Nel secondo dopoguerra per alcuni decenni il sistema dei partiti ha svolto una funzione essenziale di cerniera fra società e Stato. Nello scenario dello smarrimento di questo ruolo, del progressivo sdoganamento del fascismo, degli effetti dirompenti della crisi sociale iniziata ben prima della pandemia, si è affermata una certa greve attualità del punto di vista fascista ed anche un suo determinato grado di penetrazione in una parte delle nuove generazioni e fra i ceti precipitati nella scala sociale.

Il fascismo si presenta oggi direttamente – i gruppi neofascisti - con le attività squadristiche (aggressioni, violenze, minacce) “tradizionali” o, in modo crescente, sul web, e con una serie di iniziative pseudoculturali. Ma si presenta anche indirettamente in particolare da parte di Fratelli d’Italia che, nonostante gli endorsement di conio recente (vedi Ernesto Galli della Loggia e le sue parole su Giorgia Meloni sul Corriere della sera), rivendica quella eredità nei comportamenti di tanti suoi esponenti, come nel caso dell’assessore del Veneto Elena Donazzan. Pulsioni analoghe sono presenti anche nella Lega, ma prevalentemente rivolte ad alcuni aspetti correlati al fascismo, come xenofobia, nazionalismo e panegirico dell’“uomo forte”.

Il quadro d’assieme rappresenta obiettivamente un pericolo.

Ciononostante è altissima a tutt’oggi nel nostro Paese la tensione antifascista. L’esito straordinario di questo 25 aprile lo conferma, a fronte di una impressionante mobilitazione “in presenza” e sui social. Un tempo questa mobilitazione vedeva in prima fila tutti i partiti - tranne il Msi - ed in particolare il Pci, il Psi ed anche la Dc: i grandi partiti di massa.

Oggi in parlamento il partito più anziano è la Lega, nata con un programma secessionista, cioè anticostituzionale. Certo, vi sono partiti antifascisti, dal Pd a tanti piccoli partiti. È saldo come una roccia il baluardo della Presidenza della Repubblica, con l’aggiunta – va riconosciuto – del Presidente del Consiglio che, con un eccellente intervento il 25 aprile al Museo Tasso («Non fummo tutti brava gente») ha colmato un visibile vuoto nel suo discorso di insediamento. E saldi rimangono centinaia di sindaci. Ma non c’è più quel fronte comune della grande maggioranza dei partiti e si è smarrita la loro funzione nei primi trent’anni della Repubblica di “agenzie di senso antifascista” in chiave egemonica.

Ma che vuol dire antifascismo oggi? Nel recente passato esso rappresentava non un’ideologia ma un punto di vista condiviso; assieme, assumeva il carattere di una sorta di religione civile, laica, in quanto patrimonio di pratiche, valori, simboli, che, a partire dalla memoria della Resistenza,  disegnavano i principi irrinunciabili del patto costitutivo del nostro Paese.

Il significato della parola antifascismo perciò non è mai stato limitato alla sua pur giusta accezione di ripulsa del fascismo, ma proprio in ragione di tale ripulsa ha rappresentato una sorta di visione del mondo la cui esatta configurazione era formulata nel testo della Costituzione.

A questi significati si aggiunge oggi un plus rappresentato dall’impegno civile contro discriminazioni, nazionalismi, individualismi.

Nel nostro tempo il traino di questa cultura è prevalentemente rappresentato da un insieme di formazioni sociali – volontariato, associazionismo, sindacati, movimenti democratici -, da una larga percentuale di giovani, del mondo della cultura e dello spettacolo, da parti del “popolo lavoratore” oggi disgregato, da un mondo associativo di radice cattolica (Cisl, Acli, Scout, fra gli altri), oltre che, ovviamente, dall’Anpi e dalle altre associazioni partigiani e resistenziali. L’antifascismo è il cemento che tiene assieme oggi i valori della persona, del lavoro, della socialità. Il punto è giungere alla massima connessione fra le tessere di questo mosaico civile rappresentandolo come un grande soggetto collettivo e pluralista, facendo opera di cittadinanza attiva, vicinanza sociale e formazione quotidiana nella società e nei suoi grumi più sofferenti, mantenendo in piena autonomia un rapporto costruttivo con tutte le forze istituzionali e politiche che si richiamano ai valori dell’antifascismo.

Il 25 aprile 2021 in sostanza ha confermato che c’è oggi in Italia un forte movimento popolare unitario, portatore di una visione, di un’idea di futuro che mette a valore la Costituzione e la democrazia, carico di passione antifascista, in grado di vedere l’essenziale perché, come disse la volpe al piccolo principe, l’essenziale è invisibile agli occhi, si vede solo con il cuore.

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