A pagare il prezzo degli effetti a lungo termine dell’emergenza Coronavirus saranno i più piccoli: ne sono convinti oggi i due terzi degli italiani, anche perché, più di un quinto dei bambini al sud non ha un dispositivo adeguato dove seguire le lezioni in caso di didattica a distanza.

Il dato emerge da un sondaggio condotto nelle prime due settimane di novembre dall’Istituto Demopolis, per l’impresa sociale Con i Bambini, nata per attuare i programmi del Fondo governativo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia. Il fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum terzo settore e il governo.

«La pandemia ha aggravato ancora di più le disuguaglianze nel nostro Paese», ha detto Francesco Profumo presidente di Acr, «su tutte, quella innescata dalla povertà educativa minorile». Negare l’accesso all’educazione, aggiunge, «significa negare in futuro il diritto a una vita dignitosa». 

Le scuole chiuse, secondo il sondaggio, stanno facendo male ai bambini sia al loro sviluppo psichico che intellettivo. La prima preoccupazione è lo scarso apprendimento scolastico: la cita il 73 per cento degli intervistati, un dato cresciuto di 20 punti rispetto alla precedente rilevazione dello scorso anno.

«L’indagine dimostra chiaramente come l’emergenza Covid-19 non sia esclusivamente sanitaria, ma riguardi tutta la sfera delle vite delle persone», dice Stefano Buffagni presidente del Comitato di indirizzo strategico del Fondo e viceministro al ministero dello Sviluppo.

Quasi i due terzi degli italiani, intervistati da Demopolis per Con i Bambini, citano il rischio di isolamento e di riduzione della vita sociale a causa del Covid. Meno della metà del campione focalizza un altro problema dell’epidemia da Coronavirus: le crescenti disuguaglianze e la marginalizzazione (49 per cento), nonché la riduzione degli stimoli nella crescita, a seguito dell’emergenza Covid (47 per cento).

D'altro canto, a causa dell’emergenza sanitaria gli italiani segnalano il peso crescente delle disuguaglianze fra i minori: il 72 per cento ritiene che siano aumentate nell’ultimo anno, mentre solo un quinto non individua variazioni rispetto al 2019.

Con il Covid-19, nella percezione dei cittadini, alcuni problemi sono emersi o si sono aggravati a carico dei più piccoli: in prima istanza, 6 cittadini su 10 citano le conseguenze dell’incremento della povertà materiale in molte famiglie, ma anche l’esclusione dei più fragili: poveri, disabili, figli di genitori stranieri.

LA SCUOLA

L’istruzione non dà le stesse opportunità a tutti: per il 65 per cento ha forti divari, anche persino nella stessa regione o nello stesso contesto urbano. Appena il 9 per cento crede che la scuola italiana offra un servizio equo.

L’emergenza da Covid-19 è stata un’aggravante sulle dinamiche di una scuola disuguale. È minoritaria, 43 per cento, la quota di intervistati che pensa che la scuola, nella primavera scorsa, in pieno lockdown, sia riuscita a garantire parità di accesso a tutti gli studenti con la modalità a distanza, in lezioni, contatti con gli insegnanti, dimensioni di apprendimento. La maggior parte, invece, crede che abbia fallito questo obiettivo. 

La didattica a distanza

La didattica a distanza è un problema. Il 54 per cento ha sentito, nel proprio contesto familiare o relazionale, di bambini o ragazzi che hanno trovato difficoltà a seguire nei mesi della primavera pandemica e, nuovamente, in questi giorni di seconda ondata. Il principale problema, indicato dal 45 per cento degli intervistati, è stata la scarsa capacità di attenzione.

A questo si aggiunge il tema dei dispositivi. Quasi 8 genitori su 10 hanno detto che i figli hanno utilizzato tablet e pc (77 per cento), e si scopre che in un quinto dei casi (20 per cento) i ragazzi hanno seguito le lezioni e svolto la didattica attraverso un comune smartphone. 

La mancanza di dispositivi informatici adeguati e di connessioni idonee si è rivelata un problema nel 14 per cento dei casi, e nel 22 per cento nel sud e nelle isole. 

«I dati dell’indagine da una parte ci confortano sull’attenzione che gli italiani pongono al tema della povertà educativa» ha sottolineato Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini,  dall’altra, «l’indagine fa emergere anche nella percezione e nel vissuto di genitori, famiglie, associazioni che questa emergenza di fatto sta aumentando una serie di divari già esistenti, sia sociali che territoriali come dimostrano i dati sul sud». 

LA POVERTÀ EDUCATIVA 

L’Italia del Covid si confronta più marcatamente con i fenomeni della povertà educativa minorile. Secondo i dati dell’indagine Demopolis- Con i Bambini, il 53 per cento degli italiani dichiara di averne sentito parlare, con un dato cresciuto di 10 punti nell’ultimo anno. La consapevolezza dell’opinione pubblica sull’importanza del tema è aumentata. La diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per il 91 per cento degli italiani.

Del resto, come confermano i dati della ricerca, l’emergenza Covid-19 ha estremizzato una fragilità come la povertà educativa, ancora da sanare nel Paese. Per il 53 per cento degli intervistati l’azione di contrasto alla povertà educativa è oggi più importante rispetto ad un anno fa.

In questa situazione per sostenere bambini e ragazzi, secondo il sondaggio servirebbe rimuovere gli ostacoli per l’accesso alla didattica a distanza, ma anche un rinnovato impegno degli insegnanti. Anche se, per quasi la metà degli intervistati il problema è anche più pratico: Il 46 per cento ricorda l’urgenza di intervenire anche rispetto alla povertà materiale delle famiglie.

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