Come per il Covid-19, anche per i soffitti servirebbe prevenzione. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto il 31 ottobre, commemorando il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia (Molise) nel corso del sisma del 2002, che «la scuola deve essere un luogo più sicuro, un posto in cui sentirsi accolti, protetti e tutelati». Il 4 novembre è caduto il soffitto di una scuola di Salerno, il 5 novembre è successo a Palermo e i presidi si sono fatti sentire.

Il crollo di Salerno ha riguardato un liceo, gli studenti erano tutti in didattica a distanza, ma non è andata così a Palermo dove il soffitto della sala insegnanti della scuola media Garibaldi è caduto durante l’orario scolastico.

Per fortuna nella stanza non c’era nessuno. Il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ha diffuso subito con un comunicato: «La sicurezza va garantita in ogni modo perché l’incolumità di studenti e lavoratori è un diritto imprescindibile».

Il problema sono i controlli: «Gli enti locali devono fare un controllo a tappeto della tenuta dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici e lo stato deve assicurare le risorse economiche necessarie per metterli in sicurezza». Ieri in occasione delle audizioni per il decreto Ristori – varato dal governo a seguito delle restrizioni del penultimo Dpcm anti Covid-19 – Giannelli ha detto alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato che è necessario investire al più presto, senza perdere altro tempo.

L’anagrafe

In Italia esiste un’anagrafe che dovrebbe dare una situazione aggiornata di tutti gli edifici, incluso lo stato dei soffitti. Tuttavia «i dati non sono completi e spesso non vengono aggiornati come dovrebbero, dipende da come le regioni comunicano i dati», racconta Adriana Bizzarri, responsabile scuole di Cittadinanzattiva.

Ogni anno l’associazione stila il rapporto Osservatorio sulla sicurezza a scuola, il prossimo arriverà il 20 novembre, con il numero aggiornato dei crolli: «Sono decine, l’anno scorso si è arrivati al record di settanta». Anche solo monitorarli non è semplice. Ad avere maggiore responsabilità su questi dati sono i comuni. E recuperarli «quest’anno con la pandemia è stato difficilissimo», aggiunge. Così all’anagrafe, gestita dal ministero dell’Istruzione, «manca ancora tanta trasparenza», dice Bizzarri.

La carenza di informazioni dettagliate si è presentata in tutta la sua evidenza quest’estate quando sono stati presentati gli interventi di manutenzione ordinaria o di “edilizia leggera” per creare aule supplementari in aree all’aperto o interne alla pertinenza scolastica (nelle palestre ad esempio) per avere gli spazi previsti dalle norme anti Covid-19. «Adattamenti, come abbattere muri o costruirne di nuovi», dice Bizzarri, «il punto è che l’anagrafe non riportava la metratura delle aule, quindi era impossibile sapere in quali condizioni versassero le scuole».

Il Piano scuola 2020-2021 varato quest’estate «doveva dire quante aule servissero, ma senza dati si è accumulato un ritardo spaventoso che ha avuto a che fare anche con i banchi e con la definizione del personale aggiuntivo». Questa «era una vera e propria falla dell’anagrafe», denuncia Bizzarri.

Gli studi

L’Osservatorio per l’edilizia scolastica «dice che si sta procedendo» spiega Bizzarri. Anche se non scende nei dettagli. Il Piano scuola dà comunque uno spaccato dello stato degli edifici. Nel testo si legge che in Italia ci sono 58.842 edifici scolastici. Tra questi, il 23 per cento (13.355 scuole) non era inizialmente stato costruito appositamente per uso scolastico, ma adattato a tale uso in seguito.

Openpolis, fondazione indipendente che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche e la trasparenza, e Con i Bambini, impresa sociale nata per attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha approfondito il tema nello studio Lo stato dell’edilizia scolastica in vista del rientro a settembre.

Le percentuali di “scuole non scuole” variano molto da regione a regione e sfatano il mito del divario nord-sud dove il sud è sempre messo peggio. Si trovano infatti al di sotto della media nazionale Campania (61 per cento di edifici costruiti appositamente per uso scolastico), Emilia-Romagna (69 per cento), Umbria e Calabria (70 per cento), Lazio (73 per cento), Liguria e Puglia (75 per cento).

Un altro elemento che si trova sempre nel piano del ministero è quello sull’età degli edifici. I dati sul numero di scuole distinte in base al periodo di costruzione indicano che sono circa 21mila gli edifici di più recente costruzione (dal 1976 in poi), mentre circa 23.800 sono stati realizzati nel periodo 1946-1975 e addirittura 3.800 edifici hanno una data di costruzione antecedente al 1920. «Le scuole costruite prima degli anni ’70 – dice Bizzarri – per le metodologie di costruzione dell’epoca potrebbero avere problemi».

Verificare lo stato dei soffitti «non è un intervento costoso. Sicuramente è fondamentale fare gli interventi, ma bisogna partire dai controlli. È una corsa contro il tempo perché i crolli non danno preavviso».

La richiesta di fondi

I presidi in parlamento hanno chiesto fondi per fare una ricognizione di solai e controsoffitti. Strutture che vanno monitorate rapidamente. Queste, stimano i presidi, ammontano a circa 400mila. «La spesa che grossolanamente stimiamo in 100 milioni annui» ha detto Giannelli «è ovviamente molto inferiore a quella necessaria per l’effettiva messa in sicurezza, attuabile in un secondo tempo, ma contribuirebbe a ridurre significativamente i rischi per l’incolumità e a salvare vite umane».

Per loro bisogna partire con un piano di controlli semestrali da parte degli enti locali e potenziare il sistema dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, dotandolo di un database centralizzato gestito dal ministero dell’istruzione per garantire «una continua supervisione di componenti pericolose».

Il Covid-19, dice Giannelli, non è il solo rischio: «L’emergenza epidemiologica non deve fare passare in secondo piano questo problema. Anzi, il Dpcm del 3 novembre dispone la sospensione delle attività didattiche in presenza in tutte le scuole del secondo ciclo, riteniamo che sia il momento di effettuare controlli mirati proprio a partire dagli edifici scolastici che le ospitano».

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