto successo, almeno in alcuni paesi. È un processo diviso in quattro fasi (dal 2021 al 2023): diocesana, nazionale, continentale, mondiale; il rischio, certo, è che mano a mano che i documenti giungono in Vaticano, possano essere successivamente “annacquati” e diluiti in affermazioni sempre più generiche ed edulcorate.

Tuttavia la sensazione è che quello messo in moto dal pontefice sia uno degli ultimi treni che la chiesa possa prendere per non precipitare nell’irrilevanza, certamente in Europa, ma non solo. Bisognerà vedere fino a che punto vorrà spingersi Francesco dopo aver aperto il vaso di Pandora del sinodo. D’altro canto, ed è il secondo elemento, la spinta a cambiare le cose è arrivata, in diversi casi, sull’onda degli scandali degli abusi sessuali sui minori che hanno colpito come una catastrofe irreversibile la chiesa a ogni latitudine.

Benedire le unioni omosessuali

La decisione sulla benedizione delle coppie omosessuali, tuttavia, riveste particolare valore perché presa da alcuni vescovi (i fiamminghi del Belgio) – fra i quali l’arcivescovo di Bruxelles, il cardinale Jozef De Kesel – in modo autonomo, pur all’interno di un percorso di apertura lungo il quale la chiesa belga si era incamminata da tempo.

Nel documento compare la parola “benedizione” in riferimento alle unioni omosessuali, che poi è stata stemperata in un comunicato nel quale comunque si afferma che «i vescovi invitano le comunità a riconoscere e accogliere le coppie cristiane omosessuali: “Fa male quando queste persone sentono di non appartenere alla comunità o di esserne escluse. Vogliono essere ascoltati e riconosciuti”». 

Inoltre, si spiega, «propongono anche un quadro di preghiera attraverso il quale le coppie omosessuali, alla presenza della comunità, possano chiedere a Dio di vegliare sulla loro unione. Insistendo sul fatto che non potrebbe essere un matrimonio sacramentale, offrono un quadro per la preghiera che non è, in senso stretto, una benedizione. Ciò prevede in particolare una forma di impegno e di preghiera della comunità».

E però la chiesa belga fa sapere che «all'inizio del 2022 la diocesi di Liegi ha pubblicato un opuscolo dal titolo “Accogliere, accompagnare, portare nella preghiera il progetto di vita condiviso dalle persone omosessuali”  – che è stato presentato a papa Francesco a luglio. Forse anche un approccio comune dei vescovi di lingua francese potrebbe presto vedere la luce».

In quanto al sinodo tedesco, messo ripetutamente in guardia dal Vaticano di non assumere decisioni che contraddicessero platealmente la dottrina cattolica, la formula scelta è stata quella di votare le proposte anche radicali di riforma, sotto forma di richiesta al papa.

Così è avvenuto per l’ordinazione sacerdotale femminile che ha ottenuto un consenso particolarmente ampio sia nell’insieme dell’assemblea sinodale (92 per cento), sia fra i vescovi (82 per cento). Si legge fra le altre cose nel testo approvato: «Non è la partecipazione delle donne a tutti i servizi e gli uffici della chiesa che deve essere giustificata, ma l'esclusione delle donne dal ministero sacramentale».

Da notare che sono stati i vescovi a voler aggiungere un emendamento al testo nel quale si chiede al papa di riesaminare il documento di Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis del 1994, nel quale si stabiliva che l'ordinazione sacerdotale riguarda solo gli uomini, per verificare se è possibile apportarvi dei cambiamenti.

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