Una piazza del Movimento Cinquestelle non si confonde con niente altro al mondo. Dentro c’è tutto e il suo contrario. Il premio Nobel Giorgio Parisi e la tiktoker Rita De Crescenzo. Pensionati e studenti. I socialisti e i comunisti di ogni diaspora. Centomila persone, per gli organizzatori, alla prima uscita di Giuseppe Conte senza l’ombra dei padri fondatori. Fischi per il Pd, presente con una delegazione
Una piazza del Movimento Cinquestelle non si confonde con niente altro al mondo. Dentro c’è tutto e il suo contrario. Il premio Nobel Giorgio Parisi e la tiktoker Rita De Crescenzo. Pensionati e studenti. I socialisti e i comunisti di ogni diaspora. Michele Santoro e Pecoraro Scanio che stringono insieme la bandiera della pace. E poi ex leghisti, oggi elettori dei cinquestelle arrivati da Milano.
Sotto il palco c’è una donna che arriva da Torino con un neonato avvolto in una kefiah bianca, minuscolo, quanto ha?, «quasi sei mesi». La madre è giovane, urla «bravo Conte» quando il leader dei Cinquestelle ricorda il selfie del vice premier Matteo Salvini con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «Ha detto Salvini: ecco l'amico dell'Italia. No, Salvini, Netanyahu è amico tuo, non dell’Italia. Non in nostro nome». Boato. Bandiere del Movimento Cinquestelle e della pace. Per gli organizzatori sono centomila le persone che hanno attraversato i Fori Imperiali per dire no al riarmo europeo.
I dem
Una piazza di opposizione che si riconosce da Sandro Ruotolo, deputato Pd che scambia battute a favore di telecamere con Agostino Santillo, deputato del Movimento: «Certo che siamo uniti. Ma vogliamo stare qui altri cento anni con la presidente Meloni? Io no. Tu Agosti?», e lui si accoda. Proprio dell’opposizione il Movimento Cinquestelle reclama il primato, almeno per un giorno. La delegazione dem formata oltre che da Ruotolo anche dai parlamentari Francesco Boccia, Susanna Camusso, Igor Taruffi, Marco Furfaro, Emiliano Fossi, Paolo Ciani, Antonio Misiani e Cecilia D'Elia resta in piazza. Nessun intervento. Il presidente dei senatori del Pd Boccia dialoga con i militanti pentastellati: «Cercate di convincere i vostri sul riarmo» chiede una signora. Annuisce, cortese. Poi si allontana.
Gli interventi
Il corteo si scalda in piazza Vittorio Emanuele, poco prima della partenza i cori sono dedicati al governo Meloni ma anche a Carlo Calenda, il leader di Azione che una settimana fa aveva auspicato la cancellazione del M5S. È l’unico leader di opposizione criticato dal corteo prima e dopo, sul palco: «Dovrebbe guardarsi allo specchio e vergognarsi», urla Angelo Bonelli di Avs. Poco dopo Nicola Fratoianni si scusa con il vicepremier Antonio Tajani per un recente episodio che lo ha coinvolto alla Camera: «Si è sentito offeso dalle mie parole ma io rivendico quel vaffa contro l'ipocrisia di questa destra che dice “due popoli due Stati” ma poi uno Stato non lo riconosce mai». No al riarmo, sanità, Palestina: le parole d’ordine della giornata.
Una manifestazione che è una prova di forza per Conte, la prima da capo assoluto dei Cinque stelle senza l’ingombro di padri fondatori dopo aver vinto il referendum sullo statuto. Dal palco la vicepresidente Paola Taverna veste i panni da conduttrice: «Cancellate questa piazza se siete capaci», dice aprendo la manifestazione. «Questa è la nostra piazza – aggiunge poi l'ex presidente della Camera Roberto Fico – la piazza della nostra identità e del nostro orgoglio. Con la democrazia si costruisce la pace. Noi oggi ci opponiamo alla scellerata politica del riarmo».
«Non ci faremo rubare la speranza da nessuno – segue Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna – siamo qui per dire che non ci facciamo incantare dalla logica del riarmo. Non ci stiamo ad usare i fondi di coesione per il riarmo». Applausi. Taverna che si commuove. I fischi arrivano quando Barbara Spinelli, ex europarlamentare e figlia di Altiero, ricorda il recente voto del Pd in Europa sulla risoluzione che includeva il piano di riarmo. Altri fischi al Pd quando Ivan Cavicchi, esperto di politiche sanitarie, suggerisce un accordo con i dem per una controriforma sulla sanità. C'è anche padre Alex Zanotelli: indossa una kefiah e una bandiera della pace come un mantello, la sua voce arrotata che si arrampica e precipita nei bassi quando parla di Gaza: «Mi preoccupa l'indifferenza totale dell'Occidente, verso un popolo schiacciato come il popolo palestinese, è assurdo, non possiamo accettarlo». Per poi aggiungere: «Rearm Europa è una follia totale».
Il direttore del Fatto Marco Travaglio, sommo consigliere di Conte, scalda la piazza e introduce l’intervento più atteso, quello del leader del Movimento. Dieci minuti tutti contro il governo e l’Ue che «deve porre fine a questa guerra altrimenti questa guerra porrà fine all'Europa». Contro Meloni che «ha sottoscritto questo piano di riarmo. Perché svende il Paese? Si definisce underdog ma ha alle spalle 30 anni di vita politica e ha Crosetto accanto che le spiega che la lobby delle armi è potentissima e che, se vuole una lunga carriera, non deve scontentare le industrie delle armi». E ancora: «La lobby delle armi è potentissima, tutti i fondi di investimento da tre anni stanno facendo grandi affari con questa guerra, con grandissimi profitti». In chiusura, la voce più roca, ringrazia i partiti presenti e le delegazioni, cioè il Pd: «Li fermeremo a colpi di partecipazione, a colpi di democrazia», assicura.
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