La procura di Milano ha chiesto otto mesi di carcere per il deputato e tesoriere della Lega Giulio Centemero, colpevole di finanziamento illecito di partito secondo il pm Stefano Civardi che ha concluso così la sua breve requisitoria nel processo sull'associazione bergamasca Più Voci che si svolge al tribunale di Milano.

In meno di un'ora il pubblico ministero milanese, che nel 2021 ha portato a condanna per peculato anche i commercialisti della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ha ripercorso davanti al giudice Maria Idria Gurgo Di Castelmenardo la strada che hanno compiuto i 40 mila euro pagati nel 2016 dalla catena di grande distribuzione Esselunga a questa associazione, domiciliata proprio nello studio dei due revisori del Carroccio.

Soldi serviti, secondo la ricostruzione della procura, sia per sostenere Radio Padania sia per organizzare nel 2016 un convegno politico patrocinato dalla Lega che si è tenuto a Parma nell'auditorium Paganini nel quale è intervenuto anche il leader Matteo Salvini, cui Centemero è molto legato.

Soldi arrivati tramite un'oscura srl – la MC – che è di proprietà di Pontidafin, a sua volta posseduta dal Carroccio. Anche la procura di Roma, da cui origina l'inchiesta milanese, pensa che Più Voci sia in realtà un collettore di denaro di cui si sia servita la Lega per le sue attività propagandistiche e ha ottenuto il rinvio a giudizio del tesoriere del Carroccio sempre per finanziamento illecito. A lui si contesta di aver ricevuto, sempre attraverso Più Voci, 250 mila euro dal costruttore Luca Parnasi, interessato a costruire il nuovo stadio di calcio della squadra giallorossa.

L’associazione inesistente

«L'associazione Più Voci non esiste» ha detto senza tanti giri di parole il pubblico ministero durante la sua breve requisitoria per sottolineare la mancanza di un'attività propria che giustificasse il ricevimento di questo denaro. «Se la cercate sul web troverete solo notizie sul processo romano che riguarda Parnasi», ha ironizzato davanti al giudice che poco prima aveva ricevuto dall'avvocato di Centemero le sue dichiarazioni spontanee per iscritto nelle quali si sottolinea invece il suo carattere sociale e culturale. Il tesoriere era atteso in aula ma ha preferito non presentarsi.

Per la procura, al contrario, bisogna focalizzarsi sui motivi del pagamento di questo denaro per capire bene cosa sia successo. «Sappiamo quanto sia importante per una catena della grande distribuzione avere rapporti con gli enti pubblici territoriali – comuni, regioni – che devono loro autorizzare l'apertura dei punti vendita» ha ricordato il pm.

Ed è per questo motivo che l'ex patron di Esselunga Bernardo Caprotti, morto nel 2016 e che non ha mai fatto mistero di essere legato al centro destra, avrebbe deciso di sostenere la Lega. Ma inizialmente il contributo di Esselunga sarebbe dovuto andare a Radio Padania sotto forma di pubblicità.

Centocinquanta mila euro che poi sono diventati 40 mila e che che sono invece confluiti in Più Voci «su indicazione di Centemero», come ha ricordato il pm citando un testimone sentito lo scorso gennaio. Si tratta dell'ex direttore affari generali e rapporti istituzionali della catena di supermercati Marco Zambelli, che ha raccontato ai giudici di aver incontrato in un paio di occasioni proprio Centemero nella storica sede del Carroccio in via Bellerio dove si sarebbe finalizzato il contributo.

Zero trasparenza

«La legge chiede una sola cosa a chi contribuisce in denaro ai partiti, avendone in cambio importanti sgravi fiscali: la trasparenza. Proprio quella che non c'è stata in questa storia» ha concluso il pm Civardi prima di chiedere la pena per un reato che, comunque, si dovrebbe prescrivere nel 2024. Arrivare a una sentenza definitiva non sarà quindi semplice.

Con la requisitoria del pm il processo Centemero – Più Voci si avvia a rapida conclusione: il 14 febbraio sarà il giorno delle arringhe difensive e poi si andrà a sentenza. Ma per il tesoriere della Lega i guai in procura di Milano non sembrano finiti: dalla procura di Genova, come ha rivelato Domani, sono arrivate una serie di carte che disegnano un'ipotesi di truffa per il quale è indagato anche Stefano Stefani oltre a Centemero.

Quest'inchiesta è stata iniziata dalla procura di Genova e trasmessa a Milano per competenza. Gli atti sono stati inviati dal procuratore genovese Francesco Pinto al procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che nel capoluogo lombardo segue gli altri filoni investigativi sulla Lega proprio in tandem con Civardi. Un altro capitolo della gestione del denaro all'interno della lega salviniana ancora tutto da scrivere.

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