È iniziato, ieri, l'abbattimento di un complesso edilizio, interamente abusivo, con palme, piscine, statue, edificato negli anni novanta dalla famiglia Casamonica. All'alba un centinaio di vigili urbani, con il supporto di carabinieri e polizia, hanno fatto irruzione nell'enorme area. E' una delle regge romane del clan con piscine, idromassaggi, statue, l'arredo classico delle sontuose dimore della famiglia criminale. Un complesso composto da abitazioni basse che sorge a Roma, in zona Romanina, a ridosso del comune di Ciampino. Le abitazioni, in tutto, sono sette e l'abbattimento terminerà nel fine settimana. Lì, in quelle case dopo l'arresto e il trasferimento dei proprietari, hanno vissuto soprattutto migranti. Nessun contratto, nessuna tassa pagata, tutto in nero, tutto abusivo. Quando alcuni condomini hanno chiesto la regolarizzazione è partita la vendetta del clan.

Il cemento abusivo simbolo del potere del clan

Basta aprire il cancello del complesso per scoprire le palme, la piscina, il giardino, la villa e gli appartamenti. All'interno della reggia cavalli raffigurati sulle pareti, idromassaggi, champagne, lo sfarzo di un clan che ha costruito negli anni un impero economico ed edilizio nell'indifferenza di tutti. L'ultima stima, completamente al ribasso, era stata elaborata dalla Dia, la direzione investigativa antimafia, nel lontano 2003, e parlava di cento milioni di euro di patrimonio, ma si riferiva ad una cinquantina di membri della famiglia mentre il clan ne conta un migliaio. I soldi servono per comprare silenzi, per realizzare investimenti, soggiogare vittime con l'usura. Soldi e violenza esibita hanno consentito al clan di prendere il controllo di intere aree della città. Decenni di silenzi, di amministrazioni che semplicemente si sono girate dall'altra parte ignorando il potere del clan, capace di interloquire con le principali mafie del paese, perfino con i narcotrafficanti messicani. Per quel complesso, in passato, si è celebrato anche un processo per abusi edilizi, ma è finito con la prescrizione. Questa era zona vincolata, non potevano costruire neanche uno spillo, è stato edificato un complesso edilizio. Un complesso, che sorge dietro l’ippodromo delle Capannelle, oggetto di indagini per abuso edilizio fin dall’acquisto del fondo agricolo da parte di Virginia Spada, nel lontano 1983. E poi? La solita trafila. Gli abusi edilizi continuano senza sosta, si parte dalla recinzione in muratura, lavori di scavi di fondazione, corpi di fabbrica, tamponature e impianti di scarico. Dal fondo agricolo sorge una stalla, poi diventa immobile per civile abitazione e in seguito reggia Casamonica con piscina e appartamenti più piccoli per il personale, prima di trasformarsi in un moderno motel, un complesso dotato di una decina di unità immobiliari. Eppure quella, secondo il piano regolatore comunale, era area sottoposta a vincolo paesaggistico e archeologico. A rompere il silenzio decennale la presidente di municipio, Monica Lozzi, ex grillina che ha ripreso faldoni dimenticati, e la sindaca di Roma Virginia Raggi. «Con le demolizioni di oggi arriviamo a 18 immobili riconducibili alla famiglia Casamonica abbattuti. Continua il percorso di legalità avviato due anni fa», dice Monica Lozzi che guida il VII municipio. «Facciamo capire che lo Stato c'è, che non arretra, un'operazione concertata, di quelle che si possono portare a termine solo con una collaborazione istituzionale a 360 gradi», dice Virginia Raggi mentre segue le demolizioni. L'iter amministrativo è stato avviato dal municipio che ha trovato i fondi per le demolizioni. L'operazione di oggi avviene a circa 2 anni dalla precedente demolizione di otto ville abusive Casamonica al Quadraro. I Casamonica non abitavano più in quelle case da tempo, ma avevano dato in affitto quelle dimore ad alcune famiglie di stranieri. Una pratica che la famiglia criminale usa in diversi immobili per evitare sgomberi e avere sempre liquidità a disposizione.

Quel ragazzo ridotto in fin di vita

Agli immigrati che vivono nello stabile vengono chiesti fra i trecento e i cinquecento euro al mese. Diego e Ferruccio sono figli della defunta Virginia. Ferruccio Casamonica, detto Massimo, viene arrestato nel luglio 2018 con il figlio Guido e un complice bosniaco Samir Ramovic. Ma perchè? Dietro queste storie di cemento abusivo, silenzi colpevoli e impunità c'è sempre una scia di sangue e violenza. Odiase Richie Osazele, un ragazzo nigeriano, osa chiedere rispetto e regole certe. Era convinto di essere venuto a lavorare in un paese, in una città normale. Così vuole un regolare contratto di affitto, ma ha subito la vendetta della famiglia. A Odiase Richie Osazele, venditore ambulante, per ripicca svuotano il camion con la merce, o almeno ci provano. Quando il nigeriano li scopre nasce una colluttazione, Ferruccio urla: «Bastardo, fai il padrone qua», e colpisce l’uomo con un cacciavite. Finisce in ospedale con il polmone perforato, codice rosso, alla fine si salva e denuncia, come non ha fatto quasi nessuno da queste parti. Li arrestano per tentato omicidio e lo scorso anno sono stati condannati in primo grado. Nonostante gli arresti, le condanne, la villa continuava ad essere affittata. Quel complesso edilizio, qualche mese fa, ospitava ancora stranieri che ci abitavano, il citofono era divelto, ma bastava entrare per trovarli negli appartamenti, quelli minori. Un inquilino raccontava: «Pago tutti i mesi affitto ad una donna Casamonica, circa 400 euro che porto a casa sua, ma non abbiamo contratto». Una villa abusiva, proprietari arrestati, ma un modo si trova sempre per lucrare sui disperati, oggi per quelle abitazioni è arrivato l'ultimo atto con l'abbattimento. I vigili, dopo aver fatto irruzione, hanno trovato dieci stranieri e una famiglia italiana che abitavano negli immobili, il comune aveva attivato anche i servizi sociali, ma tutti, per il momento, hanno rifiutato il sostegno sociale e nuovi alloggi. Intanto le ruspe continuano ad abbattere uno dei feudi del clan, mentre affiliati e capi entrano ed escono dal carcere per riprendere il controllo. Un clan che, al momento, resta il più potente gruppo criminale autoctono del Lazio.

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