Vladimir Putin continua a giocare con il rubinetto del gas. Gazprom chiude Nord Stream, il gasdotto che approda in Germania, e la Russia riduce di un terzo le forniture all’Italia rispetto alla media degli ultimi giorni, quanto basta perché il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani cominci a parlare di «sobrietà nei consumi».

Il taglio

La comunicazione su quanto sta accadendo è arrivata dalla stessa Eni questa mattina: «Gazprom ha comunicato che per la giornata di oggi fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi al giorno. Eni fornirà ulteriori informazioni in caso di nuove e significative variazioni dei flussi».

Il taglio si va ad aggiungere a quelli precedenti. Il 15 giugno era stato tolto il 15 per cento delle forniture in coincidenza del viaggio del presidente del consiglio Mario Draghi a Kiev, Eni aveva risposto chiedendo volumi maggiori, ma Gazprom aveva accontentato l’Italia solo per il 50 per cento delle richieste.

Da allora il flussi da Mosca si sono assestati sempre tra i 30 e i 35 milioni di metri cubi, e adesso è stato ridotto di un terzo il quantitativo reale. Non sono state fornite attualmente motivazioni ufficiali, ma la tempistica si lega al blocco di Nord Stream. Commercialmente, spiega una fonte tecnica vicina alla materia a Domani, la compagnia russa non è obbligata a spiegare un taglio così esiguo, ma il fiato resta sospeso fino al prossimo 21 luglio, quando dovrebbero terminare i lavori di manutenzione del gasdotto tedesco. Se il blocco andrà oltre potrebbero cominciare a esserci problemi per il riempimento degli stoccaggi, che entro il primo novembre devono arrivare al 90 per cento e sono attualmente intorno al 60.

Il ministro della Transizione Cingolani, in occasione della presentazione di un report dell’Ente nazionale energia e ambiente sul risparmio di gas, ha detto che le «misure di sobrietà, le abbiamo previste nel piano di emergenza», a partire dal taglio sui consumi per i riscaldamenti «che consentirebbero un risparmio di 1,5-2 mld mc anno di gas».

Il ministro, a quanto riporta Staffetta Quotidiana, ha appoggiato anche l’idea di “docce più corte” lanciata dal ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck: «È un’idea molto sensata, anche perché abbina il risparmio di acqua in una situazione di siccità e quello di energia, che moltiplicato per milioni di cittadini dà risultati misurabili». Risparmiare energia, ha concluso, «è un dovere».

Attualmente, se da una parte non è chiaro come i governi potrebbero sincerarsi sulla durata delle docce, nessuna nuova misura tuttavia è stata messa in campo, l’Italia è in fase pre allarme gas da marzo, cioè continua a monitorare senza avviare procedure per la riduzione dei consumi. Tra gli altri interventi d’emergenza che potrebbero scattare non solo se l’Italia avesse poco metano, ma anche in solidarietà con gli altri paesi europei, c’è il maggiore utilizzo delle centrali a carbone e a olio combustibile e la riduzione dei consumi per le industrie energivore.

La centrale del Nord Stream

(AP Photo/Martin Meissner)

Italia, Francia e Germania, non hanno dubbi che il taglio delle forniture non sia solo tecnico ma anche politico, e non a caso è ancora una volta correlato a Nord Stream, il gasdotto che collega Russia e Germania e in cui fluisce il gas utilizzato in Germania e una parte di quello che arriva in Italia. Gazprom infatti fornisce metano all’Italia attraverso il gasdotto che approda a Tarvisio, ma lì il gas arriva sia attraverso la rotta che passa sotto l’Ucraina, sia attraverso appunto la rotta del nord.

A giugno la compagnia russa aveva detto di avere problemi tecnici a una centralina collegata al gasdotto che collega la Russia alla Germania e pertanto aveva deciso di ridurre le consegne a Eni. La maggior parte dell’approvvigionamento solitamente transita attraverso l’Ucraina, ma la via di passaggio dei volumi è a discrezione di Mosca.

Il timore è che il presidente russo Vladimir Putin non abbia intenzione di far ripartire il flusso regolare dopo il termine della manutenzione, previsto per fine luglio. A quel punto la situazione potrebbe precipitare, soprattutto per la Germania, che sta cercando di rendersi autonoma dal gas russo ma è ancora troppo dipendente.

Il piano di Berlino prevede anche la possibilità che lo stato intervenga nella gestione della rete, ma per ora l’ipotesi resta uno scenario, così come le misure di contenimento dei consumi dell’Italia.

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