In queste settimane l’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, ha realizzato diverse missioni di monitoraggio al nord Italia dove transitano migranti e rifugiati, spesso in condizioni critiche, severamente provate dalla fatica, dal freddo e, in diversi casi, da violenze subìte lungo il percorso. In particolare, ho potuto verificare che molti di loro sono dovuti fuggire da guerre e persecuzioni e tanti sono minori che viaggiano soli.

Chi arriva al confine italiano del nord-est attraversando i Balcani ha spesso bisogno di protezione, e potrebbe avere motivi legittimi per cercare asilo Italia, anche in virtù di legami familiari. D’altra parte, abbiamo verificato come da est a ovest serva un deciso intervento istituzionale che riattivi i sistemi di assistenza e rintraccio. Al confine nord-ovest, sulle Alpi e a Ventimiglia giungono anche famiglie dalla rotta balcanica, con neonati e donne in avanzato stato di gravidanza, insieme a giovani neomaggiorenni il cui percorso di integrazione in Italia si è interrotto.

Combattere gli effetti della pandemia

La pandemia di Covid-19 sta sicuramente avendo un impatto su questi fenomeni ma non può essere un pretesto per cessare la presenza istituzionale, l’assistenza e lo sviluppo dei piani di integrazione. È urgente che vengano garantiti i servizi di prima accoglienza, assistenza e informazione previsti dalla legge che non sono ancora stati istituiti presso tutti i valichi di frontiera in Italia. L’attivazione di questi servizi aiuterà le autorità a identificare le persone vulnerabili, comprese quelle che hanno bisogno di protezione internazionale. In questi territori è ovunque presente la società civile ma non è ad essa che può essere lasciata la gestione strutturata del fenomeno.

Ho personalmente verificato quante persone dormano all’addiaccio, in spazi pubblici (stazioni, parchi, spiagge, immobili abbandonati), tutto ciò non è dignitoso né per i migranti e i rifugiati né per le comunità ospitanti, oltre a presentare un evidente rischio sanitario. Si tratta di poche migliaia di persone, una situazione gestibile. Ma se non si interviene senza esitazione sarà più difficile farlo quando i flussi aumenteranno.

Gli stati devono intervenire

Credo che la convivenza e l’integrazione possano costruirsi solo con una forte presenza istituzionale sul territorio. Unhcr inoltre ha già espresso allarme per la frequenza crescente con cui rifugiati e richiedenti asilo vengono espulsi e respinti alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa, e chiede agli stati di indagare e fermare queste pratiche. Rispettare le vite umane e i diritti dei rifugiati non è una scelta, è un obbligo legale e morale.

I paesi hanno il legittimo diritto di gestire i loro confini in conformità con il diritto internazionale ma il diritto di chiedere asilo è un diritto umano fondamentale. La pandemia di Covid-19 non consente di fare eccezioni. Bisogna agire subito. L'Unhcr è pronta a sostenere il governo, in collaborazione con le autorità locali e altri partner, per migliorare le capacità dei servizi di assistenza e informazione necessari in frontiera.

© Riproduzione riservata