Dopo quasi tre anni di pandemia, ancora non mi sono abituato a certi fenomeni che si verificano solo in Italia. Sulla stampa e sui media italiani, mi capita spesso di leggere articoli allarmistici e dai titoli roboanti che dicono una cosa, poi vai a controllare cosa sostengono sullo stesso argomento gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche più importanti del pianeta o gli esperti più illustri, e scopri che dicono esattamente l’opposto. L’ultimo caso riguarda la nuova sottovariante di Omicron denominata BA.2.75, chiamata volgarmente “Centaurus”.

Nei giorni scorsi Repubblica ha titolato con preoccupazione: “Covid, Centaurus pronta a fare migliaia di contagi: da settembre sarà dominante”. E il Corriere della Sera ha spiegato in un altro articolo: “La nuova ondata Covid autunnale sarà guidata dalla sottovariante Omicron BA.2.75? BA.2.75 ha tutte le carte in regola per essere la candidata numero uno a sostituire l’attuale dominante BA.5 e quindi sì.”  Bene: non è vero.

Una scariant

La prestigiosa rivista scientifica Nature – forse la più importante del pianeta – il 10 agosto ha pubblicato un articolo dal titolo: “Centaurus sarà la prossima variante del coronavirus su scala planetaria? I casi in India offrono qualche indizio”. Si legge: «I casi provocati dalla variante BA.2.75 stanno salendo rapidamente nel paese ma i tassi di ospedalizzazione restano bassi. Centaurus non provocherà molti casi al di fuori dell’India, almeno là dove l’immunità della popolazione è elevata», come accade in Italia.

E Eric Topol, una delle massime autorità sulla pandemia, epidemiologo dell’Istituto Scripps di La Jolla in California, ha affermato, usando un gioco di parole, che per i media «BA.2.75 è una “scariant”», cioè una variante “scary”, che mette paura. E invece non c’è niente di cui aver paura perché, ha spiegato Topol: «BA.2.75 non si sta diffondendo in nessun altro posto a parte un paio di province dell'India nelle quali non deve competere con BA.5». E aggiunge: «Arriveranno altre nuove varianti di cui preoccuparsi, ma questa non sembra sia una di quelle».

Una costellazione

E allora, che caratteristiche ha questa nuova sottovariante Omicron BA.2.75, che tra l’altro nuova non è visto che ha iniziato a diffondersi da maggio? E perché non dobbiamo preoccuparci?

La non nuova sottovariante di Omicron denominata BA.2.75 è stata identificata per la prima volta in India nel mese di maggio. Un utente di Twitter, Xabier Ostale, l'ha ribattezzata Centauro, come la costellazione. Attualmente, è la subvariante di Omicron più diffusa in India, dove rappresenta due terzi dei casi totali di Covid, ma almeno per il momento non sta causando un aumento nel numero dei ricoveri e dei morti.

Da allora si è diffusa in altri 44 paesi del mondo – negli Stati Uniti soprattutto – ma ha quasi ovunque generato ondate di contagi minuscole. Cinque individui infettati da BA.2.75 sono stati segnalati anche in Italia; da noi, come purtroppo sappiamo, la variante largamente predominante – con quasi il 90 per cento dei casi – è BA.5.

Il progenitore

Il nome scientifico di questa variante può aiutarci a comprendere perché non ci dobbiamo troppo preoccupare. Questa sottovariante Omicron è denominata BA.2.75 in base alla cosiddetta nomenclatura Pango. Pango è un metodo di classificazione delle varie linee virali adottata da tutti i biologi molecolari del mondo che indica da quali progenitori quel virus discenda.

Ogni volta che il coronavirus si replica per generare due virus figli deve anche duplicare il suo genoma, che è costituito da un singolo filamento di Rna, ma in questo processo di duplicazione possono avvenire degli errori di copiatura che generano mutazioni nell’Rna e quindi nelle proteine del virus, che dall’Rna sono codificate.

Ad ogni generazione successiva, il coronavirus può aggiungere qualche mutazione in più rispetto al progenitore. Quando isolano un coronavirus da un paziente, gli scienziati sequenziano il suo genoma e poi, facendo la mappa delle mutazioni, riescono a capire quale sia il progenitore da cui esso discende: perché il virus da cui discende è quello che ha il maggior numero di mutazioni identiche, a cui si aggiungono quelle poche nuove in più del virus in esame. Il nome BA.2.75 indica che questa sottovariante discende dalla variante Omicron 2.

Mutazioni

Ricordate? La variante Omicron era comparsa per la prima volta a novembre 2021 in Sudafrica. Nel mondo si era prima diffusa la variante Omicron 1, a cui erano seguite nel tempo la 2, poi la 3, e la 4, che erano durate poco perché era arrivata l’enorme ondata alimentata dalla 5, che aveva soppiantato tutte le altre, e che è quella che circola adesso. Se vi immaginate di tracciare un albero genealogico di Omicron, potreste vedere che dal ceppo originario di Omicron discendono cinque linee diverse, una per ogni sottovariante, e ognuna di queste linee ha mutazioni affini specifiche ma diverse dalle altre.

BA.2.75 discende dalla variante Omicron 2, rispetto alla quale ha otto mutazioni in più sulla proteina spike; inoltre, possiede 45 mutazioni in comune con BA.5 e 15 peculiari. In particolare, BA.2.75 differisce rispetto al progenitore BA.2 per due mutazioni chiave: G446S e R493Q. La mutazione G446S significa che l’aminoacido in posizione 446, normalmente una glicina, è stato sostituito da una serina.

Questa mutazione gli conferisce proprietà di evasione immunitaria, cioè di sfuggire agli anticorpi indotti dagli attuali vaccini. La mutazione R493Q significa che l’aminoacido in posizione 493, normalmente una arginina, è stato sostituito da una glutammina. Questa mutazione permette al virus di legarsi con più affinità ai recettori Ace2 delle cellule umane, rendendolo più contagioso.

L’immunità

Diversi studi ormai dimostrano che chi è stato infettato in precedenza da Delta, e ancor più chi è stato infettato da una delle varianti di Omicron – sia essa la 1, 2, 3, 4 o 5 – ha sviluppato un’immunità che lo difende a sufficienza contro BA.2.75. Questo accade perché, ogni volta che il nostro organismo viene invaso da un virus, il nostro sistema immunitario impara a riconoscere e a combattere quel determinato virus.

Quando un coronavirus mutato penetra nel nostro organismo, più esso è affine da un punto di vista molecolare al precedente che ha imparato a riconoscere e a combattere, e più efficace sarà la nostra risposta la risposta del nostro sistema immunitario. Chi si è vaccinato e poi è anche stato infettato con una qualsiasi delle varianti di Omicron ha sviluppato un’immunità contro BA.2.75 ancor più efficace.

Quindi, in paesi come l’Italia dove, come purtroppo sappiamo benissimo, quasi tutti siamo stati contagiati da Omicron, la cui ondata volge ormai al termine, e in più siamo vaccinati, la sottovariante BA.2.75 non troverà praticamente nessun individuo suscettibile da infettare. Perciò, nelle prossime settimane o mesi Centaurus qui da noi, come nella maggior parte dei paesi del mondo, non provocherà affatto ondate epidemiche devastanti, ma solo pochi casi sparsi qua e là: nulla di preoccupante, insomma, come hanno giustamente spiegato i massimi esperti del pianeta.

Tanto rumore per nulla

Invece in India, un paese grande quanto un continente e con una popolazione di un miliardo di abitanti, la sottovariante BA.2.75 ha iniziato a diffondersi a maggio, quando ancora l’ondata di Omicron 5 era in piena espansione e aveva infettato solo una parte della popolazione, e perciò ha trovato tantissimi individui suscettibili non immuni, che non erano stati ancora infettati da Omicron, e spesso neanche vaccinati.

Inoltre, anche in India, dove pure Omicron 5 e Omicron BA.2.75 praticamente coesistono, pare che Omicron 5 abbia una diffusione molto più rapida e provochi un numero assai superiore di casi gravi di Covid, di ospedalizzazioni e di decessi rispetto a BA.2.75. Insomma, Omicron 5 da un punto di vista evolutivo vince su 2.75, probabilmente perché è una macchina più perfetta dal punto di vista molecolare. Come ha detto Eric Topol, «Omicron 5 è la peggiore forma di virus che abbiamo visto finora».

Verrebbe da dire, come spesso accade, “tanto rumore per nulla”. Resta da capire perché così spesso si diffondano notizie preoccupanti, che non hanno un solido fondamento scientifico.

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