«Se vanno avanti così avranno più consiglieri che aerei» dice con sarcasmo a Domani un ex manager Alitalia commentando le nomine del governo per la compagnia di Fiumicino. Il nuovo consiglio di amministrazione è composto dalla bellezza di nove persone, compreso il presidente Francesco Caio (ex numero uno di Poste italiane) e l'amministratore delegato Fabio Maria Lazzerini, manager esperto di turismo ed ex dirigente Enit, l’ente pubblico di riferimento in quel settore.

Quando si riuniranno tutti, più che un organismo snello, capace di prendere decisioni rapide, faranno una specie di assemblea. Il compito che si trovano di fronte è immane: tentare di sollevare l'Alitalia dal pantano in cui la compagnia è stata infilata.

Hanno un bel gruzzolo da spendere, 3 miliardi stanziati dal governo. Ma con più di 10 mila dipendenti e perdite di 2 milioni e passa di euro al giorno Alitalia i 3 miliardi è in grado di bruciarli in un paio d'anni se nel frattempo non viene approntato un piano industriale credibile e senza gli interventi successivi per attuarlo.

Più che per le loro specchiate professionalità (che pure non mancano) i nove prescelti appaiono il risultato di una selezione al coltello in una lotta tra partiti (Pd, 5 Stelle, Italia Viva), lobby varie e persino sindacati a cui era stato promesso invano un consigliere.

La decisione di nominare un consiglio così allargato tanto da apparire pletorico è frutto della necessità di dare un contentino a tutti i contendenti per ottenere quello che eufemisticamente chiamano l'accordo politico e che in realtà è l'eterna pratica italiana della spartizione.

Quota Renzi

Proprio per soddisfare questo imperativo spartitorio è stata tenuta a bagnomaria per circa quattro mesi la partenza della newco, la nuova Alitalia, nonostante l'azienda stesse andando di male in peggio. Tambureggiante è stato in particolare il pressing di Italia Viva di Matteo Renzi per la sua candidata, Simonetta Giordani.

Proprio questa nomina, però, sta suscitando molte perplessità tra gli addetti ai lavori secondo i quali essa sarebbe viziata da un plateale conflitto di interessi.

Attualmente la Giordani è il segretario generale dell'Associazione Civita presieduta da Gianni Letta, «organizzazione non profit di imprese ed enti di ricerca, attiva nel dialogo pubblico-privato nei settori della cultura, del turismo, del made in Italy e della sostenibilità», come recita il curriculum della stessa Giordani. Ma fino a quattro mesi fa era una dirigente di primo piano di Atlantia del gruppo Benetton, la holding che controlla tra l'altro Autostrade per l'Italia e Aeroporti di Roma, la società che gestisce in concessione l'aeroporto di Fiumicino. Cioè proprio lo scalo in cui Alitalia ha la sua base operativa e di cui la compagnia è la principale cliente, anche se ovviamente non l'unico.

Secondo quanto affermano le fonti consultate da Domani, il conflitto di interessi sta proprio qui, tra gli incarichi recenti della Giordani ad Atlantia e la nomina in Alitalia. Un conflitto di fatto perché la società di gestione aeroportuale non può essere minimamente sospettata di tenere un atteggiamento favorevole a un vettore (in questo caso Alitalia) rispetto a un altro.

La faccenda è regolata per tutti gli aeroporti d'Europa da una direttiva comunitaria, la 96/67 recepita due anni fa anche nell'ordinamento italiano.

Sentita da Domani la Giordani esclude l'esistenza del conflitto di interessi anche se ammette di non conoscere l'esistenza della direttiva comunitaria; su sua richiesta Domani ha provveduto a recapitarle il testo via Whatsapp.

Con la nomina all'Alitalia la Giordani arricchisce una brillante carriera giocata saltando in continuazione tra pubblico e privato, politica e aziende. E' stata nel 1996 capo della segreteria del ministro delle Poste Antonio Maccanico che fu il suo mentore e poi per sette anni nella società di telecomunicazioni Wind.

Sottosegretario ai Beni culturali nel 2013 nel governo di Enrico Letta e subito dopo nominata nel consiglio di amministrazione delle Ferrovie. Ma soprattutto ha lavorato per una decina d'anni nel gruppo Benetton con incarichi di vertice, compresi i Rapporti istituzionali, fino a quattro mesi fa.

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