Il terribile attentato di Nizza, costato la vita a tre persone, è il suggello alla nuova partita tra i tipi di Charlie Hebdo e il mondo islamico, capitanato questa volta dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, chiamato in causa direttamente dalle vignette della rivista. In realtà, la partita tra turchi e francesi vede coinvolti ben altri scenari, in primis il fronte mediterraneo, con le navi transalpine schierate in protezione del governo greco, poi la questione armena, con l’appoggio di Ankara all’Azerbaijan, mentre Parigi è schierata apertamente in difesa del popolo armeno, uno dei più massacrati della storia.

Ma a parte le ragioni più o meno nuove e profonde, il canovaccio è tragicamente immutabile. Una provocazione che puntualmente va a segno. La rabbia che dalle parole di sdegno lentamente si trasformerà in violenza. Terrore. Un meccanismo di azione-reazione che tira in ballo il concetto stesso di libertà, vissuta, agita, da punti di vista antitetici.

Da una parte l’occidente. Dall’altra il mondo islamico. Rispetto al passato, questa è l’unica vera novità: l’attentato arriva alla vigilia di un nuovo lockdown in Francia a causa della pandemia di Covid-19, decisione che presto sarà imitata anche da altri paesi europei, tra cui il nostro. L’attentato e la pandemia, a guardare bene, hanno più elementi in comune. Entrambi agiscono sulla paura. Entrambi riducono l’altro a minaccia.

Ogni sconosciuto può essere tanto untore quanto terrorista. Il coraggio del popolo francese, in questo senso, vive una contrazione nella contrazione. La paura è nemica della libertà, vorrebbe decidere al suo posto. Quindi, in questo caso, mettere alla gogna quelli di Charlie Hebdo. Ma sappiamo tutti che non può essere questo il risultato da perseguire. In questo senso, la pandemia sta insegnando a tutti, anche i più miopi, che la libertà è incredibilmente più complessa e articolata rispetto all’esercizio che noi ne facciamo.

Ha risvolti microscopici, invisibili, la nostra relazione con gli altri è ben più stratificata di quello che noi pensiamo e riusciamo a vedere. In fondo, questo ci dice il Covid-19. Esiste una consapevolezza dell’alterità che è ancora tutta da scoprire, perimetrare. Che possa essere questo un possibile punto di partenza? Non più una contrapposizione ideologica tra i difensori di una libertà pura e sterminata e di contro i paladini del divieto, religioso in particolare.

Ma persone disposte a giungere a una conclusione semplice quanto difficile. Esiste una libertà che ha il coraggio di riscoprirsi, di arrivare alla sua massima estensione senza dover attaccare quella degli altri. In concreto? Una possibilità, da parte di quelli di Charlie Hebdo, di guardarsi da un punto di vista diverso, e diversamente agire. Da parte musulmana, lasciare agli altri il diritto di criticare ciò che per noi è intoccabile. Parole. Utopie. Ma i morti restano. E le loro famiglie. Semi d’odio che solo il tempo potrà estirpare.

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