Dieci giorni dopo l’entrata in vigore del Dpcm che ha introdotto la divisione del paese in zone gialle, arancioni e rosse iniziano a emergere i primi segnali di rallentamento nella diffusione del contagio. Le misure sembrano essere state particolarmente efficaci dove sono state applicate in maniera più severa, cioè nelle zone rosse, dove sono chiusi negozi, bar e ristoranti e ci sono forti limiti alla circolazione.

Il contagio nelle zone rosse

Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta si trovano in zona rossa dal 6 novembre, giorno dell’entrata in vigore del Dpcm. All’epoca erano le regioni dove il virus si stava diffondendo più rapidamente e dove i sistemi sanitari locali era più a rischio di collasso.

Negli ultimi dieci giorni, in questo gruppo di regioni sottoposte a severe misure restrittive, i nuovi casi sono aumentati del 10 per cento rispetto ai dieci giorni prima del Dpcm. Nelle cinque regioni che invece sono rimaste zone gialle per lo stesso periodo, cioè Lazio, Veneto, Sardegna, Molise e provincia di Trento, a parità di tamponi, i casi sono aumentati del 16 per cento. Il trend è confermato anche dall’andamento di ogni singola regione: se il tasso di crescita dei contagi nei 10 giorni precedenti al decreto è nettamente superiore rispetto a quello dei 10 giorni successivi.

Il rallentamento è stato confermato anche dal ministro della Salute Roberto Speranza che ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto per la prima volta che la curva dell’epidemia «si va stabilizzando». Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha confermato che per il momento le misure di contenimento sembrano essere efficaci.

Altri dati usciti negli ultimi giorni sembrano confermare che l’epidemia si avvia a raggiungere il plateau, la fase in cui il numero di nuovi casi si stabilizza e rimane costante per un certo periodo. Lombardia e Piemonte in particolare sembrano ormai aver raggiunto questa fase, mentre l’indice Rt, che misura la velocità del contagio è sceso nell’ultimo rilevamento a 1.4, rispetto all’1,7 comunicato la settimana precedente.

La situazione rimane difficile

Come ricordano sempre gli esperti, Rt superiore ad uno significa comunque che ogni persona contagiata ne infetta almeno più di una e quindi nel tempo l’epidemia continua a propagarsi. Per assistere a una riduzione nel numero di contagiati serve portare Rt sotto a 1 e proseguire con le misure di contenimento. Potrebbero volerci ancora settimane per raggiungere questo risultato e altre ancora per riportare la situazione sotto controllo.

Nonostante i dati incoraggianti, i numeri del contagio diffusi lunedì confermano che l’Italia è destinata a rimanere nella fase acuta dell’epidemia ancora per settimane. Ieri sono stati registrati 27.354 nuovi casi, in leggera crescita rispetto ai 25mila di lunedì scorso. Il rapporto tra casi positivi e totale dei tamponi effettuati rimane a un livello preoccupante, 17,9 percento, quasi un punto percentuale in più della scorsa settimana.

Quest’ultimo dato è particolarmente importante, perché mostra la difficoltà delle autorità sanitarie nel continuare a tracciare un’epidemia che, fino a pochi giorni fa, cresceva a ritmo esponenziale. Almeno una parte della riduzione dei contagi, quindi, è probabilmente dovuta alla scarsità dei tamponi e ai problemi del sistema di tracciamento che, in diverse regioni e province, è vicino al collasso.

Anche se l’epidemia rallenta, le sue conseguenze rimangono gravi. Lunedì è stato registrato il decesso di 504 persone e ci sono 70 posti in più occupati nelle terapie intensive di tutto il paese, un sistema che si trova al momento sotto grave sforzo in particolare nelle regioni più colpite.

La curva in Europa

Ma qualche segnale di ottimismo arriva anche dai paesi europei dove la seconda ondata è cominciata con qualche settimana d’anticipo rispetto all’Italia. In Francia, dove è in vigore un lockdown dal 30 ottobre, i nuovi casi sono scesi a circa 25mila al giorno, lo stesso livello che avevano toccato a metà del mese scorso.

In Spagna le varie comunità autonome hanno adottato varie misure di contenimento e negli ultimi giorni la curva del contagio sembra essersi stabilizzata a circa 20mila nuovi casi al giorno. In Germania la seconda ondata è iniziata con circa una settimana di ritardo rispetto all’Italia, ma il governo ha agito più rapidamente.

Il 2 novembre il governo ha imposto un lockdown leggero, con la chiusura di bar, ristoranti e alberghi. Il numero di casi nel paese oggi sembra essere già in discesa ed è intorno ai 10mila nuovi casi al giorno.

 

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