L’importante è non lasciarsi prendere dalla frenesia. Per l’U. S. Salernitana 1919 il 31 dicembre si avvicina e insieme a quella data il rischio che la società venga esclusa dal campionato di Serie A e dai ranghi federali, con l’effetto di lasciare il massimo campionato italiano senza una squadra e di confezionare l’ennesima figuraccia sul piano internazionale per il nostro calcio.

Nonostante ciò, chi guida la società granata mostra invidiabile flemma. Il generale Ugo Marchetti, nominato amministratore unico dopo che Claudio Lotito e il cognato Marco Mezzaroma hanno trasferito le quote societarie al controllo di due fondo fiduciario (passaggio obbligato visto che Lotito, già patron della Lazio, non poteva controllare due club che militano nello stesso campionato), continua a far filtrare all’esterno l’idea che la situazione sia sotto controllo.

Intanto però il tempo scorre. Lo scorso 5 ottobre il sito ufficiale della società ha ospitato un comunicato del Trust Salernitana 2021 che avvisava dello slittamento dei termini per la presentazione di offerte d’acquisto. E in realtà quella notizia ne contiene due, perché significa che entro il primo termine, fissato per il 30 settembre, non sono arrivate offerte valide. Infatti il primo capoverso del comunicato metteva immediatamente in chiaro lo stato di avanzamento del dossier: “I trustee hanno ricevuto, nel termine fissato al 30 settembre 2021, alcune offerte che non possono essere attualmente ritenute valide, congrue e vincolanti per il trust”. Ergo, non ci si è ancora mossi dal punto di partenza.

Siamo ricchi

Eppure la dirigenza granata continua a mostrarsi ottimista. Il direttore sportivo Angelo Fabiani, prodotto della vasta cantera di Luciano Moggi lasciato in eredità dall’ex proprietà Lotito-Mezzaroma, intervenendo in un’emittente televisiva locale ha detto che la società è sana, che è persino piena di soldi e perciò chi dovesse comprarla realizzerebbe un affare vero, forse irripetibile. Anche perché purtroppo «loro» non ci sono più e allora bisognerà farsi piacere dei nuovi padroni. Ai quali, come sommo atto di cortesia, l’attuale ds consegnerebbe il mandato di decidere se continuare ad avvalersi della sua collaborazione.

Quindi Fabiani ha messo in fila i dati che testimonierebbero lo stato di salute della società granata, accompagnandoli con un’immagine di dinamismo manageriale: bilancio attivo per 5 milioni di euro, «un fondo cassa importante», e un’attività di monitoraggio sul calciomercato che sarebbe in pieno svolgimento. Quasi a dire che non vede l’ora di poterlo spendere, quel tesoretto. 

Insomma, chi compra la Salernitana fa un vero affare. Purché non si tratti di avventurieri come quelli che secondo Fabiani si sono presentati ai trustee entro la data del 30 settembre. Del resto il direttore sportivo è uno che le persone per bene le riconosce al volo.

Akpa Akpro come CR7

In verità qualche dettaglio sfizioso sul benessere economico-finanziario dell’U.S. Salernitana 1919 andrebbe ricordato. Per esempio l’esorbitante valutazione data al trasferimento in uscita del centrocampista franco-ivoriano Jean-Daniel Akpa Akpro. Destinazione, manco a farlo apposta, la Lazio di Claudio Lotito.

Il trasferimento è avvenuto a settembre 2020 e nella relazione finanziaria semestrale presentata dalla S. S. Lazio al 31 dicembre 2020 l’acquisizione dei diritti economici di Akpa Akpro risultava annotata per 600mila euro. Così si può immaginare lo stupore provocato dalla lettura del progetto di bilancio al 30 giugno 2021 presentato dalla stessa S. S. Lazio.

Nella colonna delle acquisizioni Akpa Akpro risulta essere costato 12,705 milioni di euro. Va ricordato che a fine agosto Cristiano Ronaldo è stato ceduto dalla Juventus al Manchester United per 15 milioni di euro. Nel caso del fuoriclasse portoghese si è trattato di una svendita, giusto per ottenere l’obiettivo di alleggerire le finanze bianconere da un salario spropositato, ma a conti fatti, con queste cifre, resta un dato: Akpa Akpro  vale 4/5 di CR7.

Per spiegare tutto ciò si è dovuto scomodare Lotito. Secondo il presidente della Lazio quella cifra non sarebbe stata ancora pagata per intero, ma piuttosto si tratta di «premi legati al raggiungimento di determinati obiettivi, che matureranno eventualmente in 5 anni». Tutto chiarissimo, come sempre.

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