Gli Stati Uniti non hanno Storia, e quindi pensano di essere destinati a copiare quella degli altri. In particolare, gli piace la storia dell’antica Roma, come divenne un impero e come cadde. Ieri Francis Ford Coppola, l’unico americano ad avere narrato la storia del capitalismo americano con la trilogia del Padrino, era a Taormina e ha annunciato che il suo prossimo film Megalopolis, svilupperà quel concetto e che le due figure principali saranno Cicerone e Catalina, ovviamente revisited – e con il secondo non necessariamente nella parte del cattivo.  Ha aggiunto poi qualche parola sibillina sulla fine del patriarcato, anninciando tempi nuovi. Come dice la dolce rapinatrice Tokyo, in La Casa di Carta (quella in cui cantano Bella Ciao), quando ti punta addosso il mitra e sussurra: «Empieza el matriarcado!».

La sorpresa

Cassidy Hutchinson, former aide to Trump White House chief of staff Mark Meadows, testifies as the House select committee investigating the Jan. 6 attack on the U.S. Capitol holds a hearing at the Capitol in Washington, Tuesday, June 28, 2022. (AP Photo/J. Scott Applewhite)

Queste suggestioni mi sono venute in mente al termine della spettacolare audizione della Camera sul “colpo di stato” (ormai lo si chiama sempre più frequentemente così) del 6 gennaio 2021. E’ comparsa – introdotta da un timing perfetto – la testimone a sorpresa Cassidy Hutchinson, che ha fatto letteralmente saltare il banco.

Cassidy ha appena 25 anni, è una normale laureata in Scienze politiche in una normale università del New Jersey, ha trovato impiego nel partito repubblicano come “staffer” per il senatore del Texas Ted Cruz, poi è stata assunta alla Bianca nella squadra di Mark Meadows, capo gabinetto di Donald Trump nella infausta fase finale della sua presidenza; è Meadows che si espone molto nella negazione del Covid, che ispira l’opposizione alle mascherine, ed è sempre Meadows che precipita nel tentativo di golpe finale dopo la sconfitta elettorale.  

Di fatto è il nunero due alla Casa Bianca e la giovane Cassidy, autrice di una fulminante avanzata in carriera, è la sua ombra.

E’ sempre con lui, fotografata insieme a lui, partecipa alle riunioni più segrete, è intima con tutto l’inner circle del presidente e della sua famiglia.

Il Comitato l’ha ascoltata alcuni mesi fa (deposizione a porte chiuse) per addirittura venti ore, in cui la giovane Cassidy ha rivelato diverse cose. Ora ne ha altre da aggiungere: devastanti.

La signorina Cassidy ha rivelato che il 6 gennaio Trump era perfettamente al corrente che al suo comizio erano presenti uomini armati di fucili mitragliatori e ha impedito alla polizia di allontanarli; ha poi cercato di mettersi alla testa dei manifestanti in marcia sul Campidoglio in cui avrebbe voluto entrare da vittorioso, possibilmente sul cadavere del suo vice presidente; costretto invece  a tornare alla Casa Bianca, non ha smesso di incitare i suoi ad uccidere, in particolare Mike Pence. Dal punto di vista legale, sono accuse che possono portare l’ex presidente in galera.

Ma il colpo grosso è lei, il suo volto, il suo abbigliamento, la voce bassa. La signorina Cassidy è seria, veste come un’impiegata in un rent a car  di una piccola città del sud. E dice cose terribili. Ha visto Trump infuriato rompere piatti, scaraventare il suo pasto contro il muro (lei, Cassidy, ha pulito con un asciugamano le tracce di tomato ketchup dal muro. Ha saputo, forse per prima, dal capo dei servizi, Tony Ornato, che il presidente ha cercato di mettersi alla guida di The Beast, la Cadillac superblindata, malmenando l’autista, che gli ha risposto rudemente, prima di essere stato ricondotto, con qualche difficoltà, alla ragione, nelle sue stanze alla Casa Bianca. Da dove – è sempre la signorina Cassidy testimone – ha invitato i manifestanti a uccidere il suo vice Mike Pence, mentre tutta la sua famiglia e persino Fox News gli chiedeva di agire immediatamente per far smettere le violenze.

Tutti, ma non Mark Meadows, a cui la signorina Cassidy riportava, con allarme, i messaggi. Ma Meadows era distaccato, assente, come se non volesse disturbare il corso di eventi prefissati.

Casssidy è apparsa serafica e assolutamente credibile. Prima di congedarla, Liz Cheney, la repubblicana che conduce l’investigazione le ha chieso: le risulta se Mark Meadows, dopo quegli eventi, abbia avanzato richiesta di grazia al presidente? E la signorina Cassidy ha risposto, senza alterare il tono della voce, «sì, lo fece». Come anche Rudolph Giuliani, l’avvocato del presidente. Ovvero: erano coscienti di aver commesso qualcosa di illegale.

Come il Watergate

Finito l’interrogatorio, Liz Cheney ha abbracciato Cassidy Hutchinson. Bella immagine, forse davvero “empieza el matriarcado”, due giorni dopo la sentenza della Corte Suprema contro il diritto di interrompere la gravidanza. (La destra, invece, sta usando quella foto come la prova evidente di un complotto).

Tutti adesso concordano che la testimonianza di ieri entrerà nella Storia. I paragoni sono soprattutto con il Watergate di 50 anni fa, quando il consigliere del presidente Nixon. John Dean (avvocato, 32 anni), rivelò in diretta televisiva alla commissione d’inchiesta del Senato, che, sì, il presidente sapeva, e che alla Casa Bianca esisteva un sistema di spionaggio telefonico che al presidente faceva capo. Fu la fine di Nixon. Oggi Dean si rivede nella signorina Cassidy.

Ma qui giunge il momento, davanti agli americani, di far valere la nostra eredità classica.

Questa storia della grazia chiesta in anticipo, quando ancora non sono incolpati di niente, da Mark Meadows e Rudolph Giuliani, mi ha ricordato qualcosa.

E’ la vicenda di Guido da Montefeltro, consigliere di Bonifacio VIII, che diede il “consiglio fraudolento” per la conquista della Rocca di Palestrina, ma per questo chiese e ottenne un’assoluzione papale in anticipo. Che avvenne. Poi, come tutti,  Guido morì, e i francescani a cui era devoto, vennero a prendersi l’anima sul campo di battaglia.

Ma, scrive Dante Alighieri, Canto XXVII dell’Inferno:«Assolver non si può chi non si pente,/né pentere e volere insieme puossi / per la contraddizion che nol consente» e quindi l’angelo francescano deve lasciare il passo al diavolo che lo sberleffa anche: «Tu non credevi che io loico fossi»; e Guido d Montefeltro andò all’inferno.

La terzina dantesca, ormai spesso citata nei procedimenti giudiziari italiani, così zeppi di inquisitori, angeli, pentiti e torbide trattative, ricompare nella giurisprudenza americana così ingenua e così ipermoderna.

Se Meadows ha chiesto la grazia, è perché sa di aver commesso un crimine, ma la legge americana lo proteggerebbe se si decidesse a rivelare la verità, ovvero che Donald Trump è stato l’istigatore, il finanziatore e il protagonista assoluto di quello che passerà alla storia come il “primo” dei colpi di stato alla democrazia americana. Già, perché nessuno può escludere che, con Trump di nuovo candidato per il 2024, la storia non si ripeta.

I nuovi dilemmi

Cosa farà Meadows? Cosa faranno gli uomini dei servizi segreti chiamati in causa con nome e cognome? Presto per dirlo, forse trattative in corso. Ci si aspetta per esempio l’audizione del super avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, che aveva avvertito in anticipo che quello che il presidente stava facendo era un reato.

 Ma certo il Comitato 6 Gennaio ha messo in bisaccia un sacco di selvaggina, che promette di scaricare sul tavolo di cucina.

Trump invece ha reagito malamente: «Mai conosciuto quella ragazza», ma si capisce che ha accusato un colpo che non si aspettava.

Anche le “demolizione” del testimone appare difficile; la signorina Cassidy ha già ricevuto molteplici attestati di credibilità e aveva il  vizio di prendere sempre appunti.

Il culto di Trump

Vacilla il “culto” di Trump? Gli analisti televisivi sono perplessi; da una parte, spiegano, i suoi sostenitori, ovvero la metà del partito repubblicano lo ammirano proprio perché cattivo, prepotente e vincente; dall’altra, la signorina Cassidy lo ha messo in luce, per la prima volta, da un membro del suo circolo ristretto, come una persona instabile, pericolosa e soprattutto un “perdente”.

Un uomo di 74 anni che cerca di strappare il volante di una limousine blindata (e non ci riesce), un uomo che tira piatti contro il muro quando è arrabbiato, sembra piuttosto un bambino caratteriale.

Questa storia dei piatti, peraltro, è quella che gli ha dato più fastidio. “Io non tiro piatti contro il muro!” ha scritto, e ha aggiunto: “e poi perché Cassidy ha pulito lei le macchie di pomodoro dalla parete? Non toccava a lei…” Niente da fare, il cervello di Donald Trump resterà sempre un mistero.  

   

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