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Le trivelle dell’Eni restano in mare grazie al M5s e al riutilizzo

LaPresse/Greenpeace/Francesco Alesi
LaPresse/Greenpeace/Francesco Alesi

Prima un decreto con le linee guida poi un articolo del decreto semplificazioni allungano la vita alle trivelle dismesse o inutilizzate e l’elenco delle piattaforme da dismettere è diventato un fantasma

  • Viviana, Ada, Diana, Elena, Emilio 3, Fabrizia e Jole. Sono i nomi delle piattaforme offshore inutilizzate che sono ancora in mezzo all'Adriatico. Sul destino delle trivelle mai entrate in funzione o improduttive da almeno dieci anni, in Italia, si gioca una partita economica che è diventata politica.
  • Prima le linee guida, approvate nel 2019, e poi un articolo del decreto semplificazioni proposto dai grillini consentono ai proprietari delle piattaforme, l'Eni su tutte, che ne possiede il maggiore numero, di evitare la dismissione attraverso il riutilizzo. 
  • Alla fine scompare l'elenco delle 34, ma c'è la possibilità del riutilizzo ispirata «alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità»

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