C’è una scrittura privata compromettente per la Lega di Matteo Salvini. È un documento di maggio 2020, coinvolge l'avvocato del partito e il prestanome sotto accusa a Milano nell’inchiesta sui fondi pubblici distratti dai commercialisti della Lega, ai domiciliari, per la vicenda Lombardia film commission: la fondazione della regione che tra il 2017 e il 2018 ha acquistato un immobile a Cormano, provincia di Milano, a 800mila euro, il doppio del suo valore. Denari finiti a una società immobiliare, che a sua volta ha girato l’incasso a società riconducibili ai professionisti Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba che curano i conti dei gruppi parlamentari della Lega. L’operazione immobiliare è stata portata a termine in gran fretta quando alla presidenza della fondazione di promozione del cinema sul territorio era Di Rubba, nominato con l’appoggio della segreteria del partito e la giunta all’epoca di Roberto Maroni.

Il silenzio del prestanome

La trasmissione Report di Rai Tre, in un servizio di Luca Chianca, ha svelato l'esistenza di un primo accordo funzionale a placare le lamentele del prestanome, Luca Sostegni, che rivendicava la propria parte. Sostegni, il primo a finire agli arresti a giugno, era determinato a chiedere il denaro promesso per l’operazione film commission. La trasmissione di Rai Tre ha esaminato il suo memoriale: Sostegni sostiene che uno dei protagonisti dell’intrigo leghista gli ha detto che soldi erano stati usati per la campagna elettorale del partito di Salvini. Accusa pesante, perché si tratterebbe di denaro pubblico speso per la propaganda.

Sostegni, dunque, andava fermato. Anche perché minacciava di raccontare tutti i dettagli dell’affare Cormano alla stampa. Ecco, quindi, che sono entrati in gioco due avvocati. Lapo Becattini, legale del prestanome Sostegni, e Roberto Zingari, difensore della Lega nelle inchieste sui 49 milioni in corso a Genova e dei due commercialisti Manzoni e Di Rubba. Zingari è lo stesso legale che ha chiuso l’accordo con la procura ligure sulla restituzione dei 49 milioni della truffa sui rimborsi elettorali dilatata in oltre 70 anni. Insomma, è un ottimo negoziatore.

L’avvocato del partito

La soluzione individuata dai due avvocati è la sottoscrizione di due scritture private. Una, racconta Report, che prevedeva «una compravendita immobiliare avente ad oggetto la cessione di 12 cantine di proprietà di Sostegni nei confronti di Francesco Barachetti, al prezzo di 27mila euro, da corrispondere in tre dazioni, di cui 10mila euro subito, all'atto della sottoscrizione, 8.500 euro a luglio e 8.500 euro a settembre, sempre tramite bonifico». Un passaggio riportato anche nelle informative della guardia di finanza agli atti dell’inchiesta sulla fondazione Lombardia film commission. L’imprenditore Barachetti è il fornitore che ha ricevuto dalla Lega in tre anni più di 2 milioni di euro, tutti per pagamento fatture. Una crescita aziendale concomitante all’ascesa dei due amici commercialisti all'interno del partito, deputati alla gestione delle finanze del partito di Salvini.

Anche Barachetti è indagato nella vicenda Lombardia film commission insieme a Manzoni, Di Rubba, Sostegni e Michele Scillieri, il terzo commercialista, beneficiario di soldi della Lega Nord e nel cui studio era stata domiciliata la nuova Lega, quella sovranista senza più nord nel simbolo. Questo primo accordo era ormai concluso, mancava solo la firma, ma si è arenato improvvisamente.

Accordo riservato

C’è, poi, una seconda scrittura privata «del 28 maggio 2020». Un’accordo, questo, andato a buon fine. Un rapporto inedito dell’antiriciclaggio svela un pagamento collegato a questa scrittura privata pari a 5mila euro ricevuto da Sostegni i primi di giugno. La causale recita:«Delegazione di pagamento per New Quien scrittura privata del 28 maggio 2020». Esattamente la società riconducibile un tempo a Manzoni e Sostegni e al centro dell’accordo segnalato dalla guardia di finanza nella sua informativa inviata ai magistrati della procura di Milano coordinati da Eugenio Fusco.

I detective della finanza parlano espressamente di «trattativa intavolata dall'avvocato Becattini con l’avvocato Zingari», accordo che sarebbe stato scandito in due fasi,« propedeutiche e complementari». La prima è relativa alla vendita dei box che avrebbe garantito a Sostegni un profitto di 27mila euro, così da soddisfare le sue richieste di pagamento per aver partecipato all’affare dell’immobile di Cormano. La seconda fase si concretizza con il pagamento di 5mila euro arrivati sul conto di Sostegni l’uno giugno 2020. A disporre il pagamento è una società di nome Foni Srl: di proprietà di Milena Barachetti e Elio Foiadelli.

La prima non sappiamo se parente del fornitore della Lega, Francesco Barachetti, il secondo è un personaggio del giro di Di Rubba e Manzoni, tanto che è anche amministratore unico della Sdc srl: azienda riconducibile ai due professionisti della Lega e tra le beneficiarie dei soldi pubblici che la regione ha versato per il capannone di Cormano. Un’operazione alla base della trattativa tra Sostegni e i commercialisti della Lega.

Il negoziato, documentato nelle informative della finanza e dell’antiriciclaggio, aveva l’obiettivo di comprare il silenzio di Sostegni, che minacciava di denunciare i falsi in bilancio commessi dalla società New Quien (connessa a Manzoni): in pratica nella scrittura privata Sostegni rinunciava a depositare «denuncia-querela nei confronti dei titolari effettivi» della New Quien, in cambio il prestanome avrebbe ricevuto «una somma stabilita di 5mila euro», si legge nei rapporti degli investigatori. Versamento poi effettivamente avvenuto e ritenuto sospetto dall’autorità antiriciclaggio.«Il socio occulto» della New Quien è secondo Sostegni «Andrea Manzoni», il contabile della Lega, scelto da Salvini e dal tesoriere Giulio Centemero per curare la contabilità leghista. L’accordo in cui rientra New Quien stabilisce «la massima riservatezza circa il contenuto del presente accordo evitando tra medesimi di divulgare a terzi soggetti le informazioni inserite pattuendo sin d'ora in caso di violazione della presente la parte inadempiente dovrà versare in favore dell'altra la somma di 10 mila». Contattato l'avvocato Zingari non ha risposto. Avrebbe potuto spiegare perché gli uomini del partito di Salvini hanno pagato il silenzio del prestanome, ossia lo stesso che sostiene: «I soldi dell’affare film commission servivano per la campagna elettorale».

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