La Lombardia ci prova ancora e ammette gli sbagli. Dopo dieci gare per l'acquisto dei vaccini anti-influenzali, tra dosi non autorizzate, aste deserte e quantitativi sbagliati, lo scorso 27 novembre arriva l'ennesimo tentativo. Una procedura negoziata d'urgenza per un valore di nove milioni di euro, aumentabile di un milione e 800mila euro, per rimediare alla mancanza di 700mila dosi, ammessa dallo stesso direttore generale della Sanità lombarda, Marco Trivelli, pochi giorni fa, durante una conferenza stampa. Negli atti si legge che è stato necessario seguire una procedura d'urgenza perché quelle ordinarie «non risultano idonee a garantire l'approvvigionamento in tempo utile alle necessità di prevenzione per la campagna vaccinale 2020 /2021 della regione Lombardia». A sentire i medici di vaccini in giro non ce ne sono più e sono molti i pazienti rimasti fuori pur avendone diritto. Una situazione, che con poche eccezioni, si sta ripetendo a macchia di leopardo in tutte le regioni italiane.

Una crisi annunciata

Quest'ultima gara, rappresenta la smentita ufficiale di tutte le rassicurazioni e le bugie che hanno condito la comunicazione del presidente Attilio Fontana e del suo assessore alla Salute, Giulio Gallera, negli ultimi mesi. La grande campagna vaccinale era stata annunciata con una disponibilità di fiale che fin dall'inizio sono apparse solo sulla carta, stando a quelle che non sarebbero arrivate in tempo e quelle che seppur acquistate, non erano state autorizzate dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e quindi non utilizzabili. Così fin da subito dalle 2,8 milioni di dosi annunciate è iniziato il calcolo delle sottrazioni e questo quattordicesimo bando mette nero su bianco, quello che giornalisti e opposizioni avevano calcolato già da settimane. Mancano all'appello 700mila dosi e stavolta la regione con uno stanziamento di 10,8 milioni di euro è disposta a pagare ogni singola confezione 15 euro, quando sul mercato i vaccini costano 5-6 euro. Ricordiamo che la prima gara indetta dalla regione a aprile aveva una base di 4,5 euro a fiala. Così non solo i lombardi si troveranno a pagare il vaccino il triplo, ma non avranno neppure la sicurezza di poterlo fare.

Perché a fronte di una domanda mondiale crescente, le ditte farmaceutiche stanno facendo fatica a consegnare tutte le dosi alle regioni e sarà difficile che queste ultime dosi messe a gara arrivino. I medici sono abbastanza scettici e confidano di più in un aiuto tra le regioni. «L'Emilia Romagna ha comprato molte dosi in più, speriamo di prendere quelle che gli avanzeranno», raccontano a microfoni spenti, perché al momento sembra essere l'unica strada veramente percorribile. Intanto in Consiglio regionale è arrivata la terza mozione di sfiducia indirizzata all'assessore Gallera da parte del Movimento cinque stelle, ma anche nella Lega c'è chi spera in un passo indietro prima di Natale, per archiviare un anno di figuracce. Ma se cadesse l'assessore alla Salute, sarebbe rimpasto certo per l'intera giunta Fontana. 

Le accuse del Pd

Il gruppo consiliare del Pd lombardo intanto ha presentato una mozione che elenca le mancanze accumulate dalla regione nella gestione della campagna vaccinale a causa dei «continui rimandi rispetto alla consegna delle stesse alle Asst e ai medici di medicina generale, di una mancata capacità organizzativa per quanto riguarda la gestione degli appuntamenti e la predisposizione di appositi spazi dove eseguire la somministrazione in sicurezza; in questo quadro, in cui i cittadini non riescono ad avere certezze sulla possibilità di ricevere il vaccino dal servizio sanitario regionale, molti centri privati lombardi stanno proponendo la stessa prestazione in tempi ragionevoli e in condizione di sicurezza, ma in regime di totale solvenza a carico dell’utente, con prezzi che variano tra i 50 e i 70 euro a inoculazione, un costo cinque volte superiore a quello nel Sistema sanitario regionale».

Una situazione che secondo il Pd  impedisce di avere una anagrafe vaccinale regionale completa e porta anche cittadini che rientrerebbero nelle categorie target e che avrebbero diritto alla prestazione gratuita, a rivolgersi al privato a causa dell’inefficienza e dei ritardi. Per questo oggi quello che chiedono i consiglieri di opposizione è di stabilire un prezzo target per chi fa vaccini a pagamento, per evitare speculazioni eccessive e per predisporre una forma di rimborso per quei cittadini che a causa delle inefficienze regionali, hanno dovuto mettere mano al portafoglio per avere la copertura contro l'influenza. 

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