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La messa in scena del suicidio di Mario Paciolla e il ruolo dell’Onu

  • L’indagine della procura di Roma su Mario Paciolla non è ancora conclusa, e il silenzio è tombale, ma nonostante questo ci sono due certezze sulla morte del 33enne napoletano che operava per le Nazioni unite nella missione di pace in Colombia.
  • Una riguarda il ruolo opaco dell’Onu. Paciolla era terrorizzato per qualcosa che aveva scoperto e che lo aveva portato a scontrarsi con la sua missione. Non ha fatto in tempo a tornare a Napoli, è stato trovato morto. Da allora per mano dell’Onu la sua casa è stata ripulita, le tracce eliminate, e molti oggetti, comprese le memorie di Mario, sono scomparsi. Il funzionario che ha operato il repulisti è stato pure promosso. Nelle indagini l’Onu, al di là delle dichiarazioni, non ha dato piena collaborazione. 
  • L’altro punto, legato al primo ed emerso con più chiarezza proprio in questi giorni, è quello della messa in scena del suicidio. Il caso è etichettato subito come suicidio dall’Onu, che partecipa con un medico della sua missione alla prima autopsia. Il corpo di Paciolla arriva in Italia ricomposto, e le autorità italiane ricevono il verbale colombiano con ritardo inusuale. Secondo le notizie che filtrano oggi, dalle analisi nostrane emerge lo scenario della simulazione del suicidio. Alcuni parlamentari sono pronti a scrivere all’Onu e Amnesty sollecita una mobilitazione della società civile.

L’indagine della procura di Roma su Mario Paciolla non è ancora conclusa, e il silenzio è tombale, ma nonostante questo ci sono due certezze sulla morte del 33enne napoletano che operava per le Nazioni unite nella missione di pace in Colombia. Una riguarda la messa in scena del suo suicidio, e l’altra il ruolo opaco dell’Onu. La simulazione del suicidio L’Onu inquadra da subito, nei suoi registri, la morte di Paciolla come un suicidio. La polizia locale di San Vicente del Caguan trova il

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