«Fra levati, smettila. Non voglio». La ragazza non ha ancora compiuto 16 anni, implora l’uomo di fermarsi, ma è inutile. «Fra» è Francesco Pampa, il manager delle modelle, finito in carcere la settimana scorsa insieme al suo socio Massimiliano Vicari con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di minorenni e prostituzione minorile. «Fra smettila», lo pregava la sedicenne, mentre Pampa la faceva entrare nel suo studio dell’agenzia di moda Vanity models management – in pieno centro a Palermo – e le chiedeva di indossare un costume rosso intero e sgambato.

Una trama di abusi mascherati da promesse. La promessa del successo, l’esca dietro la quale si cela l’inganno per le giovani aspiranti modelle. Non è il copione della serie Baby sul giro di baby squillo nel ricco quartiere dei Parioli a Roma. Questa è la vita reale in cui un esercito di ragazzine restano intrappolate nel sistema messo in piedi da imprenditori e clienti benestanti.

«Stai ferma»

«Mi ha infilato la mano destra dentro e ha cominciato a toccarmi». Questo primo episodio di violenza dura cinque minuti durante i quali la ragazzina esprime chiaramente il proprio dissenso più volte, ma il 41enne le risponde solo «Shhh, statti ferma». Contattata da Pampa con un messaggio su Facebook per iniziare l’esperienza da modella, la ragazza non poteva immaginare che sarebbe finita in un giro di prostituzione insieme ad altre ragazze, molte delle quali minorenni. La prima promessa fatta dal manager della Vanity è che sarebbe diventata una miss locale. Una prospettiva che aveva sedotto l’adolescente. «Io sono vanitosa e queste cose mi piacciono», ha ammesso quando è stata ascoltata dai poliziotti che hanno fatto partire l’indagine.

Dopo quel primo episodio nello studio, accanto a un’apparente normalità fatta di sfilate, casting e shooting fotografici, Pampa l’ha convinta ad avere rapporti sessuali a pagamento (dai 50 ai 200 euro) con lui, con il suo socio Vicari e poi anche con altri uomini, soprattutto organizzatori degli eventi a cui le ragazze partecipavano, non solo in Sicilia. «È ovvio che se facevi queste cose lavoravi di più», racconta la vittima che avrebbe avuto tra i clienti anche un noto chef, titolare di un famoso ristorante meneghino e spesso ospite di programmi televisivi, conosciuto in occasione di una fiera di cavalli arabi a Vermezzo, in provincia di Milano.

«Mi sento sporca, ma mi avevano fatto una sorta di lavaggio del cervello», dice la ragazza tra le lacrime, mentre ricostruisce i rapporti sessuali che avvenivano anche tre volte a settimana, «dipendeva dai nostri compiti a scuola». Con i due titolari dell’agenzia per modelle la maggior parte delle volte succedeva negli uffici alla fine dei casting. Quando tutti andavano via, Pampa e Vicari aprivano una bottiglia di vino e facevano bere alla ragazza almeno tre bicchieri.

«Io ero un oggetto per loro: se volevano che mi girassi, mi giravo; se volevano che stessi in piedi, mi alzavo. Io glielo dicevo chiaramente: se devo venire con te è solo per i soldi, mi devi dare i soldi. Che poi penso, io non avevo bisogno dei soldi», ricostruisce la ragazza davanti agli inquirenti mentre si stringe le braccia intorno al corpo e fatica a respirare. Quei soldi che lo stesso Pampa si preoccupava di consegnarle anche quando ad abusare di lei erano altri uomini per i quali avrebbe fatto da intermediario.

Dopo uno spuntino al McDonald’s il manager la accompagnava in una piccola casa di campagna, fredda e riscaldata solo con una stufetta, a Monreale. Qui la ragazza ha raccontato di rapporti sessuali che lei e altre ragazze hanno avuto con «un uomo di una certa età, con una pancia gigante, troppi peli, una voce rauca, alto, gli occhi scuri e piccoli, naso grande e denti bruttissimi e sporchi. Mi faceva schifo», dice la giovane mentre in faccia le si stampano espressioni disgustate.

© Riproduzione riservata