Non solo regioni in fascia rossa, arancione e gialla, ma anche zone dentro le regioni. Il sistema di rischio a fasce per stabilire quali misure anti lockdown verranno attuate non è rigido, anzi, nelle prossime settimane potrebbero essere istituite zone rosse anche nelle regioni che non lo sono. 

Lo ha detto il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza durante la conferenza stampa al ministero della Salute: «Il sistema non è così rigido, e c'è la possibilità di fare zone rosse anche in una regione che rossa non è». 

L'obiettivo, ha spiegato, il professore, «è salvare vite, ma anche salvare l'economia perché prendere oggi misure restrittive più dure può permettere domani di allentare».

Il dirigente dice di «non rilassarsi, una zona gialla oggi potrebbe essere arancione domani e rossa dopodomani. Speriamo di no ovviamente, i provvedimenti presi con grande sacrificio e sofferenza sono presi per ridurre la circolazione del virus e farci vivere meglio». 

Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, intervenuto nella stessa conferenza, ha detto che servono decisioni forti: «Tutte le misure che vengono adottate dobbiamo misurarle in un arco di tempo di due settimane. Prima andiamo sotto 1 come Rt – l’indice del contagio – e prima vedremo i casi decrescere». Il virus, ha aggiunto, «è come un treno, anche il virus non si ferma istantaneamente. Servono interventi forti per rallentare la corsa». La battaglia contro il virus non «la vinciamo soprattutto interrompendola all'inizio, evitando di avere positivi. E la prima frontiera è riportare il numero di nuovi positivi a una dimensione in cui siano tutti tracciabili attraverso anche i loro contatti stretti. Dobbiamo ridurre il numero di nuovi casi, va riportato a una dimensione sostenibile», ha concluso.

Le regioni non si arrendono

Il ministro della Salute Roberto Speranza riferirà venerdì alla Camera sulle nuove misure che diventeranno operative dal 6 novembre. Dopo le critiche delle regioni contro le scelte riguardanti quali regioni saranno zona rossa, arancione o gialla, il ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, ha inviato al collega di governo la sua solidarietà: «Il ministro della Salute non è solo, sotto la sua firma c'è la firma di tutto il governo». I dati trasmessi dalle regioni e processati settimana dopo settimana, ha detto al termine della Conferenza Stato-Regioni dopo un’informativa sul diffondersi dell'epidemia da Covid-19, «sono parametri oggettivi che non devono e non possono essere utilizzati per stucchevoli strumentalizzazioni politiche. Non può esserci un dibattito politico sui numeri, facciamolo sulle cose da fare, ma sui numeri lasciamo confrontare i tecnici».

Il problema eventualmente per il ministro Boccia sarebbero proprio delle Regioni:  «Se qualche Regione ritiene che i numeri non siano coerenti lo si faccia presente ai tavoli tecnici ma se non sono coerenti il problema è a monte e la domanda diventa naturale: perché sarebbero stati trasmessi dati non coerenti che impattano sui sistemi sanitari territoriali?». Nella cabina di regia con l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute ha concluso «ci sono anche tre tecnici designati dalla Conferenza delle Regioni da 24 settimane, non da qualche giorno. Lasciamoli lavorare senza strumentalizzarli».

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